La risorsa acqua

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Silvano Rometti

assessore alla tutela e valorizzazione ambientale Regione Umbria

E' stato calcolato che nel mondo, nel 2025, 3 miliardi di persone soffriranno di carenza di risorse idriche. Già adesso, secondo dati diffusi nel 2009, 2 miliardi e mezzo di persone, che rappresentano il 40 per cento della popolazione mondiale, non dispongono né di acqua pulita né di fogne. La piccola Umbria, da questo punto di vista appare un'isola felice. L'acqua è una ricchezza della regione. E una grande risorsa. Per quanto riguarda la quantità siamo a posto. Per la qualità abbiamo ancora delle zone di sofferenza, dovute, secondo le ultime rilevazioni dell'Arpa, alla eccessiva presenza di nutrienti, alla mancanza di fasce filtro che riducono il carico degli inquinanti, agli sversamenti idrici. Cosa fa, in concreto, la Regione per assicurare la qualità dell'acqua?

Il professor Ubertini ha parlato di acqua pulita e acqua sporca. La Regione, nella sua pianificazione, ha cercato di tener conto di due esigenze fondamentali: una è quella di garantire una quantità sufficiente per i vari usi. E credo che da questo punto di vista, nel tempo, si siano sviluppate delle previsioni e anche messi in campo degli interventi che creeranno le condizioni perché in quelle date nelle quali, a livello mondiale è prevista una crisi delle risorse idriche, l'Umbria non avrà problemi. Se si riuscirà, come io credo, grazie alle nuove certezze economiche, anche a terminare l’invaso sul fiume Chiascio, l’Umbria dovrebbe essere oggettivamente al riparo da problemi quantitativi.

Quali sono i tempi per finire i lavori?

I lavori per l'invaso del Chiascio, come tutti sappiamo sono iniziati da molto tempo. Poi, purtroppo c'è stata questa frana sul versante destro del fiume, a monte dello sbarramento. Ora va messa in sicurezza con opere di consolidamento, per evitare il rischio che precipitando dentro l'invaso possa poi creare uno sversamento. Dopo le analisi, le valutazioni e la disponibilità del finanziamento, di 44 milioni di euro, è in corso l'affidamento dei lavori da parte del ministero. Una volta sistemato questo versante, si potrà avviare il riempimento della diga. Per cui si comincia a vedere il traguardo. Abbiamo tempi più certi  per l’attivazione di questo invaso così importante per tutta la regione: avrà un ruolo fondamentale per l’approvvigionamento agricolo di tutta la piana a sud dell’opera. Ma ci saranno benefici evidenti anche per il lago Trasimeno. Quando parliamo di quantità dell'acqua, dobbiamo ricordare che al tempo della crisi del 2003 in Umbria fu dichiarata l’emergenza idrica. Allora la Regione destinò risorse importanti che hanno consentito, ad esempio, di inaugurare qualche mese fa il collegamento che da Montedoglio arriva al lago Trasimeno. L'area intorno al lago beneficia dell'acqua di Montedoglio, senza prelievi dal Trasimeno come spesso è avvenuto in passato. Per il lago l'ultima estate è stata buona: il Trasimeno è in buone condizioni. Ma non dobbiamo cullarci sugli allori. Sappiamo anche che l’invaso di Montedoglio, ha ancora dei problemi causati da una paratia da sistemare. Ma penso che in breve tempo questa emergenza possa essere superata e che si possa tornare ad usufruire della disponibilità massima dell'invaso che è di 150 milioni di metri cubi. Una grande quantità di acqua. Ci siamo già incontrati con la Regione Toscana per trovare un accordo sull'utilizzo di questa importante risorsa.

E vi siete messi d’accordo?

Ci stiamo mettendo d’accordo. Certo, ognuno rivendica priorità per i propri territori...

Quando i comunicati ufficiali definiscono il colloquio “franco” , vuol dire che si è litigato...

No, ancora non abbiamo litigato. Adesso vediamo quando si comincerà a parlare di numeri se ci sarà qualche contrasto. Ma per ora le due regioni vanno d'accordo.

Abbiamo capito che la quantità d'acqua in Umbria non è un problema. Sulla qualità non va però abbassata la guardia.

Dal punto di vista della qualità, è chiaro che tutto quello che si fa in superficie – le nostre attività umane, quello che costruiamo, l’antropizzazione del territorio, le fabbriche – poi, in modo inevitabile, si ripercuote in quello che sta sotto ai nostri piedi, cioè nelle nostre falde, e poi finisce nei nostri fiumi. Per cui, da questo punto di vista, c'è ancora molto da fare. Per la politica trovare il necessario equilibrio spesso è difficile perché si tratta di vincoli, di azioni di tutela, che possono scontentare qualcuno. Ad esempio, l’altro ieri abbiamo esteso la zona di tutela dell’area dei pozzi di Petrignano stabilendo che non vi si possono smaltire i reflui degli allevamenti zootecnici. Ma gli allevatori hanno fatto presente le loro difficoltà...

Ma questa qualità come si tutela?

Credo di poter dire che il Piano di tutela delle acque approvato dalla Regione dell’Umbria sia di alto profilo. L’Umbria è l’unica regione italiana che si è data una caratterizzazione che deriva dalla normativa comunitaria: nel 2003 l’Umbria ha deciso di classificare il nostro territorio come “area sensibile”. Per tutelare l’oasi di Alviano fu fatta una scelta radicale: bisognava proteggere tutto quello che era a monte dell’oasi. Classificando questo territorio come area sensibile, si è fatta una scelta di qualità ambientale; il che significa che quello che va a finire nei nostri corsi d’acqua deve avere un livello di depurazione migliore di quello che si riscontra in altre regioni.

