Percorsi per l'internazionalizzazione del sistema Umbria

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Giorgio Mencaroni

Presidente della Camera di Commercio di Perugia

Questi primi interventi, ci fanno riflettere su quanto lavoro ci sia ancora da fare. Anche perché molti imprenditori guardano alle istituzioni come moltiplicatori piuttosto che facilitatori dei problemi aziendali. Il rapporto tra le università e le imprese è ancora troppo poco sviluppato. Il capitale finanziario appare limitato. E i servizi...

I vari interventi sono stati tutti estremamente interessanti e sollecitano riflessioni ulteriori. A partire da quelle, che sono note, sulla dimensione delle imprese. E' per questo che la Camera di Commercio, attraverso il mondo delle associazioni cerca, con tenacia, di favorire la aggregazione di imprese. Da sempre insisto su un punto: quello della “filiera di imprese”. La nostra media impresa esiste grazie anche alla filiera delle piccole imprese, che, nove volte su dieci, sono subfornitura e vivono in simbiosi con la grande impresa. Se guardiamo al passato ci accorgiamo che alcune delle medie imprese di oggi, ancora dieci anni fa lavoravano nella subfornitura. Le grandi e le medie imprese dell'Umbria devono quindi avere la sensibilità di farsi accompagnare nelle azioni di internazionalizzazione dalle imprese più piccole che possono crescere ed aiutare tutto il sistema. Così anche le medie e le grandi imprese avranno una maggiore possibilità di sviluppo. La piccola impresa non può essere percepita solo come un erogatore o un supporto momentaneo all'azienda più grande. Per la media impresa è fondamentale che la piccola sopravviva, proprio perché l'azienda più grande non è in grado di sviluppare al proprio interno alcune produzioni per mancanza di maestranze specializzate. Questo vale non solo per il prodotto ma anche per i servizi. Come ricordava il professor Esposito, insisto da tempo in modo particolare su questo concetto. Che è utile ricordare nel mondo dell’agricoltura, in quello dell’industria e nel manifatturiero. Vale in qualunque momento, in qualunque campo e in qualunque settore.

In questo momento c'è il rischio che i dati delle esportazioni possano essere letti in modo distorto per la debolezza dell'euro rispetto al dollaro.

Certo. I dati vanno letti tenendo presente questa congiuntura dell'euro. Ma i numeri ci possono comunque dare un quadro della situazione. Il numero delle aziende umbre esportatrici, che nel 2007 era sceso a 2400 imprese, è risalito a 2800.
D’altra parte, anche in termini economici, siamo passati da 2.400 milioni di euro a 3.500 milioni di euro. E' un segnale importante. Sì, forse questo salto sarà pure dovuto alla debolezza del dollaro rispetto all’euro, ma è sicuramente frutto anche della necessità di aguzzare l’ingegno e di andare a cercare nuovi mercati. Anche se, come ricordava Nardi, non è che l’export risolve tutti i problemi della nostra economia. Soprattutto  perché i mercati interni in questo momento non riescono a consumare. La domanda è nettamente inferiore a quella che è l’offerta, e quindi alcune imprese sono di fronte ad una scelta dettata dalla necessità: chiudere, ridimensionarsi oppure andare ad aggredire mercati diversi.
Le imprese in questa situazione chiaramente sono stimolate ma in molti casi sono anche disorientate. Per questo è importante il ruolo delle istituzioni. Perché la grande e la media impresa riescono a muoversi all'estero anche per conto proprio, perché hanno una capacità e una struttura aziendale propria per poter aggredire mercati diversi, attraverso il sistema delle Camere italiane all’estero, attraverso le Ambasciate, attraverso i Consolati oppure grazie ad associazioni di impresa gemelle in altri territori. Quella che noi dobbiamo fortemente aiutare è la piccola e la microimpresa che, in un contesto come quello che viviamo, non ce la fa.
D’altra parte, se il tessuto dell'economia umbra è formato al 95% da piccole e piccolissime imprese, dobbiamo sì aiutare tutti ma in modo particolare i piccoli imprenditori. Dobbiamo favorire soprattutto le esportazioni dei prodotti di eccellenza dei nostri territori. Supportare le piccole imprese e lavorare per la loro aggregazione, far capire che così piccoli ma soprattutto da soli, non si va da nessuna parte.
Per questo credo che la crescita delle nostre esportazioni sia anche frutto del lavoro fatto dal mondo delle associazioni e dalle istituzioni. Mi preme poi sottolineare gli sforzi compiuti dalle Camere di Commercio per aiutare l'internazionalizzazione delle imprese.
Nel campo dell'export e della internazionalizzazione delle imprese, l'Umbria è il primo territorio che ha messo insieme le due Camere di Commercio e la Regione che hanno firmato protocolli di intesa per agire in modo congiunto. Il merito, se c'è, è di tutti. Lo sforzo è quello di agire, insieme, nella stessa direzione. Poco fa il dottor Rossetti ha detto che le missioni all’estero non sono viaggi di piacere. Di recente, ha sintetizzato, naturalmente con una battuta, la nuova situazione: “Aver fatto nascere il Centro estero risolve, all’interno della Regione, anche tanti problemi di delegazioni o di rappresentanze, perché è il Centro estero che con le imprese organizza le missioni fuori dall'Italia”. Questa scelta ha portato anche ad uno snellimento dei costi.
Ora incombono altre difficoltà. Come quelle di mettere insieme i bandi per le reti di impresa. Ma dobbiamo sempre ricordare le dimensioni delle nostre aziende. Io dico spesso che è molto più facile favorire una fusione tra due, tre aziende, variando soltanto la quota percentuale di adesione. E' invece molto più difficile mettere insieme soggetti che siano titolari di impresa, ciascuno con la propria personalità ed il proprio, legittimo modo di pensare.
La rete da costruire non è tanto quella della omogeneità del prodotto quanto quella della complementarietà delle imprese: dalla produzione alla commercializzazione, dalla componentistica al trasporto fino ai problemi logistici. Varie fasi, momenti diversi. nei quali ciascuno rimane esperto e protagonista del suo settore.  

