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30 giugno 2011
Cinque “C” Per L’umbria 2020. Da cuore verde d’Italia a cuore eco-tech d’Europa
di Paolo Belardi
L’Umbria è ancor oggi comunicata (e percepita) come luogo immutato e immutabile, dove la vita si svolge in totale armonia con la natura e con i suoi ritmi. Ma, a ben guardare, si tratta di un’immagine costruita artificiosamente, perché coniata in età postunitaria, e alimentata strategicamente, perché avallata dall’intellighenzia fascista, ma ormai datata. Tanto da sembrare veicolata più dagli spot televisivi del “Mulino Bianco” che non dalle rime poetiche di Giosuè Carducci. Il che rende irrinunciabile la concertazione di un nuovo progetto ideologico e, con esso, il ripensamento dell’identità regionale. I segnali sono inequivocabili. A cominciare dall’inquietante futuro prospettato dall’indagine previsionale sull’economia umbra del prossimo decennio condotta dall’équipe universitaria del professor Bruno Bracalente (Caratteri strutturali e scenari di sviluppo regionale. L’Umbria verso il 2020). D’altra parte, per evitare di trasformare l’Umbria in una grottesca “Disneyland verde”, occorre che la nostra terra risulti attrattiva non solo per gli intellettuali in età da pensione, ma anche per i giovani in età creativa, così come occorre riconvertire i nostri borghi non solo in torpidi villaggi benessere, ma anche in efficienti fabbriche della conoscenza. Per fare questo, però, occorre coltivare (se non addirittura impiantare) cinque enzimi. Il primo è l’enzima comunità e passa attraverso la messa a sistema di tutte le risorse socio-culturali atte a rinsaldare il piacere dello stare insieme, dalle sagre paesane alle feste folcloristiche. Il secondo è l’enzima contesto e passa attraverso la disseminazione di luoghi esemplari dal punto di vista della sostenibilità ambientale, dai casolari rurali recuperati in chiave bioclimatica agli ecovillaggi solari di fondazione. Il terzo è l’enzima connessione e passa attraverso la dotazione capillare d’infrastrutture tecnologicamente avanzate, dalla rete wireless alla rete pipe-net. Il quarto è l’enzima contemporaneo e passa attraverso la valorizzazione delle eccellenze culturali del ventesimo secolo, dal futurismo alla mobilità alternativa. Il quinto è l’enzima comunicazione e passa attraverso la promozione di nuove forme di pubblicità istituzionale, dai social network allo storytelling. Cinque “C” (comunità, contesto, connessione, contemporaneo, comunicazione) che consentirebbero di scardinare e, quindi, superare l’impasse ideativo prodotto da centocinquant’anni di tardoromanticismo latente. Promuovendo l’Umbria da cuore verde d’Italia a cuore eco-tech d’Europa.