RACCONTAMI L'UMBRIA

Umbria incantata tra il Tevere e il Monte Peglia

di Andrea Ferraretto

TESTATA: La Stampa Tuttogreen

DATA DI PUBBLICAZIONE: 25 settembre 2014

 

I dintorni di Orvieto, tra colline e boschi l’Umbria selvaggia che non ti aspetti

Un parco, quello fluviale del Tevere, l’occasione per scoprire un angolo dell’Umbria che ha ancora il fascino di un tempo. Un’Umbria intimamente legata al suo passato rurale, dove il turismo è arrivato solo da poco tempo e senza la presenza di massa, ma, piuttosto, con quella discrezione di chi scopre luoghi incontaminati e avvolti in un silenzio capace di emozionare. 

Si percorre una strada, quella che collegava Orvieto con Todi, attraversando boschi, colline e valli: ora la strada è diventata una “bis”(sostituita da una più veloce che scorre a valle) un percorso emozionante, da fare senza fretta, anzi, approfittando di ogni occasione per fermarsi e ammirare il paesaggio. Un percorso fatto di lentezza e riflessioni, dove l’unica velocità è quella delle nuvole che attraversano il cielo spinte dal vento, il resto è affidato ai tempi e ai ritmi della natura che qui domina e regna. Orvieto, vista da questa strada, è una rocca inaccessibile, fiera nel suo isolamento. Vale la pena di percorrerla con calma, rallentando e fermandosi, per trovare un’immersione totale in questo mondo incantato. 

Si sale, verso Prodo, tra curve e tornanti e man mano che la strada si arrampica verso il Monte Peglia si ammira Orvieto dall’alto, arroccata da sempre sullo sperone di tufo. Tra boschi di cerro e macchie fitte di corbezzoli sembra che, da un momento all’altro, debbano sbucare i briganti ma è molto più frequente incontrare caprioli e cinghiali, che hanno, tra questi alberi il loro habitat ideale. Il Monte Peglia, che domina il paesaggio a 360° è già, di per sé, una fonte ricca di escursioni e di trekking: fa parte di un sistema territoriale che raggruppa diverse riserve naturali e, recentemente, alcuni sentieri sono stati attrezzati e dotati di servizi per la fruizione. 

All’improvviso, dopo una curva, compare il castello di Prodo e allora si ha per davvero la sensazione di essere sbucati nel Medioevo, con cavalieri e viandanti che attraversano i sentieri che portano verso questo piccolo borgo, nato attorno al castello e rimasto pressoché intatto, come punto di riferimento dei poderi che rappresentano l’unica presenza umana in questa zona. Il Tevere scorre in basso, allargandosi e formando un lago incontrando la diga di Corbara. Le colline dominano dall’alto il corso del fiume e, proprio sotto all’abitato di Prodo, si trovano le Forre di Campione, gole che si sviluppano tra le rocce, attraversate da un torrente che, in primavera e durante l’estate, è ricco di acqua. Da lì inizia una sequenza di lunghi corridoi con acqua verde che permettono di compiere, con la dovuta attenzione, tuffi e piccole nuotate nell’acqua veramente trasparente e gelida! Il percorso richiede un buon livello di esperienza e di attrezzatura, per questo motivo è utile fare riferimento alle diverse associazioni di torrentismo che organizzano escursioni con la presenza di guide specializzate.  

Il tempo sembra essersi fermato e l’occasione di entrare nel circolo di Prodo, per prendere un caffè e scambiare due chiacchiere con gli abitanti permette di entrare in contatto con una realtà rimasta solidamente legata alle tradizioni e alla cultura di questa zona, dove ogni podere ha un nome e una storia. Verrebbe la voglia di trascorrere ore in questo piccolo baluardo della storia contadina, ad ascoltare racconti e aneddoti, rievocando tempi di duro lavoro e di fame ma anche di un’agricoltura che traeva reddito dalla gestione dei campi. Le immagini di un tempo scorrono nelle storie che si ascoltano, che raccontano di raccolti, allevamenti e feste per celebrare il lavoro contadino. Oggi la gran parte dei casali sono abbandonati o utilizzati a scopo residenziale da turisti e tutto ciò rende ancor più malinconica e nostalgica questa zona: i grandi alberi di noce testimoniano l’attività e la solidità di un mondo rurale che oggi è scomparso, sottoposto a uno spopolamento che, con il tempo, restituisce spazio al bosco e alla fauna selvatica. 

Il colore rosso dei mattoni dei casali e il verde dei campi, che si aprono tra i boschi e la macchia, contraddistingue questo tratto, facendo diventare tutto ancor più magico quando, al tramonto, la luce prende una tonalità che avvolge e affascina e lassù, nel cielo, non è difficile scorgere i rapaci che si lasciano trasportare dall’aria in cerca di prede. 

Proseguendo sulla strada si continua a seguire, in lontananza, l’andamento del Tevere, con i fiordi incuneati nel profilo delle colline circostanti; un tratto pianeggiante, gradualmente, apre la prospettiva verso Nord, con lontano, all’orizzonte, Perugia. Una sosta la merita la Fattoria Ma’Falda, una di quelle scoperte capace di descrivere l’entusiasmo e la passione di chi vuol continuare, oggi, a fare l’agricoltore in zone complicate e difficili, dove lavorare significa sacrifici e impegno. Qui a scommettere sull’allevamento di capre per produrre ottimi formaggi sono state due sorelle norvegesi che hanno ristrutturato e recuperato un antico casale, introducendo la sapienza casearia tipica di altre regioni e realizzando una struttura agrituristica veramente originale e accogliente. 

 

Tra il Monte Peglia e il Tevere c’è tutto questo: una testimonianza di un mondo che non c’è più e che, ancora oggi, è in grado di regalare una natura intensa e coinvolgente, che affascina proprio per questa sua malinconica bellezza, fatta di spazi ampi e liberi, dove il suono è solo quello del vento tra gli alberi. 

Sono luoghi che restano nel cuore, luoghi che si ricordano per i colori del paesaggio e del cielo, per il silenzio rotto solo dalle cicale e delle civette, per il profumo del vento e la luce delle stelle. Non è solo un parco ma un insieme di luoghi speciali, avvolti in un velo di emozioni e di sensazioni. 

       

 

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