RACCONTAMI L'UMBRIA

Umbria insolita: tra sotterranei e cascate

Articolo partecipante Raccontami l'Umbria 2011 - sezione web

di Franca Arciprete Scotti

TESTATA : Focus-online.it

DATA DI PUBBLICAZIONE : 7  dicembre 2010

Sopra: i monasteri, le chiese romaniche, i palazzi dell'800 dai portali imponenti. Sotto: cisterne, pozzi, scale misteriose che scendono in profondità. L'Umbria underground è un'esperienza nuova che promette rivelazioni sorprendenti. In fondo, nulla di strano in un territorio collinoso dove grandi blocchi di tufo coperti di vegetazione nascondono cunicoli scavati nei secoli e labirinti sotterranei. Difesa in caso di attacco, magazzini per conservare cibi e animali, tombe, spazi di lavoro, cisterne d'acqua e addirittura case sono nascosti alla vista comune. E questo per secoli fino ad oggi. Abbandonati e ignorati da una cultura tutta proiettata sulla modernità tecnologica, diventano invece una proposta intrigante per un turismo alternativo. Anche chi ha conosciuto bene l’Umbria classica, medievale e francescana, scoprirà un altro punto di vista.  Gli ingressi sono spesso appartati e nascosti da un cancello arrugginito, la visita è necessariamente accompagnata ed è bene attrezzarsi con un abbigliamento comodo e scarpe a buona tenuta sul terreno. Si può cominciare da Amelia: le cisterne, dieci immense sale voltate sotterranee, erano un tempo piene di fresca acqua piovana che veniva attinta nei casi di necessità. Potevano contenere 4400 m³ d'acqua ed erano collegate con i pozzi in superficie. Alcuni di questi sono ancora visibili nella piazza centrale e nei cortili delle case nobiliari intorno. Tutto era studiato nei minimi particolari: l’impermeabilizzazione della struttura, la conservazione dell'acqua, la pulizia interna, il sistema di svuotamento. www.ameliasotterranea.it . Anche il museo archeologico di Amelia dimostra la abilità degli artigiani e degli architetti dell’epoca, quando Amelia era al centro di una importante via di comunicazione. Ancora più ricco il percorso che si può compiere sotto la superficie di Orvieto, una città millenaria sospesa fra cielo e terra in cima alla famosa rupe che la difende dagli attacchi della pianura.

Nell'oscurità silenziosa della rupe é nascosto un dedalo di grotte scavate facilmente nel corso di 3000 anni a causa della particolare conformazione geologica del territorio. Mentre la città cambiava aspetto in superficie, assumendo anche nel suo tessuto urbano grandi capolavori come il Duomo, le strutture ipogee rimanevano in buona parte intatte. E così sono diventate un prezioso serbatoio di informazioni storiche e archeologiche. Nella percorso sotterraneo che ha inizio da una porticina nascosta nei giardini accanto al Duomo si toccano le stratificazioni di Orvieto, dalla etrusca Velzna alla città medievale e rinascimentale. Cunicoli, scale, passaggi inattesi, la macina di un mulino ipogeo a pochi metri dal Duomo, stanze sovrapposte e anche, nella parete che si affaccia verticalmente sul fianco della rupe, una serie di piccole nicchie quadrangolari. Nidi di piccioni probabilmente, che venivano allevati per trasmettere messaggi e come riserva di cibo in caso di attacchi. Incredibile ma vero, i “butti” medievali, immondezzai pubblici e privati, oggi sono proprio i giacimenti più ricchi e interessanti di antichità dimenticate. Qui si dipana la storia della città: una frenetica attività edilizia segna il periodo d'oro tra il sesto e il quinto secolo avanti Cristo prima della invasione romana che la distrusse completamente. Poi, con le invasioni barbariche, la rupe tornò ad essere un luogo ideale di insediamento e nel quinto secolo cominciò un lento processo di ricostruzione della città. Ma non si deve fare l'errore di pensare che l'Orvieto sotterranea corrisponda ad un'epoca preistorica e barbarica. Proprio all'età rinascimentale corrisponde la costruzione di un’opera di geniale ingegneria: é il pozzo di San Patrizio progettato da Antonio da Sangallo il Giovane, con due scale elicoidali sovrapposte di 248 gradini, in modo che la popolazione potesse scendere a prendere l'acqua con animali da soma fino a 62 m di profondità. Anche questo fa parte del percorso sotterraneo della città. www.orvietounderground.it .

