ARTE, MUSICA & CULTURA

30 settembre 2010

L'arte al di fuori dei musei

di Giovanni Zavarella

Il XIX secolo prese coscienza che i Beni culturali, remoti e recenti, meritavano di essere recuperati, conservati e custo­diti. Le idealità che sostenevano i progetti di non disperdere le testimonianze del passato, trovavano ragion d’essere e di divenire non solo nella convinzione che una Comunità deve fondare il proprio futuro nelle valenze della propria civiltà, ma anche nel fatto che qualsiasi società che recide le proprie radici, è destinata a costruire su terreni instabili ed incerti. La fase ottocentesca di raccogliere e musealizzare i Beni arti­stici fu caratterizzata da motivazioni squisitamente storico-culturali e dall’attenzione sempre più pronunciata di tutela dell’archeologia, non solo in chiave repertale, quanto invece utile per una corretta lettura della storia antica. Una storia culturale che trovò anche un ulteriore sviluppo nella nascita di tanti teatri locali. Ovviamente la presa di coscienza doveva fare i conti con le precarie condizioni sociali del tempo. Era indispensabile sostituire la cultura del riuso dei materiali la­pidari e monumentali per nuove edificazioni. Ci si rese conto che il fragmenta colligere doveva diventare un comporta­mento culturale per suscitare non solo l’orgoglio di apparte­nenza ad un territorio, ma anche per riscoprire il genius loci. Ma soprattutto impedire le ‘barbare depredazioni’ e le ven­dite sconsiderate all’estero di reperti greco-romane, dipinti medievali e rinascimentali. Pertanto risultava un servizio culturale al Paese, ma con solo indirette ricadute economi­che. Quindi una risorsa economica, solo se ritenuta utile alla formazione delle nuove generazioni. Comunque il secolo XX è stato una vera fioritura di Musei. Si sono moltiplicati ed ogni Comunità locale si è impegnata per aver una location dove raccogliere le tracce del proprio passato artistico. In tale senso la Regione dell’Umbria e la Conferenza Episcopale Umbra hanno favorito la tendenza di sviluppo dei Musei, a tal punto da poterne registrare, oggi, più di cento.

Ma da qualche tempo si è dovuto prendere atto che per non sedimentare solo dei ‘cimiteri delle cose morte’ e per sviluppare una vera ed autentica ‘democrazia artistica’, era necessario rendere i musei luoghi vivi ed investire ulteriori risorse. E in quest’ambito i maggiori Musei Umbri si sono ar­ricchiti di apposite guide turistiche, di auto guide turistiche, di mirati bookshop, di aule didattiche, laboratori di restauro, di posti di restauro e di caffè, di strumentazione interattiva. Con l’opportunità di organizzare nel Museo anche mostre di arte contemporanea e presentazione di volumi d’arte. Ep­pure, il fenomeno per quanto fortemente sostenuto, non ha prodotto ancora quel salto di qualità tale da rendere il Mu­seo un’autentica risorsa economica. Per la verità, neanche l’apporto delle gallerie pubbliche e private, hanno ottenuto risultati economici di rilievo. Sembrano i Musei e le galle­rie pagare un vieto luogo comune: luoghi apparentemen­te elitari che non suscitano un coinvolgimento popolare. Si ritengono i luoghi museali ed espositivi una sorta di turris eburnea, senza porte e finestre aperte sulla quotidianità.

Solo alcuni hanno cambiato pelle, diventando un discre­to business. Alla luce di questo stato di cose, una rispo­sta nuova ed innovativa è venuta dal versante del privato alberghiero, ristorativo, commerciale. Nella convinzione consolidata di aggettivare non solo l’esercizio con il va­lore aggiunto di una esposizione d’arte, ma anche con l’intenzione di far uscire dai cosiddetti luoghi deputati e paludati dell’arte, i beni culturali ed intercettare ancor più un pubblico che altrimenti ne resterebbe desolatamente fuori. Alcune semplificazioni ci vengono dalla esperienza della Camera di Commercio di Perugia e dalla Fondazione della Cassa di Risparmio di Perugia, laddove consentono nelle loro location più rappresentative, la realizzazione di mostre d’arte e di presentazione di volumi storico-culturali.

