RACCONTAMI L'UMBRIA

Terra che ammalia

Articolo partecipante Raccontami l'Umbria 2013-sezione stampa

di Gabriele Salari

TESTATA: Plein Air

DATA DI PUBLICAZIONE: novembre 2012

Da lontano il profilo di Amelia appare aggrappato a un colle su cui spiccano la cupola del duomo e l’antica torre civica dalla singolare forma dodecagonale. Per visitarla – dopo aver parcheggiato il camper fuori dalle mura, poiché nelle vie principali il traffico è consentito ai soli residenti – ci aspetta una lunga salita fra vicoli e vicoletti. Superate le porte d’accesso (bellissima la vista da Porta della Valle), oggetto di un restauro al momento del nostro arrivo, ci inoltriamo nel borgo antico ricco di palazzi rinascimentali. Degni di nota sono il teatro, realizzato interamente in legno nel 1783 e sottoposto nei due secoli successivi a numerosi interventi di ammodernamento, e le cisterne romane situate nei sotterranei di Piazza Matteotti, un vero capolavoro d’ingegneria idraulica in perfetto stato di conservazione. Per gli appassionati c’è anche un museo archeologico, a cui si accede dal chiostro della bella chiesa di San Francesco, poco oltre Porta Romana. Tra gli edifici religiosi lascia senza fiato la seicentesca cattedrale di Santa Maria Assunta: a navata unica con volta a botte affrescata, custodisce importanti opere d’arte come L’ulti- ma cena di Francesco Perini. Da Amelia si prosegue con il v.r. alla volta di Lugnano in Teverina lungo una strada ampia e bordata di lecci. E una bella lecceta attrezzata con tavoli da picnic si trova dopo pochi chilometri alle porte della frazione di Porchiano del Monte, che merita una piccola deviazione. Situata in posizione dominante Lugnano è una delle città dell’olio ed è annoverata nel circuito dei borghi più belli d’Italia: gran parte del merito lo deve alla posizione dominante e alla splendida Collegiata dell’Assunta, in stile romanico. Il portico sovrastato da un fregio con gli stemmi dei quattro evangelisti e il rosone valgono da soli la visita, per non parlare del pavimento cosmatesco, dell’architettura interna e della tela ad opera di Nicolò Alunno.

