VISIONI D'IMPRESA

4 novembre 2014

Museo dello Stabilimento Tipografico “Pliniana” - Selci Lama

di Anna Lia Sabelli Fioretti

Per i suoi primi cento anni, festeggiati nel 2013,  ha editato un volume sulla propria storia utilizzando tre tecniche di stampa: in copertina la parola “Pliniana” è ripetuta due volte,  al dritto e  in rosso, in stampa tipografica a piombo (serie “Diocleziano” corpo 48) e , subito sotto, in forma speculare, la stessa parola a rovescio in nero, come prima di essere inchiostrata. Il tutto in offset, mentre le pagine interne sono state realizzate in digitale. E’ racchiusa tutta in questa scelta grafica e di stampa la filosofia dello storico Stabilimento Tipografico di Selci Lama ovvero guardare al futuro con fiducia sostenuto e sospinto da un passato fatto di lavoro, sacrifici, sudore ma anche da tante soddisfazioni. E per non dimenticarlo mai nella vecchia limonaia di Villa Croci riposano, dopo tanto lavorare, i vecchi macchinari, dalla monotype alla linotype, dalle cassettiere con i caratteri di piombo e di legno, divisi per tipologia e dimensione agli attrezzi per la manutenzione, i cliché in zinco raffiguranti copertine di libri, tra cui il prestigiosa copertina del Bullettino edito dall’Istituto Storico Italiano per il Medioevo, piantine di città e nazioni (anche una risoluzione dell’Onu del ’47 per risolvere i confini palestinesi, mai applicata), prime pagine di riviste (“Romana Barbarica”)e persino le ampolline con l’olio lubrificante e bulloni di varia grandezza.

Congelati nel tempo dall’avvento delle nuove tecnologie ma pronti per entrare di nuovo in funzione nel caso ce ne fosse bisogno. Ed ogni tanto gli succede, quando arrivano le scolaresche ed il proto accende la macchina, fa sciogliere il piombo, forma le lettere e consegna ai bimbi, che lo seguono a bocca aperta, il loro nome e cognome a carattere di stampa. Prevalgono nell’ex ricovero per i limoni  il nero e il grigio, l’odore del passato, il confuso ordine-disordine di un luogo che da solo riesce a raccontare la propria storia e quella degli uomini che l’hanno fatta.  Anche con l’aiuto di straordinarie foto d’epoca.  Giorgio Zangarelli, attuale presidente, tira fuori dai cassetti libri e documenti, con orgoglio e accuratezza, li maneggia come se fossero gioielli di Tiffany. “Questo è il primo libro che la Tipografia ha stampato: “Teoria dell’errore ostativo” Collezione di opere giuridiche ed economiche. Athenaem”. Lo sfoglia con la punta delle dita. E’ rilegato con la cordicella. “L’ho recuperato da un rigattiere. Non potevo credere ai miei occhi, c’è anche la data: 1915” dice rimettendolo velocemente al sicuro e tirando fuori la fotocopia di un documento su carta da bollo. “E’ l’atto costitutivo redatto il 27 marzo 1913 dal notaio Ettore  Cecchini di Città di Castello. Lo stesso notaio modificò lo statuto nel 1923 perché fu cambiata la dizione. Da Società Anonima Cooperativa  Tipografica Pliniana venne tolta la parola Cooperativa”.

Don Ruggero Fiordelli, arciprete di Selci, era molto amico di don Enrico Giovagnoni, un sacerdote che dirigeva l’avviata tipografia “Leonardo da Vinci” di Città di Castello. Siccome quella tipografia aveva un surplus di lavoro don Fiordelli  propose all’amico: “Passamene un po’ così faccio lavorare la gente di Selci, la tolgo dalla miseria”. Cinque ragazzi andarono a Castello ad apprendere l’arte tipografica. “Una volta imparato si insediarono proprio qui” prosegue nel racconto Zangarelli “ dove c’erano i giardini della villa. Erano talmente bravi che neanche due anni dopo già stampavano in maniera autonoma il loro primo libro. Nel 1938 la Tipografia ebbe una crisi finanziaria. Le maestranze erano tutte donne, gli uomini erano al fronte.

Dal ’43 si è addirittura fermata per mancanza di commesse, i tipografi furono sospesi per riprendere poi dopo l’arrivo degli alleati. Dopo la guerra nel ’48-’49 venne acquistata da una casa editrice romana. Dal ’49 al ’63 è passata ai fratelli Spinelli, poi è subentrato Silvio Nardi, nativo di Selci. Quando fu l’89 ci disse:  “ora sono anziano e i miei figli non ci capiscono, se la Tipografia la prendete voi io sono contento”. Così noi nel 1990 ci siamo costituiti in Cooperativa, abbiamo messo nel capitale sociale i nostri tfr ed eccoci qua. In pratica siamo tornati alle origini”. La Tipografia oggi lavora per l’Archivio Segreto Vaticano, per l’Istituto Storico per il Medioevo, per il Centro Storico Benedettino, per il Seminario Vescovile di Padova, la Deputazione di Storia Patria per l’Umbria. Tutti ambienti di alto profilo sia archivistico che bibliotecario ecclesiastico. Ambienti molto particolari dove conta la conoscenza e la frequentazione “Nel ‘92” conclude il presidente che ama circondarsi di bandiere tricolori “siamo intervenuti sia sull’immobile, ristrutturandolo ed ampliandolo, sia sulle attrezzature tecnologiche. In pratica siamo passati dalla Topolino alla Ferrari. Però a differenza di altri il vecchio noi non l’abbiamo rottamato. Abbiamo mantenuto nel nostro interno tutta la parte storica. Per questo adesso siamo diventati un Museo Regionale”.

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