STUDI E RICERCHE

29 maggio 2019

La Cina è un pericolo o una opportunità?

di Antonella Jacoboni

L'11 dicembre 2001 la Repubblica Popolare Cinese entrò a far parte del WTO, l'Organizzazione Mondiale del Commercio; i paesi aderenti erano 142 e controllavano il 90% del commercio globale. Pochi si resero conto che questo evento avrebbe cambiato non solo l'economia, ma anche gli equilibri geopolitici che fino ad allora avevano governato i rapporti tra le nazioni.

Ora siamo in un altro momento di cambiamenti epocali: la Nuova Via della Seta e il piano Made in China 2025 prospettano un mutamento del sistema produttivo cinese che si apre sempre di più al mondo esterno.

"Sii autosufficiente, ma non isolarti. Quando il re della Cina chiuse le frontiere iniziarono secoli di decadenza" ha scritto il pensatore taoista Deng Ming-Dao.

Che cosa sta accadendo a Pechino?

La Cina è uno dei principali paesi manifatturieri ed è noto come le sue scelte abbiano un impatto fondamentale sugli scambi commerciali mondiali.

Nella primavera del 2016 il primo ministro cinese Li Keqiang, usando le frasi “guardare l'insieme” “guardare la tendenza” “guardare in lontananza” ha presentato il Tredicesimo Piano Quinquennale (2016-2020) che elenca le linee guida per la trasformazione del modello economico cinese: uno sviluppo non più basato sulle esportazioni, ma su produzioni di maggiore livello qualitativo ed  imperniato sui consumi interni, una crescente attenzione ai servizi, in poche parole un sistema industriale che punta all'innovazione: da fabbrica del mondo a laboratorio di rivoluzione tecnologica.

Gli obiettivi prevedono una crescita media del Pil del 6,5% annuo, il settore dei servizi dovrà salire dal 50,5% del Pil del 2015 al 56% entro il 2020,  ci sarà una chiusura delle aziende statali poco produttive ed una riduzione della sovrapproduzione industriale, come nel caso dell'acciaio dove 600 fabbriche di prodotti lunghi per l'edilizia, considerate obsolete ed inquinanti, sono state già dismesse (dati Il Sole 24 Ore del 6 luglio 2017). Saranno potenziati i trasporti, in particolare quello ferroviario, con la costruzione di nuove tratte ad alta velocità per passare dagli attuali 19mila Km a circa 30mila (tutta la rete ferroviaria cinese consta di 86mila Km).

Si propone inoltre la creazione di almeno 50 milioni di nuovi posti di lavoro nelle zone urbane, che incrementeranno la popolazione che vive nelle città a circa il 60% del totale, un aumento degli investimenti per la ricerca dal 2,1 al 2,5% del Pil, un numero di brevetti da 6 a 12 ogni 10 mila persone ed infine il governo si auspica una crescita del reddito pro-capite di circa il 6,5% annuo. Il piano ha anche lo scopo di migliorare la qualità della vita con l’obiettivo di guidare l'attuale popolazione agricola fuori dalla condizione di povertà e di potenziare il sistema del welfare, fornendo una istruzione di qualità, una assistenza sanitaria e altri servizi pubblici indispensabili.

A sua volta il Made in China 2025 è un pilastro del Tredicesimo Piano Quinquennale che non si riferisce a tutti i settori industriali , ma solo a particolari aree strategiche: la nuova information technology, le attrezzature aerospaziali, le macchine per controllo numerico e la robotica, le apparecchiature per navi di alta tecnologia, l'ingegneria ferroviaria, i veicoli a risparmio energetico e l'energia verde, l'efficienza energetica,  i materiali innovativi ed infine i macchinari agricoli e le apparecchiature mediche. Prevede che tra sette anni dovranno essere prodotti in Cina il 70% dei robot industriali da utilizzare, l’80% delle macchine ibride o elettriche, il 70% dei dispositivi medici e l’80% dei componenti per macchinari avanzati.