Birdwatching ad Alviano La strada verso Alviano è panoramica e offre un’ampia vista sul fondovalle dove spicca l’omonima oasi naturalistica, che con oltre 900 ettari è fra le più ampie in Italia gestite dal WWF. Gli appassionati di birdwatching non possono perdere la visita, soprattutto nei mesi primaverili e autunnali quando si popola di uccelli migratori tra i quali può capitare di avvistare rarità come la gru coronata. Il paese merita una sosta per lo splendido castello, recentemente restaurato e ben conservato, mentre la vicina Guardea vale una deviazione per ammirare i resti della chiesa e del convento di Santa Illuminata, eretto nel 1007 da San Romualdo, fondatore dei Camaldolesi. Da qui un’indicazione sulla sinistra porta alla località Madonna del Porto, dove si trova l’accesso all’Oasi WWF di Alviano. Dopo l’ampio parcheggio si attraversa un ponticello pedonale sopra la ferrovia, a meno di non lasciare il mezzo alla stazione di Alviano e arrivarci lungo un sentiero ciclabile di quattro chilometri. In seguito alla realizzazione di una diga dell’Enel, che ha sbarrato il Tevere creando un lago e una zona umida, già nel 1977 si crearono le condizioni per l’istituzione di un’oasi naturalistica. Negli anni l’area protetta è cresciuta diventando un vero laboratorio della biodiversità dove sperimentare anche tecniche innovative di conservazione. I visitatori sono in costante aumento, e così l’avifauna. Nell’estate del 2011 lo staff della riserva ha effettuato il censimento dei nidi. Racconta il direttore Alessio Capoccia: «Quello che ci si è parato dinanzi è stato uno spettacolo unico ed emozionante. Battiti d’ali, fruscii tra le fronde, cinguettii di pulcini affamati e ben 60 nidi di airone cenerino, 63 di airone guardabuoi, 23 di garzetta, 4 di sgarza ciuffetto e di nitticora. Si tratta di numeri più che raddoppiati rispetto a quelli del 2010, che fanno girare la testa agli appassionati, agli addetti del settore ma anche ai neofiti ». La visita si compie lungo un sentiero di un chilometro e mezzo accessibile anche alle persone disabili, costellato di capanni per il birdwatching tra cui una torretta a due piani dotata di cannocchiale. Da lì si possono osservare l’airone cenerino che caccia in mezzo al lago o stormi di anatre che si spostano da un punto all’altro dell’oasi. Proseguendo lungo il tracciato si costeggiano dei prati umidi su cui sostano cavalli al pascolo e altre specie di uccelli tipiche di questo habitat come le pavoncelle; passando per il bosco, si torna indietro oppure si può percorrere un ulteriore sentiero con altri punti d’osservazione, che però costeggia il Tevere ed è sovente allagato. Dopo la visita si può scegliere se procedere verso il Lago di Corbara o goderne la vista dall’alto da quello splendido balcone naturale che è Civitella del Lago. Dal paese la strada ci porta in direzione della piccola località di Morre, salendo sulla montagna e cambiando versante. Anche la vegetazione in questo tratto muta, e la lecceta lascia il posto ai castagneti. Raggiungiamo così Montecchio, cittadina di origine etrusco-romana che merita una breve sosta anche per la necropoli di Fosso San Lorenzo situata nei dintorni. La carrabile quindi continua sempre in quota per Toscolano, nella cui chiesetta si conserva un dipinto di Piermatteo d’Amelia, ma noto soprattutto per il Centro Europeo di Musica, una scuola per cantautori voluta dal paroliere Mogol. Qualche chilometro dopo sulla destra ci fermiamo a Santa Restituta, piccolissima frazione a 500 metri di quota con i resti di un castello del XII secolo nella parte alta del borgo. Si può lasciare il camper nel piccolo parcheggio che s’incontra appena appare il paese sulla collina e si sale a piedi. La via principale è una scalinata che termina davanti alla chiesa, mentre l’unico punto di ristoro è un circolo, ovvero una forma di gestione collettiva dei beni che altrove si chiama comunanza e alla quale ci si rivolge, ad esempio, per poter raccogliere le castagne nei boschi che appartengono alla collettività di Santa Restituta. Facendosi spiegare la strada o individuandola in una guida, si segue un sentiero che attraversando castagneti e leccete porta al valico di Piani Peloni, a 700 metri di quota, e da qui si scende a Macchie, una frazione di Amelia. Nel Medioevo questi boschi furono oggetto di aspre contese tra Amelia e Todi, interessate entrambe al legname che se ne poteva ricavare, mentre oggi sono meta di escursionisti e birdwatcher. Dopo aver lasciato Santa Restituta, si prosegue con il veicolo ricreazionale fra i boschi fino a raggiungere Castel dell’Aquila, un paesino che merita una sosta anche per la possibilità di rifornire la cambusa presso alcuni negozi di alimentari. Sulla porta d’ingresso si nota lo stemma dell’aquila che risale al periodo in cui Todi aveva il controllo di tutti i castelli della zona. Questo doveva essere l’avamposto, tanto da assumere il simbolo tuderte nel nome del paese. Continuando sulla stessa carrabile si torna verso Amelia e si chiude l’anello passando per la frazione di Frattuccia, dove si trova un interessante centro di studi sulle energie alternative (vedi riquadro Al centro delle rinnovabili). Poi proseguiamo con destinazione Avigliano Umbro: qui, circondata da ulivi e campi, si erge su un poggio una fortezza del ’500 con torri semicircolari, oggi adibita ad agriturismo. Poco oltre, deviando a sinistra dalla via principale, c’è il bel borgo medioevale di Sismano. Negli anni fra il 1234 e il 1289 la guerra tra Guelfi e Ghibellini coinvolse anche questo centro, che all’epoca era di proprietà delle famiglie degli Atti e dei Caetani, come si evince ancora oggi dagli stemmi che si notano su un arco d’accesso. Appartenente ai Corsini da circa 400 anni, è stato via via recuperato e molti edifici antichi sono oggi utilizzati come albergo.

