IMPRESA 2.0 Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell’economia digitale?

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Anna Lisa Doria

responsabile settore conoscenza e welfare Regione Umbria

Ripensare l'impresa in funzione della centralità delle relazioni sulla Rete è possibile. Ma l'Umbria è pronta all'accoglimento sociale, culturale e psichico del Web? E come si può aiutare questo processo?


Mi piace ripartire dall’ultima battuta di Sabina Addamiano, cioè la capacità del sistema economico, produttivo, sociale umbro. Parlo di un sistema, quindi, nel quale c’è la Pubblica Amministrazione, ci sono le imprese, i cittadini, le loro famiglie, i ragazzi della scuola, la scuola stessa e via dicendo. Non bisogna opporre resistenza al cambiamento. Occorre mettersi in gioco, sviluppare la volontà di apprendimento delle tecnologie all'interno delle imprese e della Pubblica Amministrazione.
In realtà, il percorso, come spiegava la professoressa, è molto più complesso e più ampio. Soprattutto deve toccare in modo effettivo l'organizzazione del lavoro, i processi decisionali e le competenze professionali che le imprese, in maniera associata ed individualmente possono mettere in campo.
Come tutti i veri processi di cambiamento deve innanzitutto essere riconosciuto e sostenuto, con i mezzi e gli strumenti che abbiamo a disposizione. Voglio dire che dobbiamo crederci. Senza questo assunto, questo paradigma, gli sforzi profusi non portano a nulla.
La tecnologia cambia velocissimamente. Internet ha cambiato in modo profondo il nostro modo di vivere, di lavorare, di organizzarci, di fare politica, di tessere rapporti sul territorio, ma anche di sviluppare forme imprenditoriali, commerciali e quindi produttive.
Dobbiamo essere fortemente convinti che Internet, anche da noi, deve sviluppare le potenzialità che altri Paesi hanno già valorizzato.


Ma in questo quadro di riferimento come si muove la Regione Umbria?


C’è una forte convinzione da parte della presidente della Giunta regionale e della Giunta stessa nel portare avanti delle azioni e delle strategie politiche che si traducono in programmi operativi tecnici, per rispondere a questo obiettivo.
Non ho portato con me illustrazioni o slides che, se volete, potrete trovare sul sito della Regione. Voglio solo spiegare, in sintesi, quello che stiamo facendo, sapendo che in gioco c'è lo sviluppo economico dell’Umbria e quindi dobbiamo applicare una modalità di confronto che deve essere diversa da quella degli anni passati con tutti i pro e i contro rispetto a quello che è stato.
Dobbiamo “provare” a ragionare insieme, in termini anche di investimenti reciproci. E non solo per quanto riguarda le risorse finanziarie. Quindi, per esempio, capire che se nasce una infrastruttura digitale di banda larga e ultra larga, rivolta in primis alla Pubblica Amministrazione, come poi le imprese umbre intendano utilizzare questa opportunità.
Perché quell'investimento non riguarda solo le pubbliche amministrazioni, ma l’intero territorio regionale. E quindi l'amministrazione pubblica che investe risorse che sono di tutti, è logico che si aspetti un uso concreto, tangibile sia dei servizi pubblici che di quelli privati.
A questo proposito, mi piace utilizzare termini come “concorrenza”, “coprogettazione”, “co-design”, “corresponsabilizzazione”. Proprio perché l'investimento è reciproco e la scommessa sul futuro investe tutto il territorio.
C'è subito un primo aspetto da sottolineare: la Regione dell’Umbria si è dotata di un piano telematico, un piano delle infrastrutture di banda larga e speriamo, a breve, di ulteriore generazione.
Il piano telematico parte con una serie di infrastrutture. E' un'opera pubblica e quindi ha sviluppato una backbone, una dorsale in fibra ottica che collega da nord a sud la regione Umbria, seguendo, in buona sostanza, i 140 chilometri della Ferrovia Centrale Umbra. E' quindi una vera e propria spina dorsale del sistema delle infrastrutture fisiche che comprende 5 reti MAN, che riguardano Città di Castello, Foligno, Orvieto, Perugia e Terni. Sono reti di accesso, in fibra ottica, che collegano le principali sedi della pubblica amministrazione. Quindi interesseranno, in primo luogo, le sedi comunali, la sanità, la protezione civile, la scuola, le aree industriali e via dicendo. E quando parlo di aree industriali mi riferisco a realtà fortemente produttive che possono usufruire della fibra ottica.
Il rilegamento a est, che è pari a una lunghezza di 150 chilometri e che attraversa i comuni di Umbertide, Gubbio e Gualdo Tadino si intersicherà  al backbone di altre realtà locali, ma anche industriali, quali Marsciano, Todi e Umbertide; il rilegamento tra Perugia e Foligno dispiegherà la sua efficacia per il Centro di protezione civile di Foligno, la Prefettura di Perugia e i Comuni di Spello, Assisi e Bastia.
Non delineo qui tutta la configurazione della banda larga, che ritrovate sul sito della Regione. Ma da qui al 2015 vogliamo superare il digital divide di primo livello e di mettere in forte e rapido collegamento con la rete pubblica tutte le pubbliche amministrazioni, gli ospedali e le scuole.


