LO SCAFFALE

A cura di Antonio Carlo Ponti

30 giugno 2011

S’andira

Torino, Genesi Editrice, 2011, pp. 126, euro 15.

Spirito inquieto e versatile, l’autore (nato a Terni nel 1933 oggi vive, dopo molto girovagare, a Poreta nei pressi di Spoleto) si è dedicato al teatro, alla pittura e alla poesia, pubblicando quattro raccolte. Con questo libro, che raccoglie una scelta dalle precedenti e un’ampia sezione di inedite, scritte negli anni 2007-2010, Mosca, che pur portando un cognome sardo si sente ed è umbro a tutto tondo, ha lavorato a lungo nell’isola e ne conserva segni durevoli e nostalgie profonde come ferite, come si evince dal titolo che è Sardegna in lingua autoctona. Per saggiare la qualità della sua poesia, bastino l’icipit della lirica Umbria: “Ulivi cipressi e querce/ mélange di verdi, argenti e terre brune/ forme diverse e battito d’ali/ nei silenzi dell’Umbria”. E i versi finali dell’ultima poesia, Rintocchi: “S’è fatta sera/ e muta il vento/ a prosciugare parole/ e l’eco dei rintocchi/ quando muore la luce/ e s’impone il silenzio”. Sì, la poesia è davvero destinata a non morire, come la luce, che sempre rinasce con il giorno.

Autore del libro Carlo Mosca