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31 marzo 2012

Servizi pubblici locali: come avere migliore qualità e tariffe più leggere

di Claudio Ricciarelli

Il rapporto presentato dalla Camera di Commercio di Perugia sul “peso” delle tariffe dei Servizi Pubblici Locali (acqua – rifiuti – gas energia – trasporti) sulle piccole imprese presenta un notevole interesse soprattutto se arricchito dal successivo rapporto presentato dalla Confservizi dell’Umbria. Se dovessi andare all’“osso”, dai due rapporti (in futuro se ne potrebbe fare anche uno unico insieme) se ne possono ricavare almeno sei conclusioni di un certo rilievo politico:

• una eccessiva frammentazione di soggetti gestori (20 aziende);

• troppi ambiti di regolazione;

• poca concorrenza vera; • dinamiche tariffarie molto spinte;

• molta presenza pubblica (89%) nella gestione;

• scarsi livelli di controllo pubblico sulla efficienza, costi, accessibilità e tariffe del sistema.

Da ciò se ne desume che questo è il tempo di avviare, anche per questi servizi, un processo di riforma che superi queste criticità e debolezze. In questa fase, ciò che davvero è importante, è saper prendere decisioni (giuste) e fare scelte concrete capaci di cambiare davvero le cose! Questo dei servizi pubblici locali è certamente uno di questi! Ora c’è un quadro legislativo nazionale nuovo che spinge alla aggregazione e crescita dimensionale dei soggetti gestori ma si può/deve andare oltre alla dimensione provinciale. I Servizi Pubblici Locali, come i loro costi e qualità, non sono solo importanti per le famiglie ma possono rappresentare un fattore vero di competitività di un sistema economico regionale. 5.000 addetti per un 2% di PIL regionale sono una realtà che merita più attenzione e, forse anche una rappresentanza negli stessi Organismi di Governo delle Camere di Commercio! È importante, anche in Umbria, una decisiva riorganizzazione del sistema a quattro livelli: costituire due soli livelli di regolazione regionale del sistema (uno per l’acqua uno per i rifiuti) così come prevede la stessa riforma endoregionale, assegnando ad essi anche una funzione di controllo e autority sui servizi erogati con un profilo di reale autonomia e indipendenza. Favorire un processo di crescita dimensionale dei soggetti gestori per poi realizzare partnership interregionali con altri soggetti gestori. In un contesto ormai di liberalizzazioni spinte o si avvia questo processo o si rischia di essere “inglobati” dalle grandi società del settore operanti in Europa e nel nord Italia. Questo può essere utile non solo a realizzare maggiori economie di scala, ma anche accrescere qualità del servizio, ridurre i costi e contenere le tariffe oltre che più adeguate retribuzioni ai dipendenti delle imprese del settore come lo stesso rapporto dimostra. In questo quadro va affrontato il nodo pubblico / privato! Nel settore dell’acqua e dei rifiuti il controllo e la proprietà delle reti e degli impianti deve restare pubblico! Nella gestione, la presenza degli Enti Locali può fare un passo indietro ma non necessariamente a favore del privato puro. Si tratta di avviare un ragionamento utile e promuovere un processo di azionariato diffuso con conseguenti modelli di governance delle aziende del settore acqua – rifiuti di stampo partecipativo. Parliamoci chiaro! Su queste due settori, per la risorsa idrica in particolare, l’interesse pubblico è evidente come è interesse comune quello di ridurre consumi e perdite per l’acqua e quantità e differenziazione per i rifiuti. Un privato “puro” spesso ha interessi opposti! Quindi è meglio favorire un processo di riequilibrio fra pubblico e privato con la presenza di un terzo soggetto che è quello sociale rappresentato dall’azionariato diffuso e dei lavoratori dipendenti interessati. Non c’è da inventare niente! Ci sono esperienze in giro per l’Italia che vanno già in questa direzione! D’altra parte si tratta di guardare le cose con obbiettività il totale controllo degli Enti Locali negli assetti societari e nella gestione operativa di queste aziende ha consentito, in passato, un relativo contenimento delle tariffe / tasse e una diffusa accessibilità ma ha anche prodotto una discutibile quanto impropria invadenza di una certa politica – partitica nella gestione operativa delle aziende con il prevalere, sul merito, di logiche di pura appartenenza politica nei criteri di composizione dei Consigli di Amministrazione, nella nomina del management fino alla selezione del personale e, questo, non è stato certamente un bene! Infine va fatta una seria riflessione sulle dinamiche tariffarie! Dal 2013 scatterà l’obbligo della copertura totale dei costi dei servizi pubblici locali (TARES). Oggi la differenza è del 20% dove è applicata ancora la tassa e del 10% dove c’è la tariffa, se non si aumenterà l’efficienza e la produttività riducendo i costi, ci sarà una grave e inaccettabile ricaduta sull’aumento delle tariffe! Aumento che le famiglie e le persone rischiano di pagare due volte: una direttamente nella bolletta, l’altra, indirettamente per gli effetti che questi aumenti hanno sui prezzi al consumo dei prodotti. Si tratta perciò di riportare le dinamiche tariffarie in linea con l’inflazione! Negli ultimi 3 anni, come il rapporto dimostra, l’aumento è stato quattro volte più alto del tasso di inflazione. Il peso, di queste tariffe, su una famiglia media, è quasi del 4% del reddito ma per una famiglia povera questo sale  all’11%. Per questo è utile anche aprire un ragionamento su come estendere e/o migliorare la tariffa sociale in questi servizi. È bene, quindi, che il Governo Regionale, così come i Governi Locali favoriscano, anche in Umbria, un processo di riforma e riorganizzazione del sistema condiviso con i soggetti economici e sociali interessati.