Attualmente il Dragone è in ritardo nell’innovazione tecnologica: le aziende non sono molto robotizzate e contano 68 robot ogni 10.000 lavoratori; si tratta di una cifra  bassa se paragonata alla Germania con 301 robot o anche all'Italia con 160 robot ogni 10.000 lavoratori e si cercherà di arrivare ad una media di 350 robot ogni 10.000 lavoratori. L'esperienza tedesca ha dimostrato che in Germania la digitalizzazione e la robotizzazione hanno creato più posti di lavoro di quanti ne abbiano cancellati. Il progetto si svolge in due fasi: la prima è quella di avere il know-how necessario per incrementare l’automazione e le produzioni di qualità; la seconda quella di raggiungere un livello tale di innovazione che il 70% dei componenti dei manufatti  sia realizzato in patria.

I dirigenti del partito comunista cinese sono consapevoli che il loro paese è destinato a perdere  la sua competitività manifatturiera a favore di nazioni con economie più povere e la creazione del Cafta, l'area di libero scambio tra la Cina ed i paesi dell'Asean, può comportare un tale pericolo. Si è scelto di fare maggiori investimenti in ricerca e sviluppo prima che si verifichi l’invecchiamento della popolazione e la conseguente diminuzione della forza lavoro. La Cina ha un grande problema demografico; la popolazione invecchia e si altera il rapporto tra lavoratori attivi e pensionati: oggi è 5 a 1, mentre nel 2040 scenderà al 1,6 a 1. In poche parole il modello economico che fino ad oggi ha decretato il successo cinese potrebbe entrare in forte sofferenza con ricadute sociali imprevedibili che minerebbero la supremazia del partito comunista.

Pechino vorrà accelerare il processo di urbanizzazione e continuare a sottrarre  la popolazione rurale  all'agricoltura per destinarla all'industria ed ai servizi e nello stesso tempo ammodernare il tessuto industriale. Tutto questo deve essere fatto in tempi brevi, 5 anni, massimo 10, prima che i lavoratori cinesi inizino ad invecchiare senza che siano diventati benestanti.

In questo scenario le aziende europee avranno vantaggi sempre minori, in particolare, in quei settori dove la Cina è intenzionata a colmare il divario tecnologico e sarebbe saggio che la UE iniziasse a programmare delle strategie industriali unitarie.

Tanta progettualità ha allarmato gli Usa e lo sforzo cinese verso l’indipendenza tecnologica sta mettendo in crisi la superiorità americana nell’innovazione dell'intelligenza artificiale.

Il presidente D. Trump ha trovato nei dazi un' arma per colpire Pechino in un momento di debolezza: la Cina nei primi mesi del 2019 ha avuto un rallentamento dell'economia e solo ora ne sta uscendo, ma la competitività delle merci e delle imprese dell'Impero di Mezzo, grazie alle riforme in atto, è destinata ad aumentare. Il Ministero del Commercio cinese ha criticato gli ultimi aumenti tariffari di Washington dal 10% al 25% per le merci cinesi per un valore di circa 200 miliardi di dollari. Allo stesso tempo, la controparte asiatica, senza scomporsi, vuole risolvere le divergenze non abbandonando i negoziati in corso.

Deng Xiaoping diceva ”cela le tue abilità e prendi tempo, tieni un basso profilo e non pretendere mai di comandare”, ma anche “non è difficile capire la Cina: Mao era un soldato, Zhou Enlai era un soldato, anch’io sono un soldato”.