Il professor Ferrucci ci ha ricordato anche la importanza della internazionalizzazione dei servizi.

Ricordo un episodio che ci dà il senso di come le cose siano cambiate nel giro di poco tempo. Dieci, forse dodici anni fa, una società umbra che opera nel campo della grande distribuzione, propose, insieme ad altre aziende, delle azioni specifiche proprio nel campo della  internazionalizzazione dei servizi. Un modello riguardava il bar italiano, tipo  Starbucks per capirci, un altro l’osteria tipica italiana. Modelli, appunto, poiché occorrevano professionalità specifiche, prodotti particolari, arredi tipici. Quindi, una filiera completa. La risposta che fu data dal Centro estero di allora e dalla Regione Umbria – ma che è stata ripetuta anche a me dentro la Camera di Commercio, il primo giorno che sono entrato – è che che queste modalità non erano ricomprese nel concetto di export.
Ci consola pensare che abbiamo fatto dei passi in avanti. Allora contava solo il prodotto. Nient'altro. Industria e manifatturiero. Cose importanti, fondamentali, non certo da mettere da parte. Ma naturalmente esistono anche altri settori e altri prodotti, o servizi, che possono essere internazionalizzati ed esportati. In pochi anni abbiamo fatto un salto culturale. E mi riferisco soprattutto agli imprenditori, perché, guardate che nel Dna di molti politici tutto questo ancora non c'è. In tanti pensano, in modo esclusivo, ancora solo al prodotto finito che è chiaramente molto più semplice da apprezzare rispetto ad un servizio che è più difficile da analizzare, quantificare e valutare. Siamo andati avanti comunque. Ma dobbiamo crescere ancora. Serve uno sforzo ulteriore dal mondo associativo, da quello camerale, dalle istituzioni e dal mondo politico. Quindi si tratta di una crescita culturale che dovrà essere fatta sia dal mondo associativo, dal mondo camerale, dal mondo delle Istituzioni e da parte del mondo politico; allora riusciremo forse a crescere e ragionare in maniera più ampia.
Chiudo su un tema molto importante sul quale la Camera di Commercio ha agito e sul quale sta lavorando ancora con profitto: il progetto “Ambasciatori dell'Umbria” in Sudamerica ed in Messico. “Umbria export” è stato il partner ideale per questa iniziativa che ci ha dato grandi soddisfazioni. Il progetto va avanti da tre anni, con iniziative concrete e partnership. Ed è quasi un caso di scuola: lavoriamo alla internazionalizzazione dei prodotti ma anche dei servizi.

Qual è l'obiettivo del progetto “Ambasciatori dell'Umbria” in Messico ed America Latina?


L'obiettivo è quello di creare dei ponti commerciali, tramite joint venture, accordi di import -export e creazione di società terze, per favorire il trasferimento di “know how” tra l'Umbria e quattro paesi che vivono una stagione di forte ripresa economica: Argentina, Brasile, Messico e Cile.
Imprese di ogni settore: da quello alimentare a quello turistico, dalla cartotecnica alle energie rinnovabili, dai sistemi di irrigazione ai mobili per arredo, dal tessile alla meccanica, dai sistemi di irrigazione alle macchine agricole. Uno scambio continuo di contatti, indirizzi ed informazioni.
Gli incontri “be to be” con centinaia di imprenditori,  le presentazioni dell'Umbria di fronte ad affollatissime platee ed i meeting organizzati insieme alle Camere di commercio italiane in quei paesi, sono stati anche una preziosa occasione per promuovere l'Umbria e raccontare il territorio, con tutto il suo patrimonio di bellezze artistiche, storiche e naturali, insieme alle tante prelibatezze della enogastronomia regionale. Un grande sforzo organizzativo del quale ringrazio gli uffici della Camera di Commercio di Perugia. Prodotti e territorio: è la promozione integrata sulla quale l'Umbria deve continuare a puntare nei vari mercati del mondo.

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Nella discussione sono emerse analisi condivise. Come la necessità di creare rapporti stabili e consolidati, laddove si intenda esportare. Le imprese italiane sono brave a vendere ma poi hanno scarsa capacità di radicamento sul territorio.

Spesso facciamo promozione con poca commercializzazione. E' una grave carenza: in molti mercati lavoriamo per lanciare prodotti, magari di qualità, senza aver dietro il supporto adeguato. Si sente, senza dubbio, la mancanza di un organismo commerciale che aiuti le aziende meno strutturate.
Per quanto riguarda l'altro aspetto fondamentale della internazionalizzazione, quello del radicamento, stiamo lavorando ad un progetto interessante per il 2013. Pensiamo ad un accordo con Assocamerestero: vogliamo finanziare borse di studio a favore di giovani laureati umbri che ci verranno indicati dalle varie facoltà. Questi ragazzi potranno lavorare presso le Camere di Commercio italiane all'estero, affiancando i segretari e gli operatori dell'ente camerale nei vari paesi del mondo. Perfezioneranno la lingua, visiteranno quei territori e conosceranno le esigenze delle nostre aziende che esportano in quei paesi. Ci sembra un modo concreto per costruire quello che prima è emerso nella discussione: un centro di formazione per gli operatori dell'export. Questi giovani laureati potranno fare la loro esperienza sul campo. Potranno decidere di rimanere in quei paesi oppure tornare e magari trovare lavoro come consulenti delle nostre aziende esportatrici. Questa esperienza servirà comunque. A loro ma anche all'Umbria: in qualche modo sarà anche una ulteriore promozione del nostro territorio in tanti mercati del mondo. Così la Camera di Commercio vuole lavorare per la formazione ed il radicamento.

Riguardo l'internazionalizzazione, lei ha ripetuto spesso che bisogna scegliere dei mercati e poi insistere su quelli...

Vogliamo coprire sempre più campi, sempre più territori. E' legittimo ma rischioso. Perché accade quello che succede con l'illuminazione: come “sistema Umbria” illuminiamo i mercati della internazionalizzazione delle imprese ma lo facciamo con un basso wattaggio. E' come fare luce, dovunque, ma solo a 5 watt. Una luce bassa, diffusa. Ma è un chiarore. Rischiamo di sprecare luce quando potremmo raccoglierla, aumentando la potenza della illuminazione. Concentrando l'energia in un punto, mettendo insieme tutti i watt impiegati, passeremmo dalla forza di una lampada alla potenza di un laser, che è in grado anche di bucare  l'acciaio.
Con questo esempio voglio dire che si debbono scegliere, una volta per tutte, i paesi sui quali si vogliono fare politiche di export. Non possiamo andare in trenta, cinquanta o in settanta paesi. Dobbiamo quindi supportare con le missioni e in modo sistematico chi compie azioni per più anni in un determinato territorio. E guardate che non si può fare diversamente. Oggi addirittura nel turismo si parla del concetto di “promozione logistica”.

C'è l'eterno problema dei collegamenti dell'Umbria, il tema delle infrastrutture.

E' inutile fare promozione dei prodotti e del territorio in un paese con collegamenti difficili nel quale poi diventa quasi proibitivo anche arrivare. Penso a quello che mi ha detto, di recente, un imprenditore, la cui azienda, nonostante la crisi, grazie al collegamento aereo tra l'Umbria e Charleroi, nell'ultimo anno ha aumentato del 18% le esportazioni in Belgio, grazie al fatto che gli operatori di quel paese possono venire a visitare con facilità l'azienda in Umbria. Ecco perché oggi, quando parliamo di export, dobbiamo tener conto anche di una promozione logistica e della facilità nel  raggiungere determinati territori.

Anna Schippa ha toccato il tema delicato della capacità della regione di creare forti partenariati e in qualche modo, di fare lobby e non lavorare in modo scoordinato.

Portare la convention delle Camere estere a Perugia è un esempio intelligente di come fare lobby. E' un appuntamento strategico che certo non nasce dal nulla ma dopo un paziente lavoro di relazioni. Ma stiamo lavorando anche su altre importanti iniziative. Come ad esempio quella sul cioccolato con Unionfiliere. E' stato creato un marchio che è Fine Chocolate nel quale sono coinvolte cinque Camere di Commercio.
Perugia lavora con Torino, Cuneo, Modica e Belluno: le capitali del cioccolato italiano unite insieme alle loro Camere di Commercio per valorizzare una delle eccellenze produttive del Made in Italy di qualità. Saperi antichi, fortemente legati ai territori di origine. Per la Camera di Perugia è anche l'occasione per far sapere che nella provincia di Perugia non c’è solo Eurochocolate ma sono presenti 120 aziende che lavorano nel campo del cioccolato e del packaging del cioccolato.
Parteciperemo anche ad un altro progetto del quale siamo capofila: un itinerario europeo del cioccolato che, partendo dall’Italia, leghi, in un unico percorso del gusto, dalla Catalogna al Lussemburgo, i distretti produttivi del Vecchio Continente, per promuovere e salvaguardare le numerose e pregiate tipicità artigianali del “cibo degli dei”.

A proposito di Lussemburgo, nel Granducato il 2013 sarà l'anno dedicato all'Umbria.

Anche in questo caso, sono strategici i rapporti molto stretti che Unioncamere Umbria ha  costruito con la Camera di Commercio Italo-Lussemburghese. L' “Anno dell'Umbria in Lussemburgo” avrà inizio nel giugno del 2013 e durerà fino al giugno del 2014 con tutta una serie di iniziative economiche e culturali dedicate al “cuore verde d'Italia”. Tenete presente che quando parliamo di Lussemburgo non ci riferiamo solo al Granducato ma a tutta la regione della Saar-Lor-Lux, che comprende la Vallonia in Belgio, la Lorena in Francia, il Reno Palatinato e la Saarland in Germania: un’area geografica al centro dell'Europa con 11 milioni di abitanti che contribuisce al 2,5% del PIL di tutta l'Eurozona. Una regione cruciale per l'export: il Granducato, con 82.000 euro procapite, vanta il Pil più alto d'Europa. E' la prima piazza finanziaria della zona euro per la gestione patrimoniale il più grande operatore al mondo per i servizi satellitari. E anche la seconda piazza del pianeta, dopo gli Stati Uniti, per i fondi di investimento. Parliamo di una economia ricca, dinamica e diversificata, che spazia dalla siderurgia alla componentistica per auto, dalla logistica all'e-commerce. Abbiamo già fatto una prima ricognizione: a metà settembre l'Umbria è stata l'ospite d'onore della X edizione di “Italia Dimensione 2000”, il Salone Biennale del Lussemburgo. Tre giorni ricchi di appuntamenti e contatti con imprenditori e aziende, nutriti da eventi promozionali, incontri b2b e manifestazioni culturali ai quali ha partecipato una qualificata rappresentanza delle aziende di eccellenza regionali dell'enogastronomia e del turismo insieme al Consorzio Umbria Si ed al Consorzio Umbra Benessere.

Torniamo alla convention a Perugia delle Camere di Commercio italiane all'estero.

La XXI edizione si terrà a Perugia dal 13 al 17 ottobre. L'iniziativa è organizzata dalla Camera di Commercio di Perugia in collaborazione con Unioncamere e Assocamerestero. Parteciperanno tutti i soggetti attivi nella promozione italiana all'estero. La convention favorirà l'incontro diretto fra i delegati camerali e le imprese del territorio. Abbiamo introdotto novità importanti rispetto alle precedenti edizioni. Improntate alla concretezza ed alla facilitazione dei rapporti.
Gli imprenditori umbri, individualmente oppure raggruppati in specifici settori, incontreranno i rappresentanti delle Camere di Commercio italiane all'estero. Prima era il delegato che stava dietro al banco e gli imprenditori andavano ognuno per conto proprio a chiedere e cercare di parlare. C'era il rischio di rendere improduttivi molti appuntamenti: se parlo di turismo ad un paese al quale interessa la meccanica spreco tempo e rischio anche di far perdere la possibilità di un contatto, magari fruttuoso, ad un altro imprenditore.
Abbiamo chiesto alle Camere di Commercio italiane all'estero su quali settori insistere. Ne abbiamo individuati dieci: l’aerospazio; l’arredo casa con i mobili in stile, il design e la ceramica; il biomedicale; le energie rinnovabili e le biomasse; la filiera agroalimentare; la grafica e l’editoria; la meccanica agricola; il tessile e il cachemire; la componentistica automotive e il turismo.
Per facilitare i colloqui abbiamo diviso in aree geografiche le varie delegazioni delle Assocamerestero, le quali avranno l’opportunità di presentare il proprio “prodotto Paese” per trenta, quaranta minuti a testa. Gli imprenditori che vorranno partecipare, in questo modo, avranno tutto il tempo per colloquiare direttamente con loro. Assocamerestero ha 76 strutture attive in 50 paesi e 140 uffici in tutto il mondo.
La convention sarà una occasione preziosa, non solo per l'internazionalizzazione ma anche per la promozione di tutto il territorio.