Una vera scoperta è poi quella che si incontra a Narni. La chiesa di Santa Maria maggiore è una vera miniera che continua a dare i suoi frutti. Tanto che a 27 anni dalla scoperta dei sotterranei dell'ex convento dei Domenicani attiguo alla chiesa, nel 2006 un convegno recentissimo ha approfondito le ricerche, illustrando gli ultimi inediti risultati. Nelle segrete del convento si è scoperto che il tribunale dell'Inquisizione interrogava e condannava i colpevoli di eresia. Ma tutta la scoperta si è sviluppata all'insegna della casualità o forse del destino. Nel 1979 nessuno a Narni conosceva l'esistenza del sotterraneo, quando sei giovani amici con l'hobby della speleologia, tra i quali l’entusiasta Roberto Nini (che oggi conquista i visitatori con il suo racconto), ebbero la fortuna di trovare un pertugio da cui tutto cominciò ad apparire. Un'abside affrescata, ossa umane, muri perimetrali con le sedute dei monaci, cisterne per l'acqua, graffiti incisi sulle pareti delle celle dei prigionieri, simboli massonici ed elementi alchemici, fino all'identificazione addirittura con nome e cognome del carcerato del Sant'Uffizio. www.narnisotterranea.it  Poi, al di sopra dei sotterranei, si sviluppa un magnifico paesaggio che soprattutto coincide con la Val Nerina. La Dorsale appenninica è il sistema montuoso che attraversa tutta la regione Umbria nella area est, confinante con la regione Marche, partendo da Città di Castello, toccando i territori di Gubbio, di Assisi, di Foligno, Spoleto e della Valnerina, terminando nella zona del ternano con le città di Narni, Alviano e Terni. Una caratteristica particolare della zona è che questi territori offrono la possibilità di svolgere numerosi sport ambientali in una palestra naturale a cielo aperto unica ed in uno scenario incomparabile. Percorrendo questi itinerari ci si immerge in un mare di verde incontaminato che si coniuga nelle diverse sfumature, sia nella parte perugina che ternana della Val Nerina, nelle vette del Monte Subasio, dove ha vissuto San Francesco, ma anche tra le montagne di Gubbio. Qui ci sono anche ben 5 parchi naturalistici, Monte Cucco, Subasio, Sibillini, Colfiorito, fluviale del Nera con le splendide cascate delle Marmore, con riserve naturalistiche di grande pregio, oasi con flora e fauna unica nel suo genere..

La Valnerina è un territorio ampio dal carattere prevalentemente rurale che dal punto di vista naturalistico costituisce un unicum omogeneo, pur se molto vario e inconsueto rispetto al paesaggio umbro. La Valnerina è caratterizzata dalla presenza di monti alti dai versanti spesso scoscesi coperti da macchia mediterranea; larghi altopiani e pascoli d’altura; pendici più dolci con querce, roverelle, faggi e lecci; stretti fondovalle solcati da fiumi con acque abbondanti. L’intero sistema di valli e montagne segnato da un fitto reticolo idrografico, prende il nome dal fiume Nera, il principale tra i numerosi corsi d’acqua limpida e abbondante che danno origine a numerose cascate e cascatelle. Un po’ più a Sud, il Velino gettandosi nel Nera forma la cascata delle Marmore. Alle acque delle numerose fonti sono state attribuite nel tempo anche virtù particolari, salutari e medicamentose. Lungo il corso del Nera sono tuttora presenti antichi sistemi di sfruttamento energetico delle acque, mentre i vecchi mulini sono stati in gran parte recuperati. Dal punto di vista gastronomico, questa è l’area del prelibato tartufo nero di Norcia, protagonista della storica mostra mercato che si svolge a febbraio/marzo a Norcia. Altre specialità dell’area sono le lenticchie di Castelluccio che si coltivano in ristrette aree degli altipiani dove suolo e clima conferiscono al prodotto qualità uniche per sapore e facilità di cottura; squisiti sono poi i formaggi, dal pecorino alla ricotta salata fino alla caciotta. Tutta la tradizione pastorale di quest’area viene valorizzata con gli appuntamenti di “Fior di Cacio” a Vallo di Nera. Questa è anche la patria della norcineria, l’arte di lavorare e conservare le carni di maiale. Per le sue proprietà il prosciutto di Norcia, lavorato nell’alta Valnerina, ha ottenuto il riconoscimento comunitario I.G.P. Da ricordare inoltre lo Zafferano purissimo di Cascia, le trote e i gamberi del fiume Nera, selvaggina, miele, frutti del bosco e del sottobosco come funghi, asparagi, lamponi, more e mirtilli.

 

 

 

 

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