Tutto questo lavoro sarà completato entro il 2015?


Il nostro piano prevede il completamento dell'opera per il 2015. Poi, certo, c'è un problema di risorse. Questo piano di infrastrutture ad oggi prevede un investimento di circa 35 milioni di euro, ai quali si sono aggiunti altri 7,5 milioni, grazie all'ultimo accordo che abbiamo sottoscritto col Mise. Per completare tutta l’operazione dobbiamo avere altrettanto denaro a disposizione. Quindi sarà un “problema”, ma faremo le giuste valutazioni nelle sedi politiche nazionali. Cercando, per esempio, di utilizzare al meglio anche le risorse della nuova programmazione comunitaria. Perché se è vero che dobbiamo raggiungere i parametri che l’Unione Europea ci ha disegnato addosso, ci aspettiamo anche che, per esempio, nella prossima programmazione comunitaria, possano esserci dei finanziamenti dedicati. Stiamo ancora aspettando i regolamenti, poi ci muoveremo di conseguenza.
Sulla banda larga e ultra larga c’è già un percorso definito che porta avanti un piano di attività e delle sinergie sul territorio che sono molto stringenti in termini di risultati tangibili e di realizzazione dell’opera pubblica. Poi, certo, la Rete va utilizzata e arricchita di servizi. E qui va aperto il discorso sull’Agenda digitale umbra.
Il quadro europeo è chiaro: l’Agenda digitale è una delle sette iniziative "faro" che l’Unione Europea pone agli Stati membri per un’Europa che sia capace di elevare il suo sistema produttivo, che sia un’Europa verde, che dia occupazione e quant’altro. Questo aspetto è stato pienamente recepito nell’Agenda digitale umbra, che l’amministrazione regionale, come linee di indirizzo, ha definito nell’aprile dello scorso anno. Dentro, di fatto, ritroviamo tutti i contenuti, tutte le finalità e tutti gli aspetti che l’Europa ci chiede di toccare.
Come ci siamo mossi? Non dobbiamo reinventare la ruota e, di certo, non partiamo dall'anno zero ma dai molti investimenti che la Regione Umbria, attraverso  strumenti diversi, come i bandi per le piccole e medie imprese e gli interventi per la pubblica amministrazione, ha realizzato nel corso degli ultimi dieci anni. Interventi rilevanti per la massa di risorse finanziarie che comunque è circolata sul territorio.
Parlo di denari investiti sul fronte delle tecnologie e di percorsi relativi alla cosiddetta “alfabetizzazione”. I dati che emergono, ahimè, non pagano gli investimenti fatti, anche perché la popolazione umbra è composta al 24 per cento di persone che hanno più di 65 anni e questa dimensione demografica pesa in modo importante.
Per quanto riguarda l'indagine Doxa, confesso di essere sorpresa dal tenore di alcune risposte, come  “io non sono interessato”, “non capisco il valore del  Web”. Credo allora che il problema non siano i corsi di alfabetizzazione informatica ma servano interventi  di natura “culturale”, che facciano muovere la volontà di investire su questo percorso. Comunque vada, gli investimenti sono stati diversi e hanno toccato più segmenti e più settori del territorio, a partire dalla pubblica amministrazione. Accettiamo tutte le critiche e sappiamo bene di non vivere in un mondo perfetto. Ma la PEC e alcuni sistemi sul fronte digitale sono stati inseriti e la dematerializzazione è stata portata avanti in alcuni processi.
A breve sarà anche operativo il progetto SUAP, che abbiamo condiviso con gli enti locali. Investimenti sono stati fatti. L'indagine Doxa ci dice che forse il territorio non li ha colti. È un problema culturale. Di conseguenza, seppure l’amministrazione pubblica porti avanti anche un percorso di strutturazione, e  faccia un po’ da motore per quanto riguarda i servizi digitali, dobbiamo accompagnare questo percorso anche con investimenti, appunto, di natura più privata.
