RACCONTAMI L'UMBRIA

4 Febbraio 2019

Il piacere di una visita al Museo Regionale dell’Emigrazione di Gualdo Tadino

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2019 - sezione Turismo Ambiente e Cultura

di Gianni Micheli

Un piccolo museo per una storia che ci appartiene, da non dimenticare

Nei giorni confusi in cui viviamo, con l’intelligenza invitata a rinunciare al dialogo, la camicia tirata ora da una parte ora dall’altra e i piedi incerti, posati sulla linea del confine contraddittorio tra solidarietà e sicurezza, fa bene al nostro respiro affannato incontrare in un piccolo borgo dell’Umbria un Museo dedicato a sanare le nostre contraddizioni etiche e morali e riscoprire un popolo in cammino, in cerca di speranze e di riscatto, in fuga, come sempre accade, dalla miseria, dalle angherie e dalla propria sorte: il nostro popolo.

Non occorre molto tempo per visitarlo: il museo è piccino anche se ben curato. Non servono ore e non è nemmeno necessario indossare scarpe comode. Questo perché il tempo che vi scorre non appartiene al nostro tempo, non in senso stretto, ma condivide con noi il tempo della memoria, del ricordo, del racconto e di ogni singolo proposito di riscatto immaginato da un’umanità migrante, che non ha mai smesso di camminare. Un tempo del cuore, più che dell’orologio, e del respiro, che si placa e ritrova un ritmo suo proprio, di stanza in stanza, di oggetto in oggetto, di parola in parola, fino a fermarsi sulla via dell’uscita, meravigliato, con il leggero sentore del sale di una lacrima su una guancia e, tra le labbra, un sorriso di compassione e, se vogliamo, di felicità.

Questa macchina del tempo inusuale, tanto utile quanto necessaria nei giorni che viviamo, per ricordarci chi siamo stati e insegnare alle giovani generazioni quale ricchezza di coraggio brilla nei loro e nei nostri occhi attraverso la storia dei nostri nonni, è il Museo Regionale dell’Emigrazione “Pietro Conti” (e Centro di Ricerca sull’Emigrazione Italiana) a Gualdo Tadino. Un museo che ha dedicato il proprio racconto al “patrimonio storico, culturale ed umano legato al grande esodo migratorio che coinvolse l’Italia a partire dalla fine del 1800 e che ha riguardato ben più di 27 milioni di partenze” e che avvince il visitatore con un viaggio multisensoriale attraverso proiezioni video, fotografie, documenti originali e il coro silente di un’accurata selezione di oggetti, ognuno con un proprio vissuto, ognuno con una sua storia preziosa da consegnare al tempo del nostro racconto intellettivo ed emotivo.

Attivo dal 2003 per volontà dell’amministrazione comunale di Gualdo Tadino, il museo vanta tra gli altri il pregio d’essere ospitato nel Palazzo del Podestà e Torre Civica, tra pietre del XII secolo restaurate con cura, ulteriore ragione per farvi visita, oltre alla possibilità, con pochi euro, di collegare la scoperta del museo ad un unico biglietto comprensivo della visita a non poche delle bellezze di Gualdo Tadino, tra le quali la Pinacoteca Civica ospitata dalla Rocca Flea, elegante costruzione voluta da Federico II di Svevia. Riscoprirsi umani oltreché italiani, insieme alla comprensione empatica di quelle motivazioni e di quelle scelte profonde, spesso obbligate, che un tempo hanno spinto intere generazioni di italiani ad abbandonare la propria terra e che ora costituiscono le radici di cui conserviamo memoria nei nostri tratti somatici e caratteriali, è la traccia più forte che lascia nell’esperienza una visita al Museo Regionale dell’Emigrazione. Una traccia profonda che parla con i nomi di Clara Pomponi, sarta, emigrata nel 1957 da Terni verso il Canada e di Olivo Costantini, bracciante, emigrato da Narni nel 1923 insieme a tanti altri, in direzione di un riscatto, di una possibilità, forse di un sogno, a volte del buio di una miniera in Belgio. Riscoprirsi italiani e insieme profondamente, assolutamente umani, nell’oggi di un Occidente bipolare che narrava a se stesso di voler cancellare il terzo mondo mentre poggiava le basi del quarto e del quinto, è molto più di una visita a un museo: è lo sguardo commosso di chi, dietro l’apparenza di un numero, vede un volto, legge una storia e ritrova, in parte, se stesso.

Il Museo Regionale dell’Emigrazione, i suoi percorsi, i suoi progetti e le sue pubblicazioni, oltre agli orari di visita, sono tutti racchiusi in una pagina web di facile consultazione: www.emigrazione.it. Visitatela: vi troverete risposte a molte domande.

Le foto sono del sottoscritto @GianniMicheli

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