STUDI E RICERCHE

14 dicembre 2018

La Cina dalla periferia al centro del mondo

di Antonella Jacoboni

All'inizio del '900 Theodore Roosevelt (1858-1919), presidente Usa, disse "l'Era dell'Atlantico è al massimo del suo sviluppo e presto esaurirà le risorse a sua disposizione. L'Era del Pacifico, destinata ad essere la più grande, sta vedendo proprio ora la sua alba."
L'Era dell'Atlantico è stata guidata prima dalla Gran Bretagna e poi dagli Stati Uniti; l'Era del Pacifico sarà guidata solo dalla Cina. Come siamo arrivati a questo? Antonella Jacoboni cercherà di spiegarlo dalle colonne di Obiettivo Impresa, in una serie di articoli che tratteggiano la cultura e la mentalità del Dragone cinese

La Cina ha circa un miliardo e quattrocento milioni di abitanti, il suo successo in campo economico e commerciale è senza precedenti: mai una nazione tanto vasta e popolosa ha conosciuto uno sviluppo così veloce e rapido, fino ad essere annoverata tra i protagonisti della geopolitica mondiale.

La sua è la storia millenaria di una civiltà antichissima che nel corso dei secoli ha esercitato una forte influenza sui paesi limitrofi dell'area del Pacifico, basata sulla centralità e l'indiscussa superiorità del celeste impero e ciò è fondamentale per capire le scelte internazionali della sua attuale leadership. Infatti nel 1792 l'imperatore Quianlong (1711-1799) disse all'ambasciatore britannico" noi possediamo tutte le cose...non abbiamo bisogno delle produzioni del vostro paese".                                                                                                                                                                                                                                                                                                  

Il 1° ottobre 1949 Mao Zedong (1893-1976) a Pechino, presso la Porta della Pace Celeste, proclamò la nascita della Repubblica Popolare  con la frase " la Cina si è alzata in piedi".

Questo è avvenuto dopo circa un secolo di  umiliazioni inflitte dalle potenze straniere come conseguenza delle sconfitte nelle varie guerre dell'oppio. In particolare, dopo la seconda guerra anglo-francese (1856) che si concluse con la firma del Trattato di Tianjing nel 1858 e di Pechino nel 1860, la dinastia Qing fu costretta all’apertura di numerosi porti, alla libera circolazione dei mercanti e dei missionari stranieri, a esenzioni doganali, all’inaugurazione di legazioni diplomatiche a Pechino, al libero accesso delle imbarcazioni occidentali alla rete fluviale cinese ed infine alla legalizzazione  del consumo dell’oppio. Tutto questo è stato considerato come "il periodo della sottomissione".

Nei primi decenni del novecento ci fu da una lunga e sanguinosa guerra civile tra l'esercito nazionalista, guidato da Chiang Kai-shek (1887-1975), e quello comunista di Mao che ebbe a dire " la rivoluzione non è un pranzo di gala, non è una festa letteraria, non è un disegno o un ricamo, non si può fare con tanta eleganza, con tanta serenità, con tanta grazia e cortesia, la rivoluzione è un atto di violenza".  Influenzato dalla dottrina del bolscevismo, ma deciso ad impostare la sua strategia sulle caratteristiche peculiari della società cinese, Mao individuò nei contadini i protagonisti della sua lotta. Nel 1934, accerchiati dai nazionalisti nel sud, i comunisti intrapresero una marcia all'interno del paese di circa 10.000 km, passata alla storia come "la lunga marcia": all'inizio fu una gigantesca ritirata, che si trasformò poi in una grande vittoria militare, grazie alle masse contadine che si unirono alle truppe marxiste. Divenne il futuro paradigma della politica internazionale cinese, che dovremmo sempre tenere presente e che può essere riassunto nelle frasi taoiste di Lao Tse (V sec. a. C.):" il fallimento è il fondamento della riuscita" e "ciò che è malleabile è sempre superiore a ciò che è inamovibile; questo è il principio per controllare le cose... la padronanza attraverso l'adattamento".

Nel 1968 il presidente Usa R. Nixon (1913-1994), dopo la sua elezione, manifestò il desiderio di migliorare le relazioni con Pechino. Tale occasione fu prontamente colta dalla gerarchia maoista e da Mao stesso per uscire dall'impasse creata dal fallimento della politica economica e dalla rottura dei  rapporti con l'Unione Sovietica. Forti del concetto  imperiale "dividere i barbari,  impedire che i barbari si uniscano contro la  Cina"  nel 1971  fu inaugurata la  "politica del ping pong" e nel 1979 furono  stabiliti rapporti diplomatici completi con gli Stati Uniti.

