ARTE, MUSICA & CULTURA

31 dicembre 2011

Trentasei anni di fotografia popolare a Perugia

di Massimo Duranti

A Palazzo della Penna ci sono appesi tanti frammenti della nostra storia di perugini, meglio dire della cronaca – perché non tutto è ancora diventato storia, dovendo passare ancora un po’ di anni – di quasi un quarantennio. E la gente di Perugia, già dalla fine di novembre, si reca numerosa a visitare questa mostra di fotografie dove ritrova i suoi anni passati, talvolta anche la propria immagine. Perché fa bene ogni tanto voltarsi indietro per poter guardare meglio avanti. “La memoria nei cassetti. Perugia 1944/1970”, che rimarrà aperta fino al 4 marzo, promossa dall’Assessorato alla Cultura e alle Politiche sociali del Comune di Perugia (aperta tutti i giorni, biglietto dal modico costo), è stata curata da Alberto Mori, storico libraio perugino e attento osservatore della vita della città, con la collaborazione di Luigi Petruzzellis, giovane ricercatore. È in realtà la terza tappa di un progetto sulla fotografia avviato dal Comune con “Un viaggio nel tempo e nella memoria”, curata da Alberto Grohmann, con immagini del XIX e XX secolo (autori Girolamo Tilli e Giuseppe Giugliarelli), e proseguito con “Fotoreporter Perugia”, curata da Alvaro Fiorucci, Federico Fioravanti e Alberto Mori con immagini degli ultimi decenni tratte dagli archivi dei fotoreporter perugini. Sono oltre trecentocinquanta le fotografie scelte e ingrandite, provenienti da più di centosessanta prestatori, che ci raccontano soprattutto la “persona” nella vita quotidiana, nei momenti di svago, nelle cerimonie e ricorrenze: dunque la gente nel suo muoversi fra privato e vita collettiva. Poche le immagini ufficiali di cerimonie e di autorità, salvo per la nascita della Regione. È questo il taglio che è stato dato dai curatori: ricordare la famiglia della porta accanto, la vita di paese o di quartiere, dove di rado capitavano personaggi, appunto. E di questa storia privata e di collettività scrivono in catalogo – un ponderoso tomo di 365 pagine – di Futura, oltre ai curatori, Claudio Carnieri, il più perugino degli intellettuali ternani, Domenico Coletti, noto giornalista e storico dell’arte, Alberto Grohman, famoso storico della città e Tullio Seppilli, antropologo di vaglia. La mostra è stata opportunamente dedicata a Guido Lemmi, farmacista storico di Corso Vannucci, recentemente scomparso, che ha messo insieme la più importante collezione di fotografie sulla città dalla fine dell’800 in poi. In questi tempi di crisi, vanno doverosamente citati gli sponsor che hanno consentito la realizzazione di questa iniziativa: Unipol, LIOMATIC, Dimensione Cartesio, Cartesio Energia, TLM-costruzioni, Sponsor tecnici: Umbria mobilità e Sistema Museo. Largo spazio prendono le immagini dei danni causati dai bombardamenti (significativa quella tratta dall’Archivio Santucci del ponte di via Appia a Perugia – la Strada Nuova –, fatto saltare dai tedeschi in ritirata) e dell’arrivo delle truppe alleate che liberarono Perugia il 20 giugno 1944, molte inedite, rispetto a quelle che si sono sempre viste nei libri di storia locale, soprattutto di luoghi privati. Grohman sottolinea nel testo Economia e spazio urbano a Perugia dal 1944 al 1970 che dal 1944 si registra un notevole trasformazione della città. In particolare, scrive delle “Le difficoltà di inserimento nella struttura produttiva della città faranno si che nel corso degli anni Cinquanta si determini una stretta relazione città-campagna: una parte consistente della manodopera della maggiore industria cittadina, quella legata all’industria dolciaria, continua a vivere in campagna”, dunque l’inurbamento stenta. Era nata la Perugina a Fontivegge, le cui immagini, dall’alto e fra le linee di