Questa legge impone di attuare tutta una serie di interventi.

Certo. Ad esempio, interventi, come avrete visto, su criticità quali quelle esplose due, tre anni fa per quanto riguarda la  zootecnia sono legate anche al fatto che la depurazione in quei casi ha un costo maggiore rispetto ad altre regioni, proprio perché la scelta dell’Umbria è stata quella di tutelare l’acqua, una risorsa che ha bisogno di un equilibrio naturale che bisogna mantenere.

Altro tema critico è quello della dispersione dell'acqua.

Infatti, il Piano di tutela delle acque prevede interventi di varia natura, a partire dalla regolamentazione delle acque fino alla tutela delle sorgenti, con un impegno economico importante. Per la Regione il costo è di centinaia di milioni di euro. Molti fondi FAS, che l’Umbria deve avere, li abbiamo destinati per questi interventi.

Ma questi soldi ci sono?

I finanziamenti annunciati sono stati sbloccati. Però noi Sono non abbiamo visto l’assegno con cui vengono trasferiti. Speriamo... Per quanto riguarda la dispersione abbiamo approvato tre mesi fa un regolamento per un uso consapevole dell’acqua e per diminuire le perdite nei nostri acquedotti. Questo regolamento stabilisce che le aziende che gestiscono il servizio idrico in Umbria, entro sei anni, dovranno ricondurre le perdite al 20 per cento. Attualmente sono molto, molto più alte.

Oltre il 40 per cento...

Noi abbiamo fissato un percorso: entro tre anni al 30 per cento ed entro sei anni al 20 per cento. Ma nella nostra legislazione regionale ci sono anche altre misure per favorire un più attento uso dell’acqua.

Sono importanti anche i comportamenti individuali...

In Umbria ogni cittadino consuma, in media, 200 litri di acqua al giorno. A questo proposito mi preme dire che la Regione ha messo a disposizione 500 mila euro per dare un contributo ai cittadini che acquistano elettrodomestici che consumano meno o applicano quei dispositivi ai rubinetti per ridurre il consumo. Nei bandi pubblici di prossima uscita, spiegheremo questi incentivi. Quindi, regole, ma anche sostegni  per chi usa l'acqua in modo consapevole. E' una ricchezza dell'Umbria che dobbiamo difendere e valorizzare. Non dimentichiamo che l’Umbria ha 17 acque minerali. Inoltre, l’acqua significa anche turismo: la cascata delle Marmore è forse il più grande attrattore turistico per la nostra regione. E il lago Trasimeno credo non sia da meno. Così i nostri fiumi, resi maggiormente fruibili da parte del pubblico: pensiamo ai percorsi lungo il Tevere, ricordati ed apprezzati dalla stampa nazionale per la qualità). Pertanto, un evento organizzato bene, che colga questi aspetti, penso che possa essere un’occasione importante per tutta la comunità regionale.

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Il presidente della Camera di Commercio Giorgio Mencaroni, a proposito del costo delle concessioni, ha avanzato da tempo una proposta, che mira allo sviluppo del territorio. Semplificando, possiamo riassumerla così: non aumentiamo il costo del canone ma chiediamo alle aziende che imbottigliano l’acqua minerale di apporre il marchio “Acque dell'Umbria” bene in evidenza sulle bottiglie.

Questa iniziativa è in corso. Già c’è un’iniziativa volta a inserire nell’etichetta delle acque minerali Umbria “Acque dell’Umbria”. Abbiamo promosso questa iniziativa lasciando alle aziende una propria autonomia decisionale in merito alla scelta. Certo, l’idea di un incentivo, magari una riduzione sul canone, nel momento in cui si dovesse utilizzare questo marco istituzionale, potrebbe creare più proseliti all’iniziativa. Ma questo, ripeto, non può essere imposto dalla Regione. Alcune acque minerali hanno già inserito nell'etichetta la località di provenienza. Forse in modo poco visibile...

Ma il punto è esattamente questo: ha poco senso inserire il nome della singola località. Avrebbe un impatto diverso scrivere invece “Umbria”, per evitare la frammentazione che già affligge molte iniziative nella comunicazione turistica regionale.

Abbiamo creato il marchio “Acque dell’Umbria”. E stiamo presentando una pubblicazione, un libro che racconta nei dettagli la forza di questa importante risorsa della nostra regione. Vogliamo trasmettere l'immagine di un'Umbria dove la qualità della vita è alta, dove si vive bene; quindi “Essere Bene” è un altro messaggio che rafforzeremo nella nostra promozione turistica, soprattutto di questo tipo.
Ma mi preme chiarire un punto riguardo le concessioni. In Umbria si paga un euro al metro cubo di acqua utilizzata, non imbottigliata. Parlo dell'acqua che si preleva: chiaramente con il lavaggio e tutto il ciclo produttivo se ne imbottiglia di meno. Credo che un qualche ritocco, forse anche a partire da quest’anno, sia nelle cose.
L'idea di introdurre anche un incentivo magari diminuendo l’onere per coloro che si fanno portatori di questo marchio, mi pare buona. Mi fa piacere che sia emersa nel corso di questa discussione. Cercheremo di tenerne conto. Per il resto, le risorse che la Regione riesce ad ottenere dagli oneri che pagano i concessionari, in parte vengono reimpiegate proprio per le azioni di tutela che ricordava prima il presidente Fortuna. Occorre tutelare la qualità di fonti che sono di grande pregio mediante controlli che garantiscano che l’acqua non si modifichi nel tempo. E ricordare che questa  attività comporta comunque dei costi per il pubblico.