La risorsa acqua

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Giorgio Mencaroni

Presidente della Camera di Commercio di Perugia

Presidente Mencaroni, lei lanciò l'idea “Acque dell'Umbria” in un altro forum, proprio qui al Centro Servizi “Galeazzo Alessi”...

Sì, una proposta alla quale seguì una lettera  alla presidente Marini, all’assessore Rometti e all’assessore Bracco. Rometti, in tempi abbastanza brevi, rispose non con una lettera ufficiale ma con una comunicazione in cui spiegava che si stava lavorando ad una proposta: si chiedeva che le società concessionarie delle acque regionali, inserissero sulle bottiglie un marchio che ricordasse l’Umbria. In un passaggio successivo, durante un dibattito, l'assessore al Turismo Bracco, chiese, in caso di un aumento del prezzo dell'acqua minerale, non una premialità, ma una maggiorazione più piccola, per venire incontro alle società che sono gestrici o affidatarie della gestione della sorgente.
Io credo che l'idea del marchio Umbria sulle etichette delle acque minerali della regione sia una importante forma di pubblicità per tutto il territorio. Sia per il livello di qualità delle acque sia per la qualità delle aziende che imbottigliano e distribuiscono queste acque. Alcune di queste imprese investono anche somme importanti nella comunicazione, sia in televisione che su altri mezzi.
Questa è la forma più semplice per promuovere una regione: identificandola con un marchio. Perché ci siamo rivolti alla Regione? Perché la Regione è titolare delle concessioni. E' giusto che sia la Regione a scegliere un marchio, è giusto naturalmente che si arrivi – e non mi stancherò mai di ripeterlo – alla identificazione di un brand, che possa valere sì per le acque ma anche per tutti gli altri prodotti, dall'enogastronomia all'artigianato artistico. Fino alle imprese di eccellenza del manifatturiero specialistico.  Il marchio unico è la strada maestra. Adesso il consumatore non identifica i prodotti umbri di qualità con il territorio.  
Io anche prima parlavo con i rappresentanti dell’Azienda di Promozione Turistica a proposito di un evento da realizzarsi a novembre a Barcellona. L’evento riguarda vino e olio, non c’entra niente con il tema acqua. Si è pensato di fare una selezione attraverso una procedura ufficiale. Ma la conclusione è che nessuno conosce i nostri prodotti. E questo fatto è disarmante. L'ho verificato io stesso in giro per il mondo, dalla California all’Argentina: magari conoscono alcuni dei nostri prodotti ma non riescono a identificarli con il territorio. Abbiamo acque minerali di livello internazionale, ma sono convinto che i consumatori,   nel 99 per cento dei casi, non riescono a identificarle con la regione dell'Umbria.  E questo fatto non è positivo.

***********

L’architetto Guarducci ha toccato il tema delle terme. L'Umbria ha due stabilimenti conosciuti ed apprezzati, uno Fontecchio di Città di Castello e l’altro a Spello. Le presenze turistiche annuali sono di poco superiori alle 15mila persone. Ci sono anche recenti iniziative per valorizzare nuove aree termali.

L'Umbria ha investito sempre poco sul termalismo. Lo dico pensando sia agli imprenditori che alla Regione. Le terme di Fontecchio e le terme francescane di Spello, hanno avuto un certo sviluppo negli ultimi tempi. Penso anche alle terme che avevamo nella zona di Acquasparta, dove c’è un’altra importante sorgente. Ma dobbiamo dire con chiarezza che il termalismo è uno di quei settori che evidentemente non sono stati né attrattori né attrattivi per il mondo imprenditoriale. Regioni vicine come la Toscana, il Lazio e l'Emilia Romagna hanno puntato sul termalismo cambiando anche in parte le aree termali, che sono state valorizzate come veri e propri centri benessere. Località “calamite” che hanno funzionato come  forti attrattori di presenze turistiche. Non dobbiamo neanche dimenticare che lo Stato e gli enti previdenziali, da qualche anno a questa parte, hanno limitati i rimborsi ed contributi per le cure termali. E di queste scelte abbiamo pagato le conseguenze. Comunque sia, le nostre piccole terme non hanno avuto la capacità di trasformarsi così come è avvenuto altrove né in centri benessere di assoluto valore né in aree congressuali. In altre regioni italiane, grazie a forti investimenti pubblici e privati, il business del termalismo è stato sostituito da quello dei congressi. Quindi non si tratta tanto della qualità delle terme ma della capacità di riforme strutturali.

***********

Presidente Mencaroni, è il tema di sempre: l’Umbria deve confrontarsi con il resto del mondo. È questa la sfida, ormai quotidiana, delle associazioni, delle imprese e di tutta la comunità regionale.