produzione abbondano in mostra. Di cultura si occupa ovviamente Mimmo Coletti che nel suo testo Sorrisi di una primavera culturale ricorda il fermento di iniziative in città già negli anni che seguirono la liberazione. Rammenta così i concerti all’Università per Stranieri eseguiti da concertisti che sarebbero diventati i protagonisti della scena musicale nazionale ed internazionale, organizzati dagli Amici della Musica di Alba Buitoni e dalla esordiente Sagra Musicale Umbra, definendo Perugia, piccola Salisburgo. Il paragone non stona e nemmeno è retorico, il pubblico corre compatto, moltissimi sono i giovani, l’entusiasmo cresce, lievita”. E allora tante foto dei concerti in Piazza IV Novembre, ma anche della gipsoteca dell’Accademia di Belle Arti e del mitico Teatro in Piazza ideato da Giuseppe Agozzino. In mezzo a queste tematiche, abbondano immagini di gente qualsiasi colta nei momenti di svago e nelle attività artigianali e domestiche. L’impegno sociale e politico, del quale Perugia è andata sempre fiera, è nelle parole di Claudio Carnieri, che perugino non lo è di nascita, ma per radicamento. Ne La “mia” Perugia ricorda la città dai tempi delle prime Marce della Pace di Capitini, quando partecipò “a quella straordinaria, indimenticabile, giornata della “prima Marcia della Pace” che costituì per taluni della mia generazione, una tappa “fondativa“. E di politica raccontano tanti scatti fotografici dei comizi nelle piazze principali dell’acropoli ed anche nei paesi lungo il Tevere. Politica e insieme pratica religiosa nella più esilarante immagine da “compromesso storico” ante litteram della mostra: una foto degli anni Cinquanta del Museo del giocattolo, scattata nella frazione di San Marco mentre si celebrava una messa sotto lo striscione che invitava a votare Partito Comunista. E di fotografia scrive l’antropologo Tullio Seppilli, il quale ricorda orgogliosamente in Un modello di mostra fotografica di essere stato nel 1968 l’ideatore della storia raccontata attraverso le fotografie. L’Istituto di Antropologia culturale dell’Università da lui diretto fece la prima esperienza nazionale di raccolta di immagini dalle famiglie per ricordare 100 anni di storia della cultura contadina e del ruolo della famiglia in particolare. Non mancano copiose e curiose immagini di svago, marino e montano dei perugini, ovviamente i balli carnevaleschi e non, con i complessi musicali nostrani che andavano di moda negli anni Sessanta. Al mare ci andavano in pochi negli anni Cinquanta, ma la mostra ci illustra splendide ragazze perugine che sulle spiagge adriatiche esibivano costumi da bagno molto audaci per l’epoca, tanto che una certa signorina Serenella Pilini (la foto è stata prestata da Angela Antonelli), a Porto Recanati, secondo quanto si legge nella didascalia, sarebbe stata multata di 500 lire “per l’audace costume da bagno”che consisteva in un due pezzi molto casto agli occhi odierni, ma certo non per quelli di allora. Il fatto è che la signorina era decisamente bella e slanciata e con qualsiasi costume sarebbe apparsa provocante. La mostra si conclude con le immagini della storica, prima seduta del Consiglio regionale dell’Umbria, tenutasi nel 1970 alla Sala dei Notari di Perugia, con Fabio Fiorelli, primo Presidente del Consiglio e accanto i due vice Presidenti Sergio Angelini e Francesco Innamorati. Dai carri armati che liberano Perugia alla “Perugina” che non c’è più a Fontivegge, dalla Sagra Musicale che non è più quella, alla Marcia della Pace che ancora c’è, alla conturbante Serenella a Porto Recanati, fino al serioso insediamento della Regione, questa cronaca-quasi storia di Perugia deve essere proprio visitata per guardare con più entusiasmo al futuro.

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