L’Agenda digitale umbra nasce attraverso un metodo fortemente partecipativo e di condivisione degli interventi. Tant'è che insieme ai miei colleghi, all'assessore Rossi, oggi sostituito dall'assessore Paparelli ed alla stessa presidente Marini, abbiamo messo in campo una serie di interventi di confronto con i nostri stakeholder per capire meglio che tipo di prodotti e che tipo di risultati tangibili nel breve- medio-lungo periodo possiamo raggiungere. Seguendo la logica della nuova programmazione comunitaria, perché poi le risorse vere, quelle finanziarie, le dobbiamo ricercare lì.
Se il dato dell’e-Commerce desunto dalla ricerca Doxa è quello che è, dobbiamo provare a sviluppare azioni e strumenti che lo elevino, e quindi concentrarci non tanto sulle azioni e gli strumenti ma sui risultati da raggiungere.
Dobbiamo sviluppare un sano principio di concentrazione degli interventi, non lasciarli a metà e misurare in maniera chiara, con degli indicatori che andremo a definire in maniera tangibile, lo scostamento effettivo registrato.
Dobbiamo provare, in buona sostanza, come dico sempre, ad alzare l’asticella e controllare che questa asticella si sposti su dati tangibili, concreti.
Perciò io mi aspetto un lavoro sicuramente importante da fare con le imprese umbre in un progetto di investimento chiaro che muova l’e-Commerce, che faccia guadagnare loro mercati internazionali per commercializzare i prodotti di qualità del territorio.
Questo metodo fortemente partecipativo si è anche esplicato nelle due giornate di dibattito su "Umbria digitale" che abbiamo organizzato il 15 e 16 aprile: prima dell'appuntamento, nel nostro sito regionale abbiamo accolto tutte le idee che il territorio ha voluto proporci. Siamo rimasti sorpresi: sono arrivate 110 idee, che hanno toccato tutti i settori di attività, dalla mobilità alla sanità fino all’identità federata. Quindi una bella spinta anche di riflessione e di democrazia attiva. Un esempio: il cittadino non subisce l’azione amministrativa, ma agisce, in modo propositivo.
Abbiamo messo in campo delle sinergie. Ora stiamo elaborando il documento di programmazione vera, che enuclea gli interventi e le azioni che vogliamo portare avanti sul territorio nel prossimo triennio. Un documento con i contributi della presidente, della giunta regionale e dell'assessore competente che sarà portato al Tavolo dell’Alleanza, rispetto al quale poi partiranno dei gruppi di lavoro che saranno mirati ai settori di intervento nei quali chiamiamo i nostri partner a fare coprogettazione e co-design.
La logica da seguire è quella che ho già spiegato: l'amministrazione regionale non dice: "Si fa così e basta". Vogliamo raggiungere gli obiettivi che l'Unione Europea ci chiede con una forte corresponsabilizzazione da parte anche delle parti sociali, delle imprese umbre, dei cittadini e della scuola.
In buona sostanza, il quadro di intervento tocca tutti i settori di attività. Noi crediamo che l’Agenda digitale non debba essere soltanto rivolta alle imprese di ICT, ma debba essere il motore di un intervento trasversale in tutti i settori importanti di attività che noi curiamo, da quelli produttivi a quelli che riguardano l’inclusione sociale. Il 24 per cento di popolazione anziana con i sistemi tecnologici di nuove tecnologie potrebbe sicuramente accedere ai servizi alla pubblica amministrazione, o ad altri servizi, in maniera più veloce e concreta.


Due punti cruciali: scuola e formazione.


C'è una forte condivisione con l’Università degli Studi di Perugia nel portare avanti percorsi di ricerca, di innovazione e di promozione delle start-up.
Lo scorso anno abbiamo sottoscritto un accordo con l’Ufficio scolastico regionale, rispetto al quale il Miur porterà avanti tutte le attività di formazione e di sostegno alla cosiddetta “didattica digitale”, anche grazie alla strumentazione informatica dedicata.
Uno dei nostri primi obiettivi sarà quello di creare la connettività con le scuole. Ma vogliamo anche sviluppare sinergie tra scuole ed imprese. Penso a molti ragazzi, i cosiddetti "nativi digitali", che potrebbero venire impegnati in servizi minimali ma determinanti per lo sviluppo delle imprese. E il territorio potrebbe restituire alla scuola dei servizi molto utili per i ragazzi.
L’ultimo intervento che vorrei citare in questa sede, proprio perché dà valore aggiunto a tutto il quadro di riferimento, è il disegno di legge in materia di infrastrutture per la telecomunicazioni, che di recente è stato preadottato dalla Giunta regionale. In questo disegno di legge, che è stato presentato alla fine di maggio in una conferenza stampa dall’assessore Vinti, si pone al centro dell’attenzione il diritto “universale” dell’accesso a internet.


Internet come l’acqua...
 

Un bene di tutti. Sono previsti diversi interventi. La norma di carattere generale, sarà seguita da una disciplina più puntuale e specifica e da un’azione regolamentare. Però ci sono degli aspetti importanti e salienti che velocemente vorrei richiamare.
Il primo riguarda la programmazione di interventi sul fronte delle infrastrutture approvata dal Consiglio regionale, quindi dal massimo organo che interviene sulle politiche e sulle strategie regionali, con una valenza che non guarda solo a questo settore ma mette insieme interventi, politiche e strategie.
C'è una disciplina attenta in materia di impianti radioelettrici, che si occupa della programmazione, del controllo degli impianti radioelettrici e quindi tiene conto anche degli aspetti legati all’utilizzo e alla permanenza dei siti e delle loro dismissioni.
Un altro elemento importante è la costituzione di una banca dati regionale delle infrastrutture e delle telecomunicazioni, anche se in parte già esiste.
Ci sono interventi per la ricerca in materia di telecomunicazioni, nella quale vengono sviluppati interventi significativi per la ricerca e l’innovazione, anche in termini di alta formazione, quindi di percorsi universitari strutturati.
In buona sostanza, con questo intervento si chiude un po’ il cerchio degli interventi che l’amministrazione regionale può mettere in campo: strategie,  infrastrutture, opere pubbliche, telecomunicazioni, un disegno di legge e un’agenda digitale che parla al territorio in maniera organica e strutturata, ma che soprattutto punta, in modo forte, alla corresponsabilizzazione sugli interventi da fare. E' una scommessa veramente sinergica tra la pubblica amministrazione e il territorio complessivamente inteso.

 


Quanto vale digitalizzare la pubblica amministrazione? Secondo uno studio reso noto dal Politecnico di Milano, tra benefici diretti ed indiretti, quasi 43 miliardi di euro ogni anno. Una cifra enorme che ci fa capire quanto sia importante completare questo percorso.


Sul fronte della semplificazione amministrativa in Regione c'è un lavoro di  più mani e di più forze che tocca aspetti diversi, dalla legge regionale 8 ai testi unici, fino allo snellimento delle procedure e dei procedimenti amministrativi censiti con una riduzione attenta dei costi e degli oneri amministrativi.
Il percorso è già stato presentato e sta andando avanti, con tutte le difficoltà che ci sono. Dobbiamo cercare di mettere insieme gli aspetti organizzativi, gli aspetti di intervento informativi e gli aspetti tecnologici.
Mario Pera ha toccato un tema importante:  non possiamo pensare di introdurre innovazione tecnologica, se non la introduciamo nei processi organizzativi, nelle motivazioni e competenze delle persone, perché poi sono le persone che portano avanti i reali cambiamenti. Quindi su questo c’è tutto un lavoro in itinere, che speriamo volga a breve verso i risultati che ci aspettiamo.
Un ulteriore aspetto che volevo ricordare è quello sulle politiche giovanili. La Regione su questo fronte è attenta: a breve coinvolgeremo le varie associazioni giovanili per capire come i ragazzi vogliono leggere l’Agenda digitale perché siamo consapevoli che la spinta e il valore aggiunto su questo percorso sia determinato soprattutto dai giovani.