OPINIONI

31 marzo 2011

Una nuova idea di città

di Lorena Pesaresi

La crisi che viviamo può diventare una opportunità storica. Jean Paul Fitoussi in “Ecologia della politica”, scrive per arrivare a concepire l’economia, la politica e l’ecologia come sistemi che non solo si aprono gli uni agli altri, ma si determinano reciprocamente.

Dobbiamo quindi avere consapevolezza che la crescita economica dell’Umbria e dell’Italia nei prossimi anni è nella sostenibilità ambientale.

Per questo non possiamo perdere il treno della Green economy (o economia dell’ambiente) non come nuovo “settore produttivo”, o un “nuovo comparto” da aggiungere ad altri, ma la bussola verso un nuovo modello culturale, capace di imperniare una giusta visione dello sviluppo a forte impatto, sulla crescita economica e sociale, fondato sulla valorizzazione dei talenti, delle nuove professionalità e delle produzioni locali. E sul rispetto dei luoghi, dei beni ambientali e dei valori culturali. La Green economy come risposta alla crisi climatica ma anche come nuovo motore dell’economia globale locale, deve diventare il modello innovativo da perseguire. In grado di aiutare il Paese a liberarsi da vincoli passati come quello dell’energia tradizionale che paghiamo più cara di tutti perché non abbiamo ridotto la nostra dipendenza dal petrolio. E adesso non possiamo neppure pensare di tornare al nucleare del passato: pericoloso, costosissimo e che va a discapito delle energie rinnovabili. La nostra meta deve essere anche quella di creare una grande industria italiana imperniata sulla green economy e far crescere anche in Umbria la produzione delle nuove tecnologie sulle rinnovabili (es. fotovoltaico) anche per evitare il rischio di finanziare, con le bollette dei cittadini, il maggior costo di tecnologie e impianti che provengono dalla Danimarca, dalla Germania e dalla Cina. È a questo quadro che dobbiamo riferirci per affermare una nuova idea di città e di società regionale. In questo senso opera il Comune di Perugia, attraverso progetti innovativi con il coinvolgimento di cittadini, imprese, forze sociali e economiche, settori della ricerca, università… Del resto anche il sistema economico umbro soffre da oltre dieci anni di una crisi di produttività, in gran parte riconducibile alla scarsa capacità innovativa, ad una bassa qualità della pubblica amministrazione e una bassa mobilità sociale. L’uscita dalla crisi dipenderà molto dal se e come riusciremo a suscitare una crescita autonoma centrata su vasti programmi di investimenti. Una sfida europea contro quella visione imperniata sull’autoregolazione dei mercati e dei processi produttivi e per un ruolo pubblico nell’economia che non si limiti ad “accompagnare” le scelte imprenditoriali con elargizioni di denaro pubblico ma che sia capace di svolgere una reale azione di innovazione, sollecitazione e orientamento del sistema produttivo. In Umbria non siamo all’anno zero. Ma soprattutto con il federalismo, dobbiamo cambiare rotta, promuovere e valorizzare nuove sensibilità imprenditoriali. In Umbria eccellenze produttive sia in campo energetico che ambientale, come Angelatoni, Novamont. Ma ci sono anche altre aziende, più piccole ma specializzate in settori strategici e innovativi che, sotto il profilo del know how e della ricerca (penso al settore della bioedilizia) che operano più in Italia e all’estero, piuttosto che a Perugia e in Umbria. Il “ruolo guida” che il Comune di Perugia svolge, in stretto rapporto pubblico/privato, nel tessuto sociale ed economico locale, ha proprio l’ambizione di contribuire a promuovere la risorsa Umbria. Vogliamo dare slancio all’innovazione culturale e tecnologica: dall’efficienza energetica alla produzione di energia pulita. Dalle politiche di mobilità alternativa (minimetrò, scale mobili, car sharing, car pooling, bike sharing...) all’efficienza energetica dei mezzi pubblici. Fino all’uso dei biocarburanti, al miglioramento della qualità dell’aria. Dalla riduzione dei consumi di materie prime alla riduzione dei rifiuti e della loro pericolosità, al ciclo integrato dei rifiuti. Dal miglioramento della qualità ecologica dei beni e dei servizi alla diffusione di buone pratiche e di migliori tecnologie sostenibili, alla pratica della “certificazione ambientale”. Dal turismo sostenibile all’agricoltura di qualità. Dalle politiche e incentivi per l’edilizia bioecologica (quella in grado di concepire edifici che non consumino ma che, autonomamente, producano energia pulita, risparmio energetico e idrico) al rilancio dell’edilizia fondata sulla qualità degli edifici e su una nuova cultura dell’”Abitare”. Dalla riduzione del consumo di territorio, al recupero, manutenzione, conservazione e messa in sicurezza del patrimonio edilizio esistente. In sintesi, tutto ciò che deve diventare patrimonio culturale di un comune “agire”. Ma l’esigenza che poniamo è anche e soprattutto quella di una nuova “responsabilità pubblica” a partire dal governo nazionale nel mettere in condizione tutti: enti locali e soggetti privati, di attuare programmi innovativi e coerenti con gli indirizzi e le normative nazionali e comunitarie in campo energetico e di sostenibilità ambientale, cercando di superare gli ostacoli che si frappongono e che puntualmente emergono: la carenza di finanziamenti, di regole, di competenze, di “consenso”, di know how., nella piena consapevolezza che solo attraverso soluzioni locali si può giungere a