RACCONTAMI L'UMBRIA

Umbria d'acqua e d'acciaio

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Turismo, Ambiente e Cultura

di Tania Turnaturi

Terra feconda di santità, da Francesco patrono d’Italia e Benedetto d’Europa a Valentino patrono degli innamorati, solcata dal Tevere sacro ai Romani, rigogliosa di parchi e d’acque, costellata di borghi medievali. L’Umbria ha un tenero cuore verde e un’anima d’acciaio come la pressa idraulica di 12.000 tonnellate, dismessa dalle Acciaierie e collocata nel 1998 di fronte alla stazione ferroviaria di Terni.

 

 

Valnerina e Parco fluviale del Nera

 

Fino agli anni sessanta la strada regionale 209 e la tranvia Terni-Ferentillo, collegando gli opifici della zona industriale, costituivano la direttrice economica della Valnerina ternana.

Sul Nera la centrale di Cervara sviluppava energia elettrica fornita all’impianto elettrochimico di Papigno (adattato poi a studi cinematografici e scenario de La vita è bella di Benigni).

La centrale di Galleto costruita nel 1929 ottimizzò lo sfruttamento produttivo del bacino Nera-Velino.

La bassa Valnerina dove Nera, Velino, lago di Piediluco e cascata delle Marmore delimitano l’area del Parco fluviale del Nera, detto anche Parco delle acque, è zona di notevole pregio ambientale e naturalistico ed ha assunto un’accentuata vocazione sportiva.

 

 

 

Cascata delle Marmore

 

La cascata ha attratto i viaggiatori del Grand Tour, che salivano a dorso di mulo lungo i declivi per ammirare il salto del Velino tra lo spumeggiare del pulviscolo acquoso che forma anelli di arcobaleni, e Goethe la descrisse come luogo ricco di suggestione. Il mito narra della ninfa Nera innamorata del pastore Velino, che la gelosa Giunone trasformò in fiume nel quale si gettò il giovane disperato.

Nella realtà nacque dall’esigenza di bonificare la piana reatina facendo defluire le acque stagnanti del Velino nel Nera, tramite un canale ideato dal console romano Marco Curio Dentato nel 271 a.C., rendendo la conca ternana fertile e ubertosa. Nei secoli si produsse nuovo impaludamento fino all’intervento commissionato nel 1787 da Pio VI ad Andrea Vici che realizzò anche la Specola, loggiato con affaccio sul primo salto. Nel punto in cui il Velino defluisce dal lago di Piediluco e si tuffa nella gola del Nera con un dislivello di 165 m suddiviso in tre salti, la massa spumosa bianca come il marmo fende la vegetazione, con l’apertura delle paratoie di regolazione in orari e periodi stabiliti. Cinque sentieri partono dal Belvedere inferiore, davanti al centro direzionale didattico e al laboratorio per lo studio della flora spontanea: il n.1 è un percorso storico che conduce al Belvedere superiore, ricco di grotte e con lo spettacolare Balcone degli innamorati; il 2 è adatto anche ai bambini con scalette e ponti di legno; dal 3 sono visibili la confluenza dei due fiumi, i canyon scavati nella roccia e le evoluzioni sulle rapide degli amanti di canoa e rafting mentre i più piccoli vi possono effettuare la “fantapasseggiata” in compagnia del folletto Gnefro; dal 4 si gode la visione completa dei tre salti e il 5 offre scorci panoramici sulla conca ternana e i borghi medievali fino alle gole di Ferentillo e sulle prese di carico e vasche di raccolta della centrale idroelettrica di Spoleto. I primi tre non sono agibili a dicembre e gennaio. Il Belvedere superiore si può raggiungere in automobile costeggiando i complessi industriali lungo la statale 79 ternana, o con un servizio gratuito di bus navetta.

L’acqua ha scavato nelle rocce di travertino cavità e gallerie ricche di stalattiti e stalagmiti, che possono essere perlustrate con le guide speleologiche professioniste, in due modalità di visita: il percorso speleologico e quello turistico nella “Grotta della condotta” adatta anche ai bambini.