Per non citare i foyer dei teatri. Allorquando illuminati privati o Amministrazioni Comunali, convertono spazi interessanti ad una desti­nazione d’uso che nulla toglie alla principale attività. Ad esempio val­ga le iniziative espositive che si realizzano da alcuni anni nei foyer del Cinema Teatro ‘Metastasio’ di Assisi e del ’Lyrick Theatre‘ di Santa Maria degli Angeli. Per non parlare di quanto si è realizzato, a proposito di Telethon, nella Hall della Banca Nazionale di Perugia e di Santa Maria degli Angeli. Ma interessante è l’intraprendenza di quanto accade nel Caffè di Perugia e nel caffè 110 dell’ADISU di Perugia. Che, con una pro­grammazione continua e a ritmo serrato, avvalendosi della collaborazione dei soggetti culturali della città, propongono esposizioni, vernici e conferenze d’arte. Con eguale disegno si propongono le estemporanee e le mostre delle Pro Loco umbre. Basta sottolineare quanto già fatto dalle Pro Loco di Assisi, Santa Maria degli Angeli, Bastia Umbra, Rivotorto, Tordandrea, Ca­stelnuovo, Costa di Trex, Bettona, Cannara, Petrigna­no, Spello, Foligno, Torgiano ecc. Eguale attenzione va riservato alle iniziative espositive dei Lyon Club e Rotary club umbri, delle As­sociazioni culturali come ‘Il Corimbo’, ‘La Postierla’ di Perugia, ‘Pegaso’ di Marscia­no’. E tutto avviene non solo per l’at­tenzione ai beni culturali, ma anche alle ricadute economiche.

A questo fenomeno positivo delle arti che escono dalle gallerie e dagli spazi tradi­zionalmente deputati alle mostre, non si sottraggono non solo gli ‘opifici’ ceramicoli quali l’Antica di Alviero Moretti, ‘Grazia’ di Deruta, ma neanche la Tarlazzi di Perugia, l’Olificio di Trevi, l’imprenditoria Commer­ciale di Caprai a Foligno, di Mandarini di Ponte San Giovanni, ecc. Per non parlare della Biennale della Manini prefabbricati che organizza ogni due anni una biennale delle arti figurative con il disegno di svi­luppare il valore aggiunto nella progetta­zione edificatoria.

Ma la parte da leone, oggi, la fanno alcuni alberghi dalla direzio­ne illuminata. Ci piace citare la ‘Domus Pacis’ di Santa Maria degli Angeli che a latere di un giardino punteggiato da opere scultoree di valore nazionale, può vantare all’interno della struttura, un Museo di Arte contemporanea ‘Rossetti’ e una permanente di dipinti e disegni di grande valore. E mostre occasionali. Nella stessa ottica espositiva meritano una citazione il Resort ‘Valle di Assisi’ e quello di San Crispino di Tordandrea, e quello di Bru­fa, l’Hotel Giotto di Assisi, l’Hotel Etruscan Chocolate di Perugia, l’Hotel Frate Sole, ‘Il Cristallo’, ’Los An­geles’ ecc. E qualche cita­zione meritano le ‘dimore storiche’.

Si tratta di un fenomeno socio – culturale – eco­nomico contemporaneo di notevole interesse, da leggere ed interpretare in senso positivo. Si ten­ta di valorizzare i beni culturali di cui il nostro Paese è detentore pre­valente nel mondo con il legittimo intento di impreziosire le location con un valore aggiunto estetico che mentre nul­la toglie all’economia, dall’altro affascina gli avventori e i clienti. È forse arrivata la stagione che inverte il pregiudizio antico che carmina non dat panem. Bisogna solo saper convertire alla ‘bisogna’ un patri­monio artistico unico all’economia e che da tempo attende di essere epifanizzato a onore culturale e sviluppo economico dell’Italia e dell’Umbria tutta.