Il giornale britannico The Guardian (edizione online del 12 maggio 2019) definisce “big electoral gamble” (“una grande scommessa elettorale”) la mossa di Trump, dalle conseguenze imprevedibili sull'economia mondiale in caso di irrigidimento cinese. Se il presidente americano riuscisse nel suo intento ci sarebbero diversi benefici economici per gli Usa nei settori della competizione tecnologica, come il rispetto delle autorità cinesi per la tutela della proprietà intellettuale e la possibilità per le aziende a stelle e strisce di vendere servizi di cloud computing sul mercato asiatico, inoltre gli Stati Uniti capirebbero se la Cina si sente pronta per una sfida. Pechino, probabilmente, darà una risposta intermedia per mantenere un profilo internazionale rispettato, ma non cercherà lo scontro, perché il ribilanciamento del suo sistema economico è ancora allo stato embrionale, come anche il progetto della Nuova Via della Seta che non può essere attuato in un clima di  forti tensioni internazionali.

Intanto la Repubblica Popolare ha iniziato a vendere in silenzio i titoli del debito americano di cui è la prima detentrice con circa il 17,7% di quelli posseduti dagli investitori pubblici stranieri; ha anche disertato le aste del 7 ed 8 maggio 2019, sempre dei titoli di stato statunitensi, aste che si sono chiuse con un clamoroso fallimento (dati Il Sole 24 Ore del 10 maggio 2019).  Il presidente Xi Jinping, dopo lo scontro su Huawei, ha visitato lo stabilimento di Jl-Mag Rare-Earth, leader nel settore delle terre rare, accompagnato dal vice Liu He, capo negoziatore per le trattative commerciali con gli Usa ed ha simbolicamente accennato ad una Nuova Lunga Marcia. La Cina sceglie i toni morbidi e si affida alle minacce velate. Inoltre va ricordato che i progetti nucleari della Corea del Nord, paese che dipende quasi totalmente da Pechino, possono essere controllati e mitigati solo da Pechino.

“Con ordine affronta il disordine, con calma l'irruenza” (Sun Tzu “L'arte della guerra”)

“In guerra la regola è di evitare ciò che è forte e di colpire ciò che debole” “Non attaccare mai in salita” (Sun Tzu “L'arte della guerra”)

"Huawei tiene a un'Europa forte e unita, siamo pronti a lavorare con l'UE per sviluppare il 5G in Europea in modo che questo rafforzi i valori europei e aiuti a raggiungere gli obiettivi UE, dal clima alla sicurezza stradale”, ha affermato a Bruxelles Abraham Liu, vice presidente della Huawei Europa. (Ansa del 10 maggio 2019)

Che cosa è la tecnologia 5G? E' la quinta generazione di tecnologie per le connessioni telefoniche mobili ed ha come leader mondiali Huawei, Nokia, Ericsson, Cisco e Zte: Huawei é l'azienda cinese più temuta dagli Stati Uniti e detiene da sola circa il 28% del mercato globale delle infrastrutture con un fatturato di circa 92 miliardi di dollari nel 2017 (dati Il Sole 24 Ore del 5 aprile 2018) e Washington ha deciso di impedirle di acquistare componentistica americana e di vendere i suoi prodotti negli Usa. (New York Times del 15 maggio 2019)

Questi ultimi sono preoccupati che la costruzione delle reti strategiche europee sia fatta da società cinesi e il Comando delle forze NATO in Europa ha sottolineato che i paesi alleati potrebbero perdere il supporto americano nel caso scegliessero di affidarsi a Pechino per il 5G. Questo tipo di tecnologia potrebbe rivelarsi pericolosa, perché permetterebbe di  raccogliere dati sensibili in modo illegale ed in una eventuale “cyberwar”, guerra informatica, potrebbe essere permeabile allo spionaggio delle Repubblica Popolare.

In realtà la UE è molto dubbiosa riguardo a tale problematica ed ha definito la Cina “rivale sistemico”, ma la Commissione Europea  non ha potuto bandire Huawei dalle aste delle frequenze del 5G, come invece avevano chiesto gli Usa.

