RACCONTAMI L'UMBRIA

Preservare gli antichi mestieri di Perugia

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2015 - Sezione Stampa Nazionale ed Internazionale

di Margaret Stenhouse

TESTATA: Wanted in Rome

DATA DI PUBBLICAZIONE: 3/12/2014

 

Continuiamo la nostra serie sui mestieri tradizionali italiani parlando di due laboratori che preservano le attività di famiglia a Perugia

 

Ci sono molti motivi per visitare Perugia, la storica capitale dell'Umbria. Il centro medioevale è una galleria d’arte e di architettura a cielo aperto, arrampicata su uno sperone di roccia offre una vista a 360 gradi su panorami che evocano i dipinti del Perugino. Ma ciononostante, non si tratta di una città imprigionata nel proprio passato. L'ingegnoso nuovo sistema di funicolari e scale mobili che movimenta i cittadini e i visitatori dalla vallata alla città vecchia attraverso le oscure viscere della fortezza cinquecentesca della Rocca Paolina è entusiasmante e memorabile come una corsa in un parco a tema. Ma molti dei segreti più affascinanti di Perugia rimangano nascosti al visitatore medio, come i tradizionali laboratori di artisti e artigiani che con coraggio continuano ad affrontare le sfide della crescente concorrenza del mercato globale. Le storie di Marta Cucchia e di Maddalena Forenza sono simili, due giovani donne che hanno deciso di dedicare le loro vite al mantenimento dei mestieri che le loro famiglie hanno perfezionato generazione dopo generazione. Entrambe lavorano in affascinanti studi-museo e sono liete di mostrare la loro arte e le loro tecniche ai visitatori.

 

Una pittoresca camminata lungo la strada costruita sopra a un antico acquedotto romano che si libra sopra i tetti marroni e i piccoli giardini, per la più parte affittati agli studenti stranieri che frequentano la vicina Università degli Stranieri, mi porta al laboratorio di tessitura con telaio a mano della Sig.ra Cucchia, che porta il nome della sua bisnonna Giuditta Brozzetti. L’atelier è situato nella trecentesca chiesa sconsacrata di S. Francesco delle Donne, in un verdeggiante sobborgo ai margini del centro medioevale. L’interno inondato di luce grazie alle alte finestre e all'ampia navata ad arco è l'ambientazione ideale dei nove telai a mano risalenti al XVIII e XIX secolo che la madre di Marta ha trasferito nel sito attuale nel 1996 dalla fabbrica di famiglia a Monteripido, appena fuori Perugia. L'industria della tessitura di abiti di Perugia risale a molti secoli fa. Noti come pannili alla perugina, i tipici indumenti e drappi appaiono in molti affreschi di artisti come Giotto, Sodoma, Ghirlandaio, Lorenzetti e Leonardo. Una delle specialità della Sig.ra Cucchia è quella di riprodurre le fantasie degli indumenti dei santi ritratti nei dipinti medioevali e rinascimentali, come la sciarpa che ci mostra: una copia esatta di quella indossata da S. Giuseppe nella “Sacra famiglia” di Luca Signorelli. Tutte le fantasie contengono dei significati nascosti. “La lepre”, spiega, “ è il simbolo dell’innocenza, ma se viene ritratta inseguita da un cane significa amore e matrimonio. La fantasia beligi o blige è ispirata alla lisca di un pesce e suggerisce il movimento dell'acqua, mentre il grifone e la fontana sono gli emblemi di Perugia. Altri motivi, come la graticola, gli uccelli e le rose ad otto petali hanno significati religiosi”. La Sig.ra Cucchia fa uso di un dono straordinario nello svolgere il suo complesso lavoro: tesse le sue fantasie con un sesto senso. “Sono dislessica. Questo mi ha dato molti problemi quando andavo a scuola, ma ora è diventato un mio vantaggio. Non sono in grado di contare i fili, ma posso sentire istintivamente il disegno e spostare le spole con i diversi colori senza neppure pensare”. Le tovaglie, le tovagliette , i centrotavola e altri articoli artistici prodotti dal laboratorio Brozzetti erano famosi fino ai primi anni ‘50. Venivano esportati in tutto il mondo ed erano molto richiesti, specialmente in America. Ma ora questo è rimasto uno degli ultimi laboratori d’Italia a portare avanti l'antica tradizione della tessitura a mano con spole jacquard. “Non possiamo competere con i cinesi”, dice Marta. “I loro prezzi sono molto più bassi, ma", scuote la testa, “la qualità non ha niente a che vedere”. Mostra alcuni meravigliosi centrotavola e tovagliette nel tradizionale stile umbro. I prezzi non sono esageratamente costosi e potrebbero rappresentare un regalo unico e molto speciale.

