Per una valorizzazione dei mestieri artigiani e delle abilità manuali. Verso il futuro, innovando

A cura di Federico Fioravanti

In Umbria ogni giorno muore una impresa artigiana.
Ce lo dicono i dati aggiornati di Unioncamere Umbria che dal 2008 al 2012 descrivono una specie di tsunami che in poco più di 4 anni ha colpito la già fragile economia regionale.
Nel 2008 le aziende attive erano 24.662. Alla fine dello scorso anno erano diventate 23.165.
In 48 mesi sono quindi scomparse ben 1497 aziende artigiane.
Il dato fa riflettere, soprattutto se si pensa che nel periodo corrispondente, il numero totale delle imprese umbre ha subito una flessione dello 0,8%, a fronte del -1,9% nazionale. E che la mortalità delle aziende artigiane in Italia è stata del -5,2%. Un dato pesante ma inferiore di quasi un punto percentuale rispetto al crollo registrato in Umbria: -6,1%.
Nella provincia di Perugia in 3 anni (2010-2011 e 2012) sono 796 le imprese artigiane che hanno alzato bandiera bianca.
In quasi tutti i settori. Ma soprattutto nelle Costruzioni (-482 imprese), nelle Attività Manifatturiere (-250 imprese), nell'Agricoltura (-202 imprese) e nel Trasporto e Magazzinaggio (-143 imprese). Lieve l'inversione di tendenza in altri settori, come quello dei Noleggi, Agenzie di viaggio e Servizi alle imprese (+65) ed Alloggio e Ristorazione (+49 imprese).
L'artigianato perugino nel IV trimestre del 2012 ha accentuato la sua crisi, rispetto al trimestre precedente: nella produzione (-8,1%) nel fatturato  (-9,9%) e negli ordinativi (-8,8%).
Sono numeri da brivido. Da allarme rosso. Tanto che la CNA, la Confartigianato e Casartigiani, solo più di due mesi fa, prima delle elezioni, insieme a Confcommercio e Confesercenti, a nome del mondo della piccola impresa, che è l'architrave della economia regionale, hanno dato vita ad una mobilitazione senza precedenti per denunciare una situazione drammatica.
Un Sos al mondo politico ed alle istituzioni per tutta una serie di problemi irrisolti.
A partire da un sistema fiscale bizantino che strangola le imprese e che come ci ricorda l'Istat, nel quarto trimestre del 2012 in Italia ha raggiunto il 52 per cento ed è ormai stabilizzato su una media record annua del 44 per cento.
Le imprese artigiane, al pari di tutte le altre aziende, sono sovraccaricate di adempimenti e scadenze.
Il peso della burocrazia è diventato insopportabile. Come l'alto costo del lavoro unito al cronico, difficilissimo accesso al credito.
E le tasse: il previsto aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva dal prossimo mese di luglio, la Tares, l'Imu, la contestata imposta di  soggiorno.
In Umbria l'Artigianato rappresenta quasi il 30 per cento delle aziende attive.
I numeri parlano nella loro crudezza. Ci dicono che è in gioco il futuro di un comparto che è trasversale a tutti gli altri settori economici.
Ma in ballo c'è molto di più. C'è un patrimonio straordinario. In senso letterale: fuori dall'ordinario.
E' la ricchezza millenaria di conoscenze, di tecniche, di abilità manuali che distingue le eccellenze del nostro Paese, il marchio di qualità rappresentato, in tutto il mondo, dal "made in Italy".
E' in discussione quindi la nostra storia: una eredità secolare che ha attraversato i secoli e che arriva dalle botteghe artigiane del Rinascimento.
E' la cultura del bello, del ben fatto, del fatto a regola d'arte.
L'emergenza di cui parliamo è quindi, prima di tutto culturale. Oltre i numeri, c'è da recuperare un valore: quello della artigianalità.
Per farlo va combattuto soprattutto una sorta di pregiudizio culturale che negli ultimi decenni ha ammantato di disprezzo il lavoro manuale e ha disegnato l'artigianato come un "mestiere di serie B", figlio di un passato che sembra tramontato.
La riforma della scuola, soprattutto del secondo ciclo, ha prodotto un vuoto di qualifiche formali e di competenze. L’istruzione generalista e liceale è stata privilegiata a detrimento di quella tecnica e professionale.
Negli istituti artistici, nelle officine della manualità, dove veniva coltivata "l'intelligenza delle mani", sono state colpevolmente abbattute le ore di laboratorio. E negli istituti tecnici la teoria e i "progetti" hanno tolto spazio alla pratica.
Così, assistiamo ad un paradosso: nel pieno di una gravissima crisi, con molte imprese che sono costrette a chiudere i battenti, tante, troppe aziende addirittura faticano a trovare il personale specializzato di cui hanno urgente bisogno.
Il mondo dell'artigianato chiede quindi nuove regole per l'apprendistato che, come ricordano tutte le ricerche sull'argomento, è fondamentale per la rinascita del settore.
Va riscoperta la manualità, a partire dalla scuola. L'artigianalità è un valore da recuperare.
Da dove cominciare?

 

Allegati


Partecipa alla discussione

Nessun commento inserito