Green Economy: per uno sviluppo sostenibile dell'Umbria

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Luigi Rossetti

dirigente Regione Umbria - CDA Centro Estero Umbria

La green economy, quindi, è trasversale a più settori dell'economia. In Umbria è al centro del programma di sviluppo dell'economia regionale. Ma cosa si sta facendo, in concreto?

La recente approvazione del Documento Annuale di Programmazione Finanziaria, il DAP, ha costruito comunque una declinazione operativa di strumenti che intendiamo mettere in campo per poter in qualche modo dare l’anima a questo principio green, che altrimenti rischia di essere, mi sia consentita questa facile battuta, esclusivamente la volgarizzazione dell’avvitamento della lampadina a basso consumo.
Noi pensiamo che sia qualcosa di diverso, che da un lato ha a che fare anche con la soft economy, cioè con il concetto di un territorio in cui c’è una crescita sostenibile in quanto è orientato complessivamente a valorizzare le tecnologie con un approccio di sostenibilità, e quindi green rispetto non soltanto al tema dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili, cosa che dipende dalla nostra capacità di veicolare anche concetti innovativi. Dall’altro, però, bisogna essere anche estremamente concreti e dire che oggi, se non si fa un’operazione in cui il sistema produttivo regionale in qualche modo esce da questo processo di ristrutturazione con la capacità di intuire sui driver del cambiamento green dei sentieri di sviluppo – e non parlo soltanto del manifatturiero, ma anche in settori come il turismo –, se non abbiamo questa capacità, rischiamo di essere dei semplici estensori di documenti.
Noi abbiamo invece un’intenzione precisa che è quella di declinare sostanzialmente, per quanto ci sarà concesso nell’ottica degli strumenti comunitari, un pacchetto green che dia subito la dimensione delle cose da fare sul sistema delle imprese, quantomeno sul manifatturiero e sui servizi. Quindi, come dire, si tratta di riprendere il senso della dinamica dell’innovazione in Umbria che abbiamo avviato con il polo di innovazione, continuando nel rafforzare e nel sostenere lo sviluppo di questo polo dell’innovazione sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica. Il polo è sorto in questi giorni e ha visto la costituzione formale di una Srl, di una società consortile. Quindi di un soggetto che esiste giuridicamente, costituito da imprese e imprenditori che vedono nell’innovazione in questo settore una frontiera di sviluppo e di business.
Sotto questo ombrello, sotto questa capacità che può avere il centro di eccellenza di veicolare innovazione, progetti e capacità di trasferimento tecnologico, si tratta di costruire anche un percorso più orientato sulle tecnologie, sulla ricerca e sullo sviluppo sperimentale, per cercare di accompagnare quella parte del sistema produttivo che può poi effettivamente cimentarsi in termini di processi e di prodotti su questo tema. Quindi polo di innovazione come elemento e vettore di piattaforma tecnologica, sostegno finanziario alle attività di ricerca e sviluppo sui temi dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili.

 “Sostegno finanziario” che cosa significa?


Significa il sostegno ai progetti di ricerca e sviluppo delle imprese. Significa milioni di euro che intendiamo destinare ai progetti di ricerca e sviluppo presentati da imprese o da reti di imprese umbre nei settori, appunto, dell’efficienza energetica e delle energie rinnovabili.
Attenzione però a non confondere questo tipo di destinatari con i player del settore che tutti conosciamo, perché il target è rappresentato da un sistema più diffuso di soggetti che invece possono avere l’ambizione a muoversi in questa direzione, cioè nella direzione di una tecnologia che diventa pervasiva rispetto ai processi produttivi che conosciamo.
Direi che poi, come in una sorta di verticalizzazione di questo processo della green economy, si possono declinare altre due attività. Una è quella della eco-innovazione, che rappresenta un vettore anche di comunicazione. Si tratta cioè  di orientare una serie di strumenti per supportare le aziende nei processi di sostenibilità dei propri cicli produttivi.
Quindi riduzione delle emissioni in atmosfera, depurazione delle acque, riduzione degli scarti. Ma soprattutto penso ad un tema che a tutti noi è molto caro: l’eliminazione dell’eternit che molto spesso costituisce la copertura degli stabilimenti industriali dell'Umbria. Su questo tema si possono prendere delle misure concrete.

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E' qui, nel lavorare insieme, l'atavica difficoltà dell'Umbria. Ma a proposito di sviluppo economico, Basili ha spiegato quanto sia anticiclica la green Economy.  Vorrei chieder a Rossetti una riflessione sul boom, nel corso del 2010, delle aziende umbre nel settore elettrico ed elettronico legato all'economia verde.

 

Fino a qualche anno fa si pensava che i driver del cambiamento dovessero essere gestiti attraverso l’ICT, l’Information and Communication Technology. Oggi il dato che emerge tutti i giorni è che in realtà il cambiamento, lo sviluppo, un nuovo modello di società è comunque legato alle energie rinnovabili ed ai nuovi materiali. E questo vale anche per il sistema manifatturiero.
Le imprese elettriche umbre che sono tanto cresciute nell'ultimo biennio, solo marginalmente sono imprese di “produzione” di energia elettrica. Parliamo di soggetti imprenditoriali che fanno altri mestieri, ma che hanno intuito una traiettoria di sviluppo. E questo ci deve far riflettere.
Io non ho mai creduto e non credo a questa I-Tech a tutti i costi che deve caratterizzare l’Umbria. Pensavo che il cambiamento e i driver si potessero innestare nelle specializzazioni manifatturiere, che, come ricordava correttamente chi mi ha preceduto, hanno poco a che fare con la produzione di energia elettrica fotovoltaica. Quindi liberiamoci da questa ossessione. E’ un tema, quello di gestire un percorso, che può produrre innovazione, ma io penso che il tema dell’energia e dei nuovi materiali, della green, interessi altro del nostro sistema produttivo.
Siamo di fronte ad una sfida sulla qualità del lavoro, sulla qualità dell’impresa e sulla qualità del territorio. Sono questi i tre temi.
Qualità del lavoro significa formazione e qualificazione delle risorse umane. Nei prossimi tre anni la Regione, grazie ai fondi strutturali, metterà a disposizione complessivamente 85 milioni di euro per le politiche del lavoro e della formazione del cantiere umano. Una parte consistente di queste risorse dovrà essere indirizzata, nei limiti consentiti dalle norme comunitarie, a coltivare quei talenti, quelle professionalità che possono essere forti su questo sentiero.
A proposito di qualità dell’impresa, lo ripeto, i driver del cambiamento si gestiscono, come veniva ricordato, con l’innovazione tecnologica, quindi con dosi massicce di ricerca e di sviluppo sperimentale nelle nostre imprese. Il che significa investire non soltanto, come fanno i grandi player, sull’energia rinnovabile, ma soprattutto dentro quelle tantissime nicchie che sembrano aprirsi su questo tema. Il tema green è straordinario, perché riguarda anche, per quanto ci riguarda, l’integrazione tra economia del territorio ed economia d’impresa nel caso della chimica verde.
In Umbria, quindi, abbiamo player e soggetti che possono fare quell’operazione che veniva ricordata. Le reti sono vuote se non ci sono i player centrali che possiedono una capacità di trascinamento. Altrimenti andiamo dietro a delle vulgate collettive, europee, prive di senso. Noi abbiamo la capacità di fare questo sistema, di veicolare l’innovazione, se abbiamo dei player importanti, se abbiamo un sistema che si riconosce attorno a valori o a soggetti d’impresa, e a quel punto i link sono forti.
Per non rischiare di scivolare su un terreno costituito più da opinioni che da fatti, diamo qualche numero: per ricerca ed energia complessivamente intese, la Regione metterà in campo nei prossimi anni un volume di risorse pari a circa 60 milioni di euro. È una partita molto delicata, che per noi significa, come è ampiamente noto, dover fare di necessità virtù, quindi selezionare gli interventi. E riguardo a questo, sia pure da tecnico, esprimo apprezzamento per l’attività delle Camere di Commercio e del presidente Mencaroni, che da quando si è insediato ha voluto trovare tutti i possibili ambiti di cooperazione. Il “fare rete” comincia da chi la promuove. Se non ci muoviamo noi è poi difficile poterlo insegnare agli altri. Quindi attività legate al Centro estero e le altre iniziative sul sistema economico sono estremamente importanti.
Ribadisco: ci saranno 60 milioni di euro su innovazione, ricerca ed efficienza energetica, quindi non su incentivi per la produzione di energia da fonti rinnovabili. In Umbria esiste – io sono ossessionato da questa sfida – un sistema di imprese dell’edilizia che rappresenta una quota importante del Pil, del valore aggiunto e comunque dell’occupazione di questa regione, che può specializzarsi e trovare punti di contatto con l’Università su questo tema che per noi è una sfida epocale, e cioè come rendere efficienti gli edifici che ristrutturiamo. Penso alle finestre, agli infissi. In Umbria abbiamo le imprese più qualificate in termini di capacità di ristrutturazione, quindi se riusciremo ad aggiungere questo valore, io penso che nel settore dell'edilizia potremmo diventare effettivamente non più – mi sia consentito – la “regione del cemento”, ma la regione delle capacità, che è una cosa diversa.