 

Lo studio Moretti Caselli, in cui Maddalena Forenza porta avanti l'azienda di famiglia di vetrate artistiche, si trova nel quattrocentesco Palazzo Baglione, abbarbicato sotto alle sovrastanti mura in pietra della fortezza Paolina. Attraversando la soglia, ci si sente come Alice che attraverso uno specchio entra in un mondo lontano. Il palazzo, che la famiglia ha acquistato nel 1894, ha mantenuto le sue caratteristiche architettoniche originarie, con le finestre dai vetri a losanga e gli ampi archi di sostegno, mentre i muri sono decorati con schemi geometrici e floreali stampati con colori caldi. La sala principale è un autentico museo di rarità, pieno di un'immensità di elementi di scena, come strumenti musicali, armi, gessi anatomici, lastre fotografiche, antica mobilia e un'intera armatura. Francesco Moretti, il fondatore dello studio, è stato celebrato come uno dei più grandi artisti delle vetrate del XIX secolo, insieme a Ludovico Caselli, suo nipote e socio. Tra i tanti lavori che hanno svolto insieme vi è il restauro delle finestre della chiesa francescana di S. Maria degli Angeli di Assisi, del Duomo di Orvieto e di S. Domenico a Perugia.

“La mia è la quinta generazione che si occupa dell’azienda di famiglia”, spiega la Forenza mentre ci guida. “E le donne della famiglia hanno sempre svolto un ruolo importante.” Negli anni ’20 le due figlie di Caselli, Rosa e Cecilia (le pro-prozie della Forenza) hanno svolto uno dei più importanti lavori dello studio. È stata loro commissionata una vetrata di 40 m2 che ritraeva l'ultima cena di Leonardo da Vinci per il Forest Lawn Memorial Park di Glendale, Los Angeles, il luogo di sepoltura di molte star tra cui, più di recente, Michael Jackson. La prima versione si è incrinata durante la tempra, un incidente abbastanza frequente quando si lavora con materiali così delicati, ed è stato necessario rifare il pannello da capo, questa volta con successo. La versione rovinata, con la testa di Gesù Cristo, può ancora essere ammirata nello studio.

Ma ammirazione non è un termine sufficiente per descrivere quello che si prova quando ci si ferma davanti al capolavoro di Francesco Moretti. È un ritratto su vetrata a misura reale della regina d'Italia Margherita di Savoia da lui creato nel 1881 che lascia semplicemente senza fiato. La regina, in un vestito blu bordato di merletti è ritratta a fianco a una pedana riccamente drappeggiata. Ogni particolare, dai delicati toni della pelle allo splendore dei suoi gioielli e delle perle della corona, viene ritratto nei minimi dettagli. “È molto difficile ottenere queste delicate sfumature di colore. I pezzi devono essere temprati quattro o cinque volte e ritoccati ogni volta”, spiega la Sig.ra Forenza. “Caselli ha utilizzato uno strumento di sua invenzione per perfezionare la tecnica dei vetri mussolinati, in modo tale da riprodurre perfettamente i dettagli più minuti dei pizzi e dei ricami”. Miracolosamente, il ritratto è stato risparmiato quando una bomba ha colpito la casa durante l’ultima guerra. Ora viene considerato troppo fragile per essere mosso, anche quando il Quirinale a Roma lo ha richiesto per una mostra sull’unità d’Italia. Il ritratto della Regina Margherita non è stato fatto su commissione. Moretti lo ha realizzato perché voleva dimostrare che l’arte delle vetrate non era un’arte minore, ma poteva raggiungere la perfezione di un dipinto ad olio. Il ritratto è stato creato nel 1881 ed è stato esposto a Londra, Roma e Milano in quel periodo. Originariamente voleva venderlo, ma poi ha deciso di tenerlo. “Sfortunatamente gli ordini di vetrate artistiche oggigiorno sono limitati alle chiese. Non molti vogliono averne uno a casa”, ammette con dispiacere la Sig.ra Forenza. Si occupa invece di realizzare oggetti in vetro più piccoli, come le lampade di Tiffany, la gioielleria per costumi e gli ornamenti creativi che vende in un negozio in centro.Sia la Cucchia che la Forenza ammettono tranquillamente che sta diventando sempre più difficile riuscire a vivere del loro lavoro. Dicono che lo fanno principalmente per la soddisfazione di creare qualcosa di unico e bello, e per l’amore per il mestiere che cercano di preservare.

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