cambiamenti globali. Tuttavia, il duro colpo alle energie pulite inflitto all’Italia con il decreto del governo, che rischia di produrre un blocco degli investimenti, sopratutto per il fotovoltaico, è un segnale pericolosissimo per l’ambiente, l’economia e l’occupazione, lasciando nella totale incertezza il sistema degli incentivi. Un provvedimento che rischia di mettere in ginocchio anche quei Comuni che hanno progetti altamente innovativi e non “speculativi” sulle rinnovabili, come quelli, già avviati, del Comune di Perugia. Il rischio è che vengano affossati e annullati i loro non indifferenti benefici ambientali ed economici. È davvero auspicabile che alla fine possa prevalere il buon senso, nell’interesse del bene comune e una coerenza tra il dire e il fare. Ma cosa si sta facendo a Perugia? Accrescere la qualità ecologica della città è la nuova dimensione che il Comune di Perugia intende perseguire coerentemente con le linee di indirizzo dettate dal sindaco Boccali. Il nuovo sistema di gestione dei rifiuti con il servizio “porta a porta”; i progetti di riduzione dei rifiuti all’origine (es. vendita detersivi e latte alla spina); il progetto “shopper biodegradabili”; il progetto “fontanelle” per l’erogazione dell’acqua potabile della rete pubblica e la conseguente riduzione delle bottiglie di plastica; Il primo Piano comunale di gestione ambientale attraverso la partecipazione in “Agenda 21 locale”; il primo regolamento sulle verifiche e controlli degli impianti termici negli usi civili ai fini della sicurezza per la salute dei cittadini e dell’efficienza energetica; i nuovi progetti di mobilità alternativa (estensione rete minimetrò, car-sharing). È in corso di progettazione il bike-sharing, grazie al finanziamento del ministero dell’Ambiente. Puntiamo su progetti che valorizzino il risparmio e l’efficienza energetica e lo sviluppo di energie rinnovabili sul territorio. A partire dal Piano Energetico e Ambientale comunale (PEAC), il Comune di Perugia ha in corso nuovi progetti in stretto rapporto pubblico/privato, in collaborazione con l’Università e le società partecipate, che già oggi ci consentono di misurare positivi risultati in termini di produzione di energia pulita, riduzione dei consumi energetici, di emissioni inquinanti e di costi delle bollette. Tra gli interventi più significativi sono stati realizzati molteplici impianti fotovoltaici con il progetto “1000 tetti fotovoltaici”, attivato attraverso la Società partecipata “Si(e) energia” per l’installazione gratuita di impianti solari fotovoltaici su edifici ad uso civile. Sono avviati i lavori per coprire con un impianto fotovoltaico il Palasport Evangelisti: è il primo caso in Italia per un palazzo dello Sport. Sono iniziate anche le procedure per l’installazione di impianti fotovoltaici al servizio di gran parte degli edifici pubblici comunali e per la realizzazione di un Parco fotovoltaico a terra in area comunale, a Pietramelina che avrà anche la funzione di Parco didattico tematico energetico-ambientale. Grazie ad un bando del Comune di Perugia sono stati realizzati, da soggetti privati, tre impianti fotovoltaici i cui benefici economici sono interamente riconosciuti al Comune, in cambio di pubblicità. Anche nel settore dell’illuminazione pubblica abbiamo in cantiere dei progetti per la riduzione dei consumi energetici e di inquinamento luminoso. Tra questi gli interventi già eseguiti in molti impianti del centro storico, attraverso la sostituzione di lampade a led. L’amministrazione perugina è impegnata inoltre nello sviluppo di progetti integrati di filiera, in partenariato pubblico/privato. Puntiamo ad investimenti sulle agro-energie nel territorio comunale. E lo facciamo pensando ad impianti di cogenerazione, trigenerazione e teleriscaldamento (alimentati a biomasse) che siano al servizio di aree pubbliche e private. Così come nell’ambito del progetto di riqualificazione-ricostruzione del nuovo complesso urbano di Monteluce (ex ospedale), è prevista la realizzazione di un impianto di cogenerazione e teleriscaldamento al servizio non solo dei nuovi edifici ma anche di altre importanti funzioni della città. E poi la riqualificazione energetica del Polo imprenditoriale di S.Andrea delle Fratte che è un obiettivo strategico su cui il Comune di Perugia sta lavorando con le associazioni di categoria e il supporto dell’Università per sviluppare, oltre alla realizzazione di impianti fotovoltaici nelle coperture degli immobili, un progetto pilota per la produzione di energia rinnovabile (biomassa-geotermiafotovoltaico- solarcooling) al servizio dell’area. Tutto ciò nella consapevolezza e con l’auspicio che la crescita di “città sostenibili” diventerà la “norma” e acquisterà slancio solo quando la riforma verde riuscirà a coinvolgere appieno tutti gli attori del processo politico e decisionale. Soprattutto in quelle azioni e dinamiche che riescono a trasmettere alla popolazione la voglia di cambiare. Per questo la chiave di successo della green economy dipenderà, sempre più, dalla visione comune e imprescindibile tra livelli istituzionali, territori-comunità e imprese. Credo che l’Umbria, regione piccola ma ricca di potenzialità, abbia tutte le carte in regola per raggiungere risultati importanti. Stando al centro di importanti “progetti pilota” italiani ed europei. Così usciremo dalla crisi e non vivremo come “periferia del mondo”.



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