 

 

 

Sport outdoor in Valnerina

 

L‘area è uno spazio ginnico a cielo aperto per attività a tutti i livelli e programmi per bambini e appassionati di sport outdoor di acqua, aria, terra: discesa del fiume in canoa ad Arrone (borgo fortificato tra i più belli d’Italia, primo nucleo abitato serrato tra le mura, fronteggiato dal borgo di Casteldilago che mantiene la presenza dell’acqua nel toponimo ma sorge su uno sperone), rafting (nell’ambiente quasi tropicale sotto la cascata), kayak, torrentismo, hydrospeed, deltaplano, parapendio, arrampicata (fra le rocce di Ferentillo cosparse di rocche), ponte tibetano (a Rosciano), speleologia, nordic walking, percorso avventura, bici da montagna, trekking, escursionismo, corsi di sopravvivenza, passeggiate a cavallo, tiro con l’arco, vacanze natura, team building, didattica ambientale per le scuole, orienteering, sci escursionismo, scuola di snowkite, di bird-watching e di archeologia sperimentale.

 

 

 

Abbazia San Pietro in Valle

 

Il misticismo che impregna la regione sospinge verso l’Abbazia di San Pietro in Valle, aggrappata alla costa del fiume Nera nel territorio di Ferentillo, unico esempio di arte longobarda e dell’attività eremitica e benedettina nella valle, che integra atmosfere medievali e suggestione del paesaggio.

La leggenda narra degli eremiti siriaci Lazzaro e Giovanni che dal 535 accoglievano chiunque volesse dedicarsi alla vita monastica. Nell’VIII secolo il duca di Spoleto Faroaldo II fonda l’Abbazia destinandola a mausoleo dei duchi longobardi, dove prende l’abito monastico e viene sepolto. Quando Carlo Magno nel 774 sconfigge il re Desiderio, il territorio viene annesso al regno dei franchi e donato al Papa, presupposto del futuro Regno Pontificio in un’area cosparsa di castelli che controllavano le vie di comunicazione dalla Sabina alle Marche. Gregorio IX l’assegna ai cistercensi e Innocenzo VIII nel 1484 l’affida alla famiglia Cybo, suo casato di nascita.

La chiesa romanica con facciata a capanna è affiancata dalla torre campanaria longobarda. All’interno altare longobardo e affreschi medievali e di scuola romana e umbra. I reperti storici dai longobardi al rinascimento la rendono un “unicum”, dichiarata monumento nazionale.

 

 

 

Residenza d’epoca San Pietro in Valle

 

Dopo l’unità d’Italia l’Abbazia viene acquistata dalla famiglia accomandataria degli Ancajani, che nel 1917 cede la chiesa al parroco e vende il convento che è stato trasformato in residenza d’epoca, con le camere ubicate nelle celle contrassegnate dai nomi dei vecchi frati, dove il sonno è vera beatitudine.

Nell’antico refettorio, e d’estate nel chiostro, è servita la colazione con i prodotti delle antiche ricette.

Nelle antiche cantine, al ristorante Hora Media Carla e Alessandra, artigiane del gusto nel rispetto della tradizione e del territorio, propongono la cucina storica umbra con prodotti di stagione, come polenta di roveja (pisello selvatico della Valnerina), maltagliati di fava cottora o farro con friggitelli e fonduta di caciotta allo zafferano di Cascia, pollo al melograno.

 

 

 

Museo delle Mummie a Ferentillo

 

A Ferentillo, ai piedi del monte S. Angelo lungo la strada della rocca pentagonale del Precetto, è situato il Museo delle Mummie nella cripta romanica della chiesa di S. Stefano. I corpi riesumati alla fine dell’Ottocento sono stati trovati mummificati e, da qualche anno, i 25 scampati ai saccheggi sono esposti nelle teche con il loro corredo di abiti. Dalle analisi scientifiche è emerso che l’essiccamento e la conservazione dei tessuti è da imputare alle componenti chimiche del terreno, alla ventilazione e ai vari microrganismi.

