RACCONTAMI L'UMBRIA

Riscossa

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2018 - sezione Turismo, Ambiente e Cultura

di Ulrike Sauer

Borghi stupendi, tranquillità, buona cucina: l‘Umbria ha tutto quello che i turisti cercano per una vacanza in Italia. Eppure stanno alla larga dalla regione, per paura di un nuovo sisma.

 

Il suo letto balla. Gli armadi sbattono, il pavimento sotto i piedi oscilla. La terra trema. Ancora una volta. Sono le 7.40 del 30 ottobre 2016 di una domenica mattina ancora tiepida nel sud ovest dell’Umbria. Un grande spavento investe Maria Teresa Russo, ma passa rapidamente. Attraversati i vicoli del centro storico di Amelia, per raggiungere la sua pasticceria, la aspetta una sorpresa.

La Pasticceria Russo è strapiena. Dove altro andare, del resto? L’intero paese è in strada. Ormai da due mesi la terra non smette di tremare nel centro Italia. La scossa di questa domenica ha raggiunto i 6,5 gradi della scala Richter. E‘ il più forte terremoto in Italia dal 1980. Per fortuna ci sono i deliziosi pasticcini e i fragranti medaglioni di fichi di Maria Teresa Russo. „La gente ha cercato un luogo dove riunirsi“, dice Russo. Ci si riempie di dolci senza sensi di colpa. Le calorie? Ma chi ha pensato quel giorno alla linea! „I dolci consolavano i nervi strapazzati“, dice ridendo.

A 60 chilometri di distanza, quella mattina a Norcia, nella parte orientale dell’Umbria vicina agli Appennini, sono crollati il convento e la Basilica di San Benedetto, nato a Norcia nel 480 dopo Cristo. L’insegnamento di Benedetto è uno dei pilastri del Cristianesimo e ha influenzato l’intera cultura occidentale. Le immagini della nube di polvere che si è alzata delle macerie di questo tesoro della cultura, hanno fatto il giro del mondo.

 

La maggior parte della Regione ha solo patito un grande spavento

Amelia, uno dei borghi più antichi d’Italia, è uscita indenne da queste scosse. Le sue mura ciclopiche dominano sulla cima di una collina, edificate con enormi blocchi poligonali murati a secco che stanno assieme da 28 secoli. La strada sale curva dopo curva fino ad aprirsi alla vista del più esteso borgo antico dell’Umbria: le torri gemelle, la cupola, il borgo, oggi 20 ettari di città cresciuta per millenni al riparo della cinta muraria. Si svela tutto di colpo davanti agli occhi. Tremila anni di storia in un battito di ciglia, intatti. Ad Amelia quel giorno c’è stato solo un grande spavento, come nella maggior parte della regione.

Eppure oggi gli effetti di quel terremoto si fanno sentire ancora forti. L’alta stagione turistica si avvicina e le prenotazioni languono. I turisti girano alla larga dall’Umbria. Le strutture ricettive registrano cali tra il 70 e l’80 percento. Ad Assisi, tra le mete più ambite del turismo spirituale, il tasso di riempimento degli alloggi è caduto al 30 percento. Nel sud della regione va ancora peggio. „A noi questo ci fa chiudere“, dice Gianluca Guerrini, che gestisce l’ Ostello Giustiniani, davanti al municipio di Amelia, in un palazzo del 13° secolo. Qualche giorno fa si è riunito con altri gestori di strutture agrituristiche per fare il punto della situazione. Niente prenotazioni, ne’ richieste, niente.

Qui nel cuore verde d’Italia ci si sente dimenticati e rimossi. „Abbiamo fatto molto per rispondere alla crisi industriale puntando sul turismo e sull’agricoltura sostenibile“, dice la sindaca di Amelia Laura Pernazza. Ora le notizie sul terremoto stanno vanificando questi sforzi.

La regione ha investito in una campagna di comunicazione. Attraverso spot in tv si mira a sollecitare gli italiani a ritornare nel centro spirituale del loro paese.

Questa volta anche il governo si muove. Il ministero dei Beni culturali e del turismo ha eletto il 2017 come „Anno dei Borghi“. L’iniziativa mira a stimolare la riscoperta di 1000 borghi italiani, che conservano quello che molti turisti stranieri cercano a sud delle Alpi: uno stile di vita rilassato, bellezze antiche, una cucina autentica, proprio quello che per molti è la vera Italia. Città d’arte come Roma, Firenze e Venezia sono così prese d’assalto dal turismo da renderle da tempo irriconoscibili. „Servono idee intelligenti per guidare meglio il flusso dei visitatori“, ha detto il ministro Enrico Franceschini. Per il suo appello a riscoprire i Borghi ha messo a disposizione 10 milioni di euro per sostenere la campagna mediatica.

Il regista e produttore cinematografico britannico Dominic Minghella ha trovato ad Amelia la magia dell’Italia. „Amelia non è stata catalogata o etichettata. Non c’è un elenco di luoghi di interesse da vedere, non puoi semplicemente ‚fare’ Amelia. Devi trovarla”, dice Minghella che ha un casale in pietra dove viene con la sua famiglia. „Il fascino più grande di Amelia è il potenziale che offre alla scoperta”. Gli amanti dell’Italia più autentica trovano in questo borgo quello che cercano: vicoli intricati, scalette e magnifici palazzi nobiliari, mosaici romani e, naturalmente, dappertutto chiese. Le cisterne ipogee testimoniano la capacità ingegneristica degli antichi romani. Nel sipario del delizioso Teatro Sociale si vede ancora il foro di uno sparo, esploso nel 1944 da un soldato tedesco ubriaco. Nel mercato a chilometro zero del sabato mattina, nel Chiostro Boccarini, ci si incontra per fare la spesa della settimana. Sotto le volte del vecchio convento francescano del 500 i produttori locali vendono frutta e verdura appena raccolte, formaggi, pane, miele, erbe aromatiche, prosciutti, zafferano, lenticchie, farro e olio di oliva.

 

Fino a pochi anni fa il borgo rischiava di svuotarsi. Poi ci si è ricordati del patrimonio di tradizioni. Maria Teresa Russo nel 2015 si è lanciata e ha fondato la sua impresa. La pasticcera self-made voleva offrire qualità ai suoi clienti e rivitalizzare il borgo. Con il suo carattere aperto e disponibile ha subito conquistato la simpatia di molti visitatori. A loro sa raccontare dell’artista rinascimentale Piermatteo d’Amelia. Il suo dipinto L’Annunciazione stava sull’altare di un convento fuori porta, prima che la collezionista Isabella Stewart Gardner lo acquistasse nel 1880 per il suo museo a Boston. Oppure racconta del Germanico, il romano di bronzo di due metri dissotterrato nel 1963 appena fuori la porta principale del borgo. Il capolavoro raffigura il condottiero Nerone Claudio Druso, protetto dell’imperatore Augusto, che aveva riconquistato territori in Germania. Non c’è nessuna altra statua bronzea, così integra, di queste dimensioni con 2000 anni di storia. Il Germanico è esposto oggi nel Museo Archeologico di Amelia.

 

Terence Hill fa rivivere la tradizione di famiglia e apre una gelateria

Nel 2016 la Pasticceria Russo è andata alla grande. Tra luglio e ottobre il fatturato è salito quasi del 50 percento. Ma il 2017? Le previsioni sul turismo amerino per la stagione estiva sono fosche. Eppure ad Amelia, che nell’antichità era chiamata Ameria, stanno succedendo cose nuove. Di fronte alla pasticceria ha appena riaperto dopo 43 anni la Gelateria Girotti. Terence Hill, al secolo Mario Girotti e cresciuto ad Amelia, ha fatto rivivere la tradizione di famiglia: ha investito in una gelateria come faceva il suo prozio. Lavinia Vitto seguirà presto l’esempio e aprirà anche lei un nuovo locale. Per comprare la mozzarrella fatta a mano e la ricotta ancora calda di suo padre Giacomo vengono anche da fuori Amelia nella bottega di famiglia. La giovane ingegnera ambientale ha partecipato a vari concorsi per trovare lavoro, dove già si sapeva chi avrebbe vinto. Tutta una questione di buone relazioni. Ma invece di andare all’estero, come stanno facendo molti suoi coetanei qualificati, Lavinia vuole provare a far progredire la sua azienda di famiglia. Tra non molto aprirà in un palazzo d’epoca del borgo, a pochi passi dal caseificio, un Bistrot per la degustazione di formaggi con un cortile e un giardino. Nella cantina i Vitto stanno già sperimentando in una grotta la stagionatura dei formaggi per allargare la loro offerta. „Stiamo finalmente riscoprendo i nostri vicoli“, dice Lavinia.

Chi vuole andare a trovare chi si è mosso per primo in questa riscossa, deve essere pronto ad avventurarsi lungo un percorso di strade bianche. Passando accanto al recinto di un grande pascolo di cavalli, a ginestre profumate e sambuchi in fiore si arriva da Francesca Filippi, che nei boschi di leccio a nord di Amelia ha aperto 5 anni fa il ristorante Merendero. Figlia di macellaio, lì ha sviluppato la sua cucina creativa umbra. La ristorazione regionale, oggi molto in voga, da lei non ha niente di forzato. La famiglia Filippi è ormai con tutti e due i piedi nell’agricoltura. La cuoca prende le verdure dall’orto, i tartufi dal suo bosco. Chi vuole si può cacciare da solo la selvaggina. Galline, maiali neri e le chianine bianche stanno in giro su una radura. Nonostante il suo successo Filippi rimane fedele a se stessa. Prepara tutto fresco e con le sue mani.

„Questo non lo cambierò mai“, dice. Anche per impastare le fettuccine lavora con le dita le miscele di farine antiche macinate grezze. „La macchina non dà la stessa consistenza“, spiega.

Giovanni Crocelli punta su una rarità per valorizzare il patrimonio naturale e culturale della sua terra: l’olivo del cultivar Raio che si trova solo in questo angolo dell’Umbria. E’ molto antica, resiste bene al gelo ed è poco produttiva. Il che ne ha sancito la quasi scomparsa dagli oliveti. Per Crocelli, consulente finanziario di una banca milanese, il caratteristico Raio è un prodotto di eccellenza di questa zona. Ha rilevato un frantoio e lo scorso autunno ha messo sul mercato le prime bottiglie di olio Raio.

I sommelier dell’olio dicono che ha un perfetto equilibrio anche nell’aroma e un tasso molto elevato di benefici polifenoli. Crocelli ha battezzato il suo olio „L’Infinito“ dal titolo dei più famosi versi del romanticismo italiano di Giacomo Leopardi. „Infinito come il panorama delle nostre colline“, dice.

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