Fossili viventi Il nostro viaggio prosegue ancora verso Dunarobba, dove si trova la foresta fossile più antica del mondo, l’unica con queste caratteristiche insieme ad altre due che si trovano in Ungheria e in Canada. Unica perché l’arrivo di una glaciazione e il brusco calo della temperatura hanno fatto sì che gli alberi si conservassero per tutto questo tempo sotto una spessa coltre di argilla senza pietrificarsi, come se fossero sottovuoto. Lo scienziato Federico Cesi, natio della vicina Acquasparta, fu il primo nel 1600 a scoprire la foresta e ne studiò le possibili origini con l’amico e scienziato Francesco Stelluti. Del loro lavoro rimangono alcuni scritti interessanti e circa duecento fra disegni e acquerelli, conservati presso la Royal Library del castello di Windsor. Poi, per oltre tre secoli, la foresta fu dimenticata. La sua riscoperta risale alla fine degli anni ’70, durante gli scavi per l’estrazione di materiali inerti utilizzati nella vicina fornace di laterizi. Gli operai allertarono subito gli studiosi ed emersero vegetali alti anche 30 metri, perfettamente conservati. Ci ha pensato l’uomo negli ultimi anni a deteriorarli, esponendoli alle intemperie e non proteggendoli adeguatamente ma solo con delle provvisorie tettoie di lamiera. Ecco perché oggi rischiamo di perdere un tesoro che risale al Pliocene, ben due milioni e mezzo di anni fa, epoca a cui risalgono anche i resti di un rinoceronte – simile a quello di Sumatra – e di un cervo che sono visibili al laboratorio di paleontologia situato presso il centro visite. È consigliabile andare negli orari delle visite guidate, altrimenti l’area è chiusa per ristrettezza di fondi; per lo stesso motivo non è più possibile climatizzare la struttura, accelerando così il deterioramento di alcuni tronchi lì custoditi per studiarli più attentamente. Le guide risponderanno a ogni vostra curiosità riportandovi indietro nel tempo, quando qui c’erano un immenso lago e un fiume che arrivava fino a Todi e la foresta costeggiava la zona umida. L’acqua del lago allagava periodicamente la pianura e così ha finito per sommergere gli alberi. Guardiamoli con attenzione, perché ci parlano ancora: gli anelli d’accrescimento sempre più ravvicinati raccontano del periodo in cui è iniziato il grande freddo e non crescevano più come prima, mentre alcuni tagli evocano una storia più recente, ossia il tentativo di utilizzarli come legna da ardere perché non se ne capiva l’importanza. Terminata la visita, proseguiamo lungo questa campagna morbida e argillosa fino ad Acquasparta godendo di una bella vista sui Monti Martani. Nota già ai Romani per le sue acque termali, conserva un aspetto medioevale grazie alla cinta muraria e alla porta d’accesso, ma l’impianto cittadino è rinascimentale e a quell’epoca risale il monumento di maggior rilievo, Palazzo Cesi, appartenente a una delle famiglie più prestigiose dell’Umbria. Il personaggio più illustre è stato forse Federico Cesi, che nel 1603 costituì a Roma l’Accademia dei Lincei, la più antica del mondo che annoverò fra i suoi soci anche Galileo e che ancora oggi si occupa di promuovere e diffondere la conoscenza scientifica. Se non vi sentite ancora appagati da ciò che di bello avete visto finora, da Acquasparta non mancano valide alternative per prolungare ulteriormente il vostro itinerario. Potete scegliere se puntare il mezzo verso nord sulla E45 e arrivare in breve a Todi, oppure dirigervi a sud con meta Sangemini, altra capitale delle acque termali. Un’ulteriore possibilità è prendere la statale 418, paesaggisticamente molto bella, fino a Baiano di Spoleto, dove diventando la statale 685 vi porterà a Spoleto, base ideale per altri itinerari fra castelli e boschi. 

 

Al centro delle rinnovabili Si chiama PER, acronimo di Parco dell’Energia Rinnovabile, ma esprime anche un’idea propositiva quella che hanno avuto Alessandro e Chiara, creando un centro dove tenere corsi sulle energie rinnovabili e sull’agricoltura sostenibile fra Todi e Amelia. Dicono i due fondatori, che accolgono gli ospiti in una struttura a energia zero, dalle camere al ristorante: «Siamo convinti che in questa bella Umbria nel concetto di bello si deve comprendere anche il piacere di scambiare pensieri ed emozioni. Altrimenti è una bellezza incompleta, e a noi non basta abitare in una cartolina». Il centro (tel. 0744 988050, www.per.umbria.it, scrivi@per.um bria.it) aderisce al circuito AgriPleinAir e offre la possibilità di sosta gratuita senza servizi agli equipaggi in camper; la strada di accesso alla struttura è in salita e un po’ stretta.  

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