LO SCAFFALE
A cura di Nicoletta Stradaioli
17 maggio 2016
Ripensare il capitalismo. Soluzioni per un'economia sostenibile e che funzioni meglio per tutti
di Philip Kotler
Ed. Hoepli 2016
Anticipazioni sulla prossima uscita dell'opera di un grande maestro del marketing.
Sarà tra breve pubblicato da Hoepli "Ripensare il capitalismo", traduzione di Confronting Capitalism: Real Solutions for a Troubled Economic System, volume scritto da Philip Kotler, professore alla Kellog School of Management della Northwestern University di Evanston, Illinois. Kotler formatosi con i premi nobel dell’economia Milton Friedman, Paul Samuelson e Robert Solow è conosciuto come uno dei grandi maestri del marketing per il contributo importante che ha dato alla disciplina, sia da un punto di vista teorico-scientifico sia strategico-pratico.
Si tratta di una uscita editoriale significativa per una serie di motivi. In primo luogo, per lo spessore dell’autore del volume e per le tematiche trattate. Kotler critica il sistema capitalistico contemporaneo attraverso uno stile semplice e efficace, che permette anche a chi non è esperto di economia e scienze economiche di comprendere i problemi che affliggono l’economia di mercato. L’autore individua e descrive i quattordici principali “difetti” del capitalismo, suggerendo alcune riforme, non radicali, per raggiungere un capitalism with a heart, o un healthy capitalism ovvero una forma di produzione, distribuzione, consumo di beni e di ricchezza, costruttiva e responsabile.
Quali sono, dunque, i quattordici difetti individuati da Kotler? 1) povertà di una larga fascia della popolazione mondiale; 2) sviluppo e benessere non omogeneo; 3) assenza di un salario minimo; 4) insufficienza dei posti di lavoro con il crescere dell’automazione; 5) imprese che non si fanno carico dei costi sociali della loro attività produttiva; 6) mancanza di regole chiare per l’utilizzo delle risorse ambientali; 7) cicli economici che generano un mercato instabile; 8) esasperato individualismo; 9) indebitamento dei consumatori e economia guidata dalla finanza; 10) collusione tra politica ed economia; 11) pianificazione a breve termine dei profitti; 12) norme inadeguate e scarse nel garantire la qualità dei prodotti, la sicurezza e la trasparenza; 13) attenzione esasperata verso il Pil; 14) mercato ancora poco attento ai valori sociali e alla felicità dei consumatori.
Sollevate queste questioni, l’autore crede fermamente che si possa arrivare ad un capitalismo “illuminato”, un sistema economico in grado di fornire un ampio livello di benessere per i cittadini, in cui le risorse a disposizione siano utilizzate affinché si possano soddisfare i bisogni primari e realizzare le potenzialità dei cittadini stessi. Non solo, è raggiungibile una forma di healthy capitalism che si fondi anche su tecniche di mercato e su un sistema di credito “sano”, in cui si abbia la possibilità di desiderare e acquistare ciò che si può definire superfluo, accessorio. Inoltre, non è affatto un traguardo impossibile quello di un sistema capitalistico “riformato” nel quale “ricchi” e “super ricchi” si facciano carico, responsabilmente, di chi ha meno possibilità.
Si può allora affermare, e giungiamo qui alla seconda ragione dell’importanza di questo volume, che il capitalismo debba moderare i suoi eccessi egoistici, disciplinandosi per mezzo di un minimo intervento statale che dia luogo ad un efficiente sistema di ridistribuzione di reddito e di ricchezza. In questo modo si fonda, da un lato, la lotta alla povertà e, dall’altro, il futuro stesso della democrazia. In questo senso, significative sono le pagine nella quali Kotler mette in luce i pericoli a cui va incontro il sistema democratico nel momento in cui il “Big Business” influenza e talvolta determina certe scelte politiche.
Allora, il terzo motivo di rilievo di questo lavoro sta proprio nell’evidenziare il complesso processo di interazione tra sistema democratico e sistema capitalistico, le reciproche influenze e le reciproche distorsioni. In una fase di profondi cambiamenti socio-economici e di incertezza, come quella che stiamo vivendo, la democrazia si trova ad una svolta dei tempi, e rischia, alla luce del crescente peso del grande capitale, di degenerare in forme oligarchico-plutocratic
Proprio in considerazione dell’interazione tra capitalismo e democrazia e alla luce delle sfide che il sistema democratico deve affrontare per la sua sopravvivenza, Philip Kotler si è impegnato in un’altra avventura editoriale: a luglio uscirà, presso la Sage Publishing, Democracy in Decline. Rebuilding its Future. Il libro può essere a tutti gli effetti considerato l’indispensabile seconda parte al primo volume sul capitalismo, concentrandosi sulle dinamiche politiche del sistema democratico statunitense ed in particolare sulla sua capacità di servire il corpo elettorale ed i cittadini. Secondo Kotler, dalla proclamazione d’indipendenza dalle colonie inglesi il sistema politico statunitense ha affrontato grandi cambiamenti.
Figure quali i presidenti George Washington, Thomas Jefferson, Andrew Jackson, Abraham Lincoln, Teddy Roosevelt, Franklin Roosevelt, Ronald Reagan, William Clinton, ed infine Barack Obama ben rappresentano le trasformazioni di una democrazia che anche grazie alla sua costituzione è stata in grado di evolversi nel corso del tempo. Oggi, però, questo “governo del popolo” presenta, secondo Kotler, alcuni difetti sistemici a cui si deve porre rimedio. La democrazia americana sembra, infatti, essere al servizio delle grandi corporazioni e dei soggetti più ricchi del paese e, degenerando verso una forma di governo plutocratica o oligarchica, la democrazia stessa riduce la capacità del sistema capitalistico di produrre benefici per il maggior numero di cittadini.
Adottando uno stile ed un metodo d’indagine che ricalca l’opera precedente, Kotler esamina quattordici possibili “sfide” che la democrazia degli Stati Uniti d’America deve affrontare: 1) basso tasso di alfabetizzazione, di affluenza alle urne e di impegno politico; 2) mancanza di candidati qualificati e idealisti; 3) cieca credenza nell’“American Exceptionalism”; 4) crescente ostilità verso il governo; 5) ostruzionismo dei partiti che ostacola le riforme legislative; 6) crescente ruolo del denaro nella politica; 7) brogli e maneggi da parte dei politici per rimanere in carica il più a lungo; 8) primarie che obbligano i candidati alla presidenza ad adottare posizioni estremistiche; 9) continui conflitti tra Presidenza e Congresso; 10) conflitti continui tra Governo federale e quello degli stati; 11) Corte Suprema estremamente solerte nel correggere l’azione legislativa; 12) difficoltà nel fare approvare nuovