IMPRESA 2.0 Quali prospettive di sviluppo per le Pmi nell’economia digitale?

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Giorgio Mencaroni

Presidente della Camera di Commercio di Perugia

Si è parlato di scuola e di formazione. Fa piacere che a questo forum partecipino molti giovani e anche rappresentanti dell’Istituto Volta, che è una scuola realmente 2.0, nella quale si lavora molto con la Rete. Va citata come esempio di buone pratiche che bisogna incentivare.


A proposito di giovani fa piacere che   Francesco Zuccaccia, che è perugino, sia stato scelto per il progetto "Distretti sul Web". Ma è stata una casualità. La scelta è stata fatta da Unioncamere Italia che ha assegnato alla Camera di Commercio di Perugia, che è una delle 105 Camere nazionali, uno dei 20 borsisti selezionati per lavorare in quello che noi abbiamo chiamato impropriamente “Distretto del cashmere”. E' stato un segno di grande attenzione per la Camera di Commercio di Perugia. A lui faccio, di cuore, auguri di buon lavoro.
Sappiamo che oggi essere sul Web per una impresa è fondamentale. E lavoriamo di conseguenza. Non faccio l'elenco di tutte le iniziative che la Camera di Commercio fa per promuovere quella che definiamo, forse impropriamente, economia digitale.
Siamo già da tempo una delle prime Camere di Commercio in Italia che svolge le proprie Giunte e i propri Consigli attraverso tablet. Abbiamo eliminato quasi totalmente il materiale cartaceo e risparmiato circa diecimila euro all’anno solo per quello che riguardava le copie e quant’altro, per non parlare del Registro delle imprese.
Abbiamo aderito con entusiasmo anche al Progetto World Pass: oggi chi vuole fare internazionalizzazione può rivolgersi al sito camerale per avere tutte le informazioni che desidera. La  Camera dà risposte alle aziende nell’arco di 24-48 ore, sempre in via telematica attraverso degli esperti. Io stesso nonostante sia ancora più indietro dell’ ”ultimo miglio” del quale parlava Sabina Addamiano, con i telefoni, o con il mio iPad, o con il computer, alcune cose riesco a fare.
Quando si affronta l'argomento Internet si è parlato e si parla di “smanettoni”. Ma a questo proposito c'è una riflessione da fare. Per quanto riguarda il progetto "Distretti sul Web", per aggiudicarsi le borse di studio della durata di sei mesi, i ragazzi e le ragazze hanno dovuto dimostrare di avere competenze di economia, marketing e management, competenze digitali orientate al Web marketing e una conoscenza del territorio e del contesto economico e sociale del distretto nel quale andranno a operare.
Quindi vuol dire che è importante avere una formazione di tipo generalista e che è comunque fondamentale un  continuo  aggiornamento, un approfondimento permanente. La mia attività prevalente in questo momento è quella di operatore del settore del turismo. Credo che il settore turistico sia stato tra i primi ad accedere alla Rete. Ma noi imprenditori del turismo non sempre riusciamo a trovare i professionisti che siano in grado di far compiere all'impresa un salto di qualità sulla Rete. Spesso conoscono le tecnologie e sanno come bisogna muoversi ma non riescono a migliorare in modo significativo le performance delle aziende della ristorazione o quelle della ricezione alberghiera.
Voglio dire che non basta essere un esperto o soltanto un tecnico ma bisogna conoscere la materia.
Mi è capitato di dover usare i computer quando ancora si lavorava con l’Ms-Dos. Facevamo i calcoli strutturali. Ma il computer elabora i dati che vengono immessi e il risultato che dà dipende da noi. Quindi chi comanda è ancora l’intelligenza umana. Pertanto, anche chi "smanetta" deve prima azionare il proprio cervello e poi mettere in moto il computer.
Per questo Unioncamere nazionale e Google per il progetto "Distretti sul Web" sono stati attenti a selezionare i venti vincitori, scelti non solo per le loro qualità tecniche ma anche per la conoscenza degli argomenti dei quali dovevano occuparsi.


L'e-commerce appare come un settore con una grande possibilità di sviluppo.

L'indagine che è stata citata dice che in Umbria il settore del commercio è quello che ha maggiore necessità di alfabetizzazione.
I dati ci confermano che il commercio elettronico ora integra i fatturati con una quota ancora molto bassa. Ma in futuro l'e-commerce tenderà a superare le vendite fatte attraverso gli esercizi commerciali.


Qual è per la sua esperienza l'uso del Web da parte delle imprese regionali che si occupano di turismo?


Sappiamo bene tutti che oggi non si può fare a meno di Booking, di Expedia o di Venere. Ormai le strutture lavorano attraverso i portali: il peso di queste aziende vale il 30, il 40 e qualche volta più del 50 del volume di lavoro delle imprese ricettive. Senza contare le vendite attraverso Letsbonus e Groupon e le valutazioni fatte da Tripadvisor e Trivago.
In passato gli operatori del turismo si sono sempre lamentati del lavoro che potevano fornire le agenzie e i vari tour operator, dove spesso e volentieri la trattativa era impostata solo sul prezzo. Quando sono arrivati i portali ci è sembrato di toccare il cielo con un dito, anche perché le agenzie tradizionali ed i tour operator spesso e volentieri non conoscevano il territorio, le caratteristiche delle strutture e i servizi che potevano essere offerti ai turisti.
Tasselli dice che sul Web siamo tutti uguali. E' vero. Ma il vero tema è quello della trasparenza nell'informazione che viene diffusa in Rete. C'è bisogno di qualcuno che certifichi che le informazioni date dall'operatore siano veritiere.
Servono regole sui dati immessi in Rete.
Il Web ci dà una grande libertà di scelta. Chi di noi quando programma una vacanza, prima di raggiungere una qualsiasi località non consulta un sito o si affida a Booking, Tripadvisor o Trivago?
Ma nessuna delle due organizzazioni, né Tripadvisor né Trivago, è in grado di garantire la perfetta impermeabilità dei loro siti. Questo è uno dei limiti più grandi da superare. Perché se io voglio fare un danno al competitor, posso diffondere valutazioni non corrette. Ci sono dei siti che consentono delle risposte ed altri che non danno questa possibilità.
Qual è il meccanismo che si è innescato? Una volta, nella "preistoria" del turismo soprattutto le guide classiche, quelle di Michelin, del Touring o dell’Espresso che fornivano valutazioni sulle attività ricettive. Sia le agenzie che i turisti sceglievano in base a quelle guide. Oggi invece, con una sola videata siamo in grado, con Hotel Comparison, di confrontare tutti i prezzi.
Facciamo, come ci spiegava Sabina Addamiano, benchmarking. E' vero, il benchmarking serve per più motivi, sia per capire se siamo sul mercato sia per avere sotto controllo l'andamento dei flussi del turismo, e quindi misurare, in presenza di eventi particolari, quali picchi si raggiungono o quali sono i periodi di stanca. Si possono fare i confronti e poi agire di conseguenza, attraverso momenti di incontro con la Regione o con Sviluppumbria.
Ma come sapete l'Umbria vive molte contraddizioni. Quindi accade che Unioncamere paghi ma poi ha difficoltà a coinvolgere gli alberghi in analisi di benchmarking, anche se i costi non ci sono e le strutture devono fornire solo i dati, oltretutto in forma anonima.
Oggi la presenza di una impresa turistica sui portali purtroppo non è dovuta solo al voto assegnato dagli utenti. Divertitevi a navigare dalla prima alla terza pagina: vi accorgerete che ai primi posti ci sono strutture con voti più bassi rispetto ad altri presenti nelle pagine successive. Sapete perché? Perché conta la percentuale di provvigioni che viene pagata al portale. Qualche impresa turistica addirittura paga il 25 per cento di commissione sul prezzo transato. E allora qualche operatore, sotto certi aspetti rimpiange le vecchie agenzie. Ormai il mercato è in mano ai portali. Non se ne può fare a meno. E non si può dire: allora chiudo, non do le camere, oppure metto il prezzo che voglio io, perché non vendete niente, quindi è come non esserci, anzi, vi scaricano loro.

 

Torniamo ad un annoso problema nazionale: è urgente una politica per il turismo con regole ed investimenti per un settore strategico per l'economia.

Il turismo incide per dieci punti percentuali sul Pil e dà lavoro a oltre 2 milioni di persone. La relazione svolta da Piero Gnudi, ministro del Turismo nel precedente governo, ha rilevato il fatto che, entro il 2020, il settore potrà dare lavoro a 500.000 persone. Abbiamo una grande, inimitabile ricchezza fatta di arte, storia, paesaggi e di eccellenze enogastronomiche da valorizzare. Perché allora non si punta con decisione su questo settore? E' uno dei misteri gloriosi della nostra politica...
Ma non non voglio essere pessimista. Sono abituato a vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto.  Nonostante il periodo di grande difficoltà sono convinto che noi sapremo cavarcela. Per un motivo elementare: in questo settore il nostro Paese ha dei "fondamentali" che non sono paragonabili con quelli di nessun altra nazione del mondo.  
Dobbiamo quindi essere positivi e lavorare per migliorare le cose. Ho parlato di alcune anomalie del Web ma se guardiamo il rovescio della medaglia, la Rete ha un'altra forza: se i giudizi sulle strutture ricettive sono corretti, chi ha usufruito dei servizi dà un giudizio positivo, e in base ai giudizi siamo poi scelti dai turisti. Voglio dire che proposito delle critiche che ho espresso sulle valutazioni che la Rete dà alle imprese, naturalmente non è che i giudizi espressi siano solo strumentali ma sottolieo il fatto che per cancellare o superare un giudizio negativo ci vogliono mesi e mesi. Un buon giudizio ruota invece sui siti sistematicamente. Quindi quello positivo si annulla e gli altri tendono a resistere.
Un altro aspetto, ancora più complicato è quando questi portali ti propongono spazi pubblicitari. In questo caso, è evidente che la vendita di un servizio implica naturalmente che ci sia una maggiore attenzione verso certi sistemi.
Non voglio essere disfattista ma solo dire che c'è molto lavoro da fare. A partire dalla scuola e dalla formazione. Penso all'ottimo lavoro che già fa l'istituto Volta.
La Camera di Commercio potrà in un prossimo futuro investire sulla formazione di giovani per valorizzare la loro professionalità e la loro conoscenza del Web e finalizzarla in progetti strategici per l'Umbria. Una strategia sulla Rete che può riguardare il cashmere o l’agroalimentare, il turismo o la meccanica leggera. L'importante è che il lavoro sia seguito in modo professionale.