“La vera sfida... si gioca sui dati, senza i quali non esisterebbe l'economia digitale. L'UE, le autorità europee di garanzia, i governi nazionali, incluso il nostro, devono mobilitarsi con urgenza. per proteggerci finalmente anche verso Oriente.” ha detto Antonello Soro Garante della Privacy  in una intervista al giornale La Repubblica del 13 marzo 2019.

Le minacce cibernetiche “sono destinate a crescere esponenzialmente con lo sviluppo del 5G con cui la superficie di attacco si amplia in progressione geometrica”. Ha detto sempre Antonello Soro in una audizione al Copasir- Comitato Parlamentare di Controllo per i Servizi di Informazione e Sicurezza e per il Segreto di Stato della Repubblica Italiana. (Ansa 27 marzo 2019)

La Cina è un pericolo o una opportunità?

Non è facile rispondere a questa domanda: può essere entrambi, ma dipende dalla forza o dalla debolezza dell'interlocutore. Gli Usa considerano Pechino un pericolo per la loro supremazia commerciale, geopolitica, finanziaria e militare ed usano una strategia guidata dall'impazienza per contenere la Cina, mentre quest'ultima, permeata di cultura taoista, ha una visione profondamente diversa dell'agire: “affrettati nell’azione, e fallisci. Cerca di afferrare le cose, e le perdi. Forza un progetto al completamento, e rovini ciò che era quasi maturo” “l’impero si conquista sempre senza darsi da fare” (Lao Tse)

Per quanto riguarda l'Unione Europea, la Cina potrebbe essere una opportunità: la Nuova Via della Seta e il Made in China 2025 rappresentano il riscatto dell'economia manifatturiera sull'economia finanziaria e l'Italia, la Germania e la Francia sono paesi manifatturieri che potrebbero programmare insieme una politica industriale in risposta o in complementarietà alle scelte cinesi, mentre l'euro potrebbe rivaleggiare con il dollaro come moneta del commercio internazionale, perché lungo la Via della Seta  gli scambi  avverranno in rubli, yuan, euro ecc.. Infine la UE potrebbe favorire lo sviluppo di un mondo policentrico e non monopolizzato dal duopolio Washington- Pechino.

Ma l'Europa, al momento, è troppo frammentata e divisa da interessi nazionali che mettono i singoli stati in concorrenza l'uno contro l'altro, con comportamenti a volte meschini. E la Cina ne è consapevole.

“Come l’acqua traccia il suo corso secondo la natura del terreno dove scorre, così il comandante pianifica la sua tattica vittoriosa in rapporto al nemico che ha di fronte” (Sun Tzu “L'arte della guerra”).

Mao Zedong mise in guardia i futuri leader politici cinesi dal voler dominare il mondo con una poesia permeata di taoismo:

“........ oggi dico a Kunlun (catena montuosa tre la Cina e il Tibet) non serve tanta altezza, non serve tanta neve. Come posso appoggiarmi al cielo e sguainare la preziosa spada per prenderti e tagliarti in tre parti? Una parte la darei all'Europa, una parte all'America, una parte resterebbe all'Oriente. Grande equilibrio nel mondo, freddo e caldo uguali su tutta la terra”. (Zhang Wenmu, Limes, 2018)

 

*Antonella Jacoboni è ricercatrice presso il Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Perugia | antonella.jacoboni@unipg.it

 

 

 

Bibliografia

Deng Ming-Dao  1993  “Il Tao per un anno”     Editore Ugo Guarda  S.p.A.

Deng Ming-Dao   1996  “ Il Tao della vita quotidiana”   Editore Ugo Guanda S.p.A.

Pisu R.   2018   “Né Dio né legge. La Cina e il caos armonioso” Editore Laterza

Plateroti A. 2019  "Dazi, la Cina diserta le aste del tesoro Usa: ecco perché Trump riapre il negoziato"  Il Sole 24 Ore del 10 maggio 2019

Zhang Wenmu  2018  “La natura della geopolitica e la sua applicazione in Cina” Limes n.11, Editore GEDI