Dopo la morte di Mao assunse la guida del paese  Deng  Xiaoping (1904-1997) l'uomo politico che, con le sue aperture all'occidente, ha permesso il miracolo economico cinese e la sua ascesa geopolitica. Questo senza  mai contrapporsi apertamente alla potenza Usa nella contesa mondiale e con  i principi “la via del saggio è agire, ma non competere” "nascondi la luce, coltiva l'oscurità" ha impostato le linee guida, a lungo termine, della classe dirigente del suo paese, invitandola a concentrarsi su scelte che previlegiassero la diffusione del benessere per mantenere la stabilità sociale. Questo ha permesso alla Cina di apparire come nazione autorevole e credibile nel consesso internazionale.

Senza mettere in discussione l'egemonia del Partito Comunista al potere, anzi rafforzandolo, ha ammodernato l'agricoltura, le industrie statali, ha introdotto l'economia di mercato sostenendo che “non dobbiamo avere paura dei sistemi di gestione avanzati applicati nei paesi capitalisti”, ma sopratutto ha fatto si che il suo paese entrasse a far parte delle grandi organizzazioni mondiali, in particolare del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Internazionale per  la Ricostruzione  e lo Sviluppo.

Nel dopo Deng si ha l'affermazione della Cina come potenza economica, in particolare dopo l'ingresso nell'Organizzazione Mondiale del Commercio nel 2001.  Ha lasciato un paese "capital comunista" o meglio  un paese dove c'è una "autocrazia che applica il liberismo economico"

L' inarrestabile ascesa industriale e la contemporanea diplomazia del "soft power" hanno permesso di sfruttare  gli errori di Stati Uniti, Europa  e Russia, ma in particolare degli Usa che con la loro deriva militarista hanno indebolito la loro leadership mondiale, mentre contemporaneamente emergeva quella di Pechino che può presentarsi ai paesi in via di sviluppo come una potenza pacifica interessata solo a scambi commerciali. E' una strategia premiante:"il più grande condottiero è colui che vince senza combattere" e "se sei capace fingi incapacità, se sei attivo fingi inattività" ha scritto  il generale, ma anche filosofo, Sun Tzu (544 a.C.-496 a.C.) nel suo trattato "L'arte della guerra".

I paesi dell'occidente, in particolare l'Unione Europea, sono senza grandi visioni strategiche, incapaci di pensare in grande; gli Stati Uniti temono il loro declino geopolitico e commerciale e sono lontani gli anni in cui erano la potenza che garantiva ovunque nel mondo la "pax americana"

Oggi, invece, la Cina di Xi Jinping (1953-viv.), si appresta ad attuare la grande opera infrastrutturale conosciuta come La Nuova Via della Seta e il progetto economico Made in China 2025  che, se realizzati, cambieranno l'economia mondiale. La realtà è che Pechino sta conquistando sempre maggiori sfere di influenza come dimostra la penetrazione lenta, ma continua nelle economie  in Africa e in America Latina. Il presidente cinese vuole un nuovo ordine mondiale non più basato sulla supremazia statunitense ed europea, e infatti parla di un crescente impegno di Pechino nel costruire una "comunità che condivide il destino del genere umano". Questo lo porterà ad espandere gli interessi nazionali non solo da un punto di vista geopolitico e commerciale, ma anche  tecnologico e militare. I politici cinesi pongono l'accento su un'ascesa pacifica della Cina, ma fino a quando?   Sun Tzu ha detto “tutti possono vedere le mie tattiche, nessuno può conoscere le mie strategie” "sii tanto sottile da essere informe, tanto silenzioso da essere impercettibile: solo così potrai essere artefice del destino dei tuoi nemici". La strategia della classe dirigente cinese è complessa e sinocentrica ed ha , come quella degli Usa, ambizioni imperiali.

 

 

* Antonella Jacoboni è ricercatrce al Dipartimento di Economia dell'Università degli Studi di Perugia |  antonella.jacoboni@unipg.it

 

 

Bibliografia:

AA.VV.  2018 " Lo stato del mondo. Chi da le carte nel mondo degli Stati". Limes Rivista Italiana di Geopolitica  Ed. GEDI

Arena L. V. 2010 "L'innocenza del Tao. Storia del pensiero cinese" Ed. Oscar Mondadori

Caracciolo L.  2011 "America vs America. Perchè gli Stati Uniti sono in guerra contro se stessi" Ed Laterza

Kanna P.  2006  "I tre Imperi. Nuovi equilibri global nel XXXI secolo"   Ed. Fazi.

Kanna P. 20016  "Connectography" Ed. Fazi

Onnis B. 2011  " La Cina nelle relazioni internazionali" Ed. Carocci