 

 

Gualdo Cattaneo e la Rocca sonora

 

La consolare Flaminia ha determinato lo sviluppo storico dei piccoli centri lungo il suo tracciato fino al Mille, quando gli insediamenti fortificati delle aree interne hanno dato un nuovo assetto al territorio, oggi disseminato di borghi, castelli, rocche, torri, abbazie, palazzi signorili e siti archeologici tra i gialli campi di girasoli.

Tra le Valli Umbra e Tiberina sul versante nordorientale dei Monti Martani, costeggiando vigneti e uliveti si giunge alla maestosa rocca di Gualdo Cattaneo le cui mura racchiudono un dedalo di vicoli.

Fatta erigere nel 1494 dalla città di Foligno per presidiare contro Spoleto il castello feudo del conte germanico Edoardo Cattaneo, è stata restaurata nel 1955. Ha pianta triangolare con torri troncoconiche comunicanti mediante cunicoli sotterranei percorribili. I cinque piani del mastio presentano tutti gli elementi abitativi di difesa e residenza della guarnigione.

Nelle sere d’estate vi si può godere un calice di sagrantino, il vigoroso e carnale vino rosso delle colline durante il Festival “Genius loci. Musica per palati fini” che, nella suggestione della Rocca, coniuga contaminazioni musicali con tutela ambientale e riqualificazione del territorio. È detta Rocca sonora essendo dotata di un percorso in cui una voce recitante (la Rocca) racconta la propria storia d’armi e di gloria, la vita dei contadini e quella del castellano, i secoli solitari in compagnia di ragni e pipistrelli.

 

 

Porchetta e cicotto di Grutti

 

Il territorio galdese (dal sassone wald cioè bosco) è disseminato di una miriade di fortificazioni sorte tra il XIII e il XIV sec. con caratteristiche difensive, il cosiddetto sistema dei castelli: Pomonte, Pozzo, Marcellano, Saragano, Ceralto, Barattano, Torri, Cisterna, Simigni, Speltara.

Cavallara era l’antica stazione viaria per cavalli sulla Flaminia e conserva le tracce del ponte romano detto “del diavolo”; i maiali allevati con le ghiande dei querceti a Grutti, la rendono la patria della porchetta, cibo povero del territorio insieme al presidio Slow Food “cicotto” dal sapore forte e deciso, costituito dagli scarti: orecchie, zampette, stinco, lingua, trippa e interiora, disossati a mano e sezionati, posti nel forno sotto la porchetta insieme alla quale cuociono con il suo grasso aromatizzato di aglio rosso di Cannara e rosmarino, sale, pepe nero e finocchio. Sapido e speziato, è utilizzato anche nei sughi o nelle minestre di ceci o fagioli.

Tutti i palati ne possono godere durante il festival Porchettiamo nel mese di maggio a San Terenziano, sede dei legionari romani in età augustea, ricca di monumentali chiese romaniche in travertino, pietra bianca e rosa utilizzata per finiture, arredo urbano o complementi di interni che ha alimentato l’antica arte degli scalpellini locali.

 

 

 

Museo Ovo Pinto a Civitella del Lago

 

Sulla collina che domina il lago di Corbara, Civitella del Lago è la “perla dal belvedere” sulla media Valle del Tevere, antico borgo fortificato a presidio delle lotte tra Todi e Orvieto, di bianchissimo travertino.

Le sue estati profumano di grano e frumento e gli autunni hanno il sapore del mosto spumeggiante e dell’oliva nera pungente, che attirano numerosi turisti stranieri.

Elementi di attrazione sono anche il ristorante di Gianfranco Vissani e l’originale Museo Ovo Pinto che ospita un’originale raccolta di uova di varie specie animali dipinte e scolpite da maestri ed artigiani internazionali.

La collezione è nata dalla tradizione di dipingere le uova pasquali con infusi di erbe e fiori, trasformata in raccolta esposta al pubblico col contributo dei paesani e della vendita di un bosco.

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