VISIONI D'IMPRESA

31 marzo 2011

Tecnologia con l’anima

di Roberto Sabatini

“L’idea di mio padre, che ha fondato l’azienda, è che il lavoro si porta lì dove ci sono i lavoratori e l’ingegno, e non il contrario, come si vede spesso, che il lavoro viene portato fuori solo per risparmiare. Per questo, una volta partito dall’Umbria alla volta di Milano, ed avere lavorato prima come dipendente, ha poi fondato le sue industrie, ma nel 1968 è tornato in Umbria per aprire uno stabilimento a Massa Martana, dove ha ritenuto che ci potessero essere lavoratori competenti e soprattutto motivati. Una scelta che ci sembrava azzardata e che invece si è dimostrata vincente. Il legame con il territorio è vitale per un’azienda e, viceversa, è un fondamentale traino anche per il territorio.” Un’affermazione che lascia stupiti se a farla è Gianluigi Angelantoni , l’uomo che guida un gruppo di livello mondiale, con sedi in Francia, Germania, Cina e India, ma che ha il suo cuore pulsante proprio in Umbria. Una holding planetaria che, nata a Milano nel 1932 con attività legate alla refrigerazione, oggi è ai vertici internazionali per un ventaglio di settori: “Essenzialmente sono tre le gambe su cui poggia la nostra attività – semplifica Gianluigi Angelantoni – la produzione di apparecchiature nel settore delle camere per prove ambientali simulate (testing), la fabbricazione di apparecchi biomedicali nell’area della scienza della vita (life science) e la produzione di energia da fonti rinnovabili (renewable energies).” Tutte attività per le quali l’Angelantoni Group è un leader a livello internazionale con diversi fiori all’occhiello: “Ci siamo aggiudicati numerosi bandi internazionali che ci vedevano competitori con prestigiose aziende straniereracconta Gianluigi Angelantoni – In particolare mi piace ricordare la gara che ci ha visto vincitori per il progetto di conservazione della mummia di Similaun che oggi è esposta nel Museo Archeologico di Bolzano. Abbiamo superato l’agguerrita concorrenza tedesca che peraltro quasi giocava in casa, dal momento che la scoperta riguardava i resti di un uomo tirolese. Ebbene per noi si è trattato di una vera sfida tecnologica dove, con la collaborazione del Politecnico di Milano, siamo riusciti ad affermarci con indiscussi consensi. Ed oggi è una speciale camera firmata Angelantoni a custodire il prezioso reperto.” Dalla tutela del passato alla proiezione verso il futuro con la costruzione nel 2007 a Bangalore (in India) del grande simulatore spaziale per prove di satelliti costruito dalla Angelantoni Industrie Spa in due anni di lavoro per conto di Isro, Indian Satellite Research Organization: un impianto da tredici milioni e mezzo di euro, alto undici metri con un diametro di sette al cui interno si raggiungono 263 gradi centigradi. Angelantoni dal 1988, anno in cui costruì il primo simulatore spaziale, si occupa di questo settore ed è diventato uno dei primi tre produttori a livello mondiale. Ma sono innumerevoli le attività che vedono l’azienda umbra affermarsi sui mercati globali. Ad esempio tutto il vasto settore denominato “life science”: quello che riguarda apparecchiature frigorifere da laboratorio per il settore farmaceutico e biomedicale finalizzate allo stoccaggio di materiali biologici. In questo campo Angelantoni ha addirittura allestito interi laboratori in strutture ospedaliere anche in Umbria. L’altro grande settore per il quale Angelantoni può fregiarsi di un marchio di eccellenza è senza dubbio quello legato alla Green Energy con la produzione di elettricità da fonti rinnovabili. “Nel 2003 – ricorda Gianluigi Angelantoni – con il professor Rubbia presidente dell’Enea, vincemmo una gara europea per produrre tubi ricevitori a 550° per le centrali solari termodinamiche. Abbiamo integrato quella tecnologia con brevetti anche nostri e nel 2014 prevediamo di arrivare alla piena capacità industriale con la produzione di 140.000 tubi. Si tratta di una tecnologia innovativa con questi tubi che riescono ad imprigionare i raggi solari e a surriscaldare dei sali fusi (che peraltro sono dei normali fertilizzanti utilizzati in agricoltura). Il calore prodotto incontra un circuito d’acqua e produce vapore che alimenta una turbina generatrice di elettricità. Niente utilizzo di oli minerali che, oltre ad essere altamente inquinanti ed infiammabili raggiungono al massimo 380° contro i 550° dei sali, mentre questi ultimi, grazie al calore che riescono ad accumulare, garantiscono una produzione continua di energia elettrica anche durante le ore notturne. Un’autentica innovazione, dal momento che le varie centrali solari termodinamiche attualmente in costruzione in varie parti del mondo, utilizzano tutte tubi tradizionali.” Tecnologie di avanguardia, dunque, che puntano ad una nuova qualità della vita che passi anche per un rispetto rigoroso della natura: “Purtroppo in Italia siamo solo all’inizio – si rammarica Angelantoni – e registriamo un ritardo considerevole rispetto al resto del mondo per quanto riguarda l’energia verde. Da noi manca una visione strategica: basta pensare che in Germania esiste una programmazione specifica fino al 2020 ed addirittura si lavora già su proiezioni che si spingono fino al 2050. Purtroppo in Italia sembra che manchi un senso dello stato e sembra inimmaginabile una larga convergenza tra maggioranze ed opposizioni come invece è successo in Germania relativamente alle strategie energetiche considerate un’emergenza da affrontare tutti uniti.” Manca dunque una guida razionale che affronti il problema dell’energia e questo sarebbe anche evidenziato dal drastico taglio dei fondi governativi legati all’incentivazione dell’energia verde… “È uno sbaglio tagliare drasticamente i finanziamenti – sostiene Gianluigi Angelantoni – Sarebbe stato meglio ridurre gradualmente gli incentivi e magari trovare il modo di obbligare il sistema paese ad attuare risparmi energetici, magari imponendo di costruire le abitazioni secondo i nuovi criteri di sostenibilità.” Criteri che dovrebbero essere seguiti ed incrementati cercando di coniugare in tutti i settori la sostenibilità ambientale con il profitto delle aziende; non un’ utopia, ma la necessaria linea di condotta da seguire per garantire una crescita ecocompatibile.