Certo. E proprio per questo dobbiamo superare individualismi e frammentazioni e coordinare qualunque tipo di azione che valorizzi il territorio. Abbiamo dei prodotti conosciuti, dei marchi, delle aziende, che però non si identificano immediatamente con l'Umbria. Ci sono imprese che ricevono sicuramente aiuti dal territorio e dalle istituzioni ma non fungono poi da traino per l'economia regionale. Potremmo citare i settori dell’olio, del vino, del manifatturiero in genere. Si è parlato a lungo in questi ultimi tempi del cachemire, come della produzione di ceramica. Ribadisco che alcuni marchi sono conosciuti, ma non c’è un’identificazione con l'Umbria. Questo è obiettivamente un elemento frenante per lo sviluppo. E su questo aspetto dobbiamo lavorare con tenacia.
Fino ad ora ci siamo comportati in molti casi più da vespe che da api: abbiamo cioè volato di fiore in fiore, siamo andati in varie parti del mondo, ma senza soffermarci più di tanto, con scarsi risultati. Di regola la vespa non riporta niente, l’ape invece, con la sua attività, qualcosa produce sempre. Le nostre azioni devono essere conseguenti. Come Camera di Commercio abbiamo costruito insieme alla Regione sia il progetto di comunicazione sia il progetto del centro estero per la promozione internazionale. Ma anche questo non basta. Oggi sui mercati internazionali, alle nostre imprese manca la terza gamba, che era rappresentata dall’Ice, l'Istituto per il Commercio Estero. Si tratta di contributi importanti che vengono a mancare e di punti di riferimento nelle zone dove si vanno a compiere attività di promozione. Abbiamo le Camere di Commercio italiane all’estero: alcune svolgono una funzione fondamentale di aiuto alle imprese e sono molto valide, altre direi un po’ meno.

Tra l'altro l'Umbria nel 2012 dovrà fare a meno, come tutte le altre regioni, di importanti finanziamenti da parte dello Stato.

Ricordo che il 21 settembre c’è stato l’incontro dell’Alleanza per l’Umbria. In quella occasione la presidente Marini ha rimarcato l'incidenza che i tagli governativi avranno sulla economia regionale. Mancherà denaro. E dovremo fare di necessità virtù. Proprio per questo motivo occorre riunire le forze e intraprendere azioni coordinate ed integrate nei settori che per l'Umbria sono strategici e che sono in grado di offrire ai mercati prodotti trainanti per il territorio. Dobbiamo quindi intraprendere iniziative congiunte, senza disperdere energie e risorse preziose. Innanzitutto scegliendo tre, quattro Paesi o quattro aree del mondo. E lavorando tutto l'anno ad azioni di comunicazione. Questo discorso vale naturalmente per il turismo ma anche per tutti gli altri settori. Ricordo sempre questo fatto: chi va all'estero e lavora nel mondo del turismo, quando vende la sua struttura, deve promuovere il territorio, i suoi prodotti, la sua cultura, le eccellenze imprenditoriali. Troppo spesso in missioni estere promosse per valorizzare altri prodotti, sia del settore agroalimentare che del settore artigianale, o industriale, ci si è dimenticati di promuovere il territorio, che è di tutti. Valorizzarlo rappresenta un beneficio per tutte le aziende dell'Umbria.  

Lei parla di un vero e proprio metodo di lavoro nella promozione dell'Umbria.

Lavorare insieme, in modo coordinato è faticoso ma possibile. Penso al caso del cioccolato: er la prima volta, si è raggiunto un accordo tra i vari produttori della provincia. Abbiamo stretto un patto con altre quattro Camere di Commercio italiane agendo sui mercati nazionali e internazionali, definendo i territori del cioccolato. Stiamo lavorando in questo senso anche per quanto riguarda un'altra eccellenza del territorio, quella del tartufo. E a tempo debito svilupperemo iniziative anche per il cachemire. Penso alla bella, recente iniziativa del mondo camerale sul mondo del vino con una unica guida che promuove insieme 72 cantine dell’Umbria. Non era mai accaduto prima. E' stato un passo importante.

L'idea del marchio “Acque dell'Umbria”, se ben utilizzata, può diventare un volano per lo sviluppo del settore e di tutto il territorio. Pensa a qualche altra iniziativa?

Oggi sono di moda le degustazioni: di vini, oli, rum, sigari, cognac e tutto quello che vogliamo. Se non sbaglio ci sono anche degustatori delle acque minerali. Per cui mi rivolgo ai ristoranti con una proposta semplice ed importante per l'Umbria: proprio per promuovere anche le nostre acque, accanto alla carta dei vini, degli oli o degli aceti, proponiamo anche una carta delle acque minerali dell'Umbria, non trascurando la possibilità di inserire acque di altre regioni affinché i clienti possano valutare l'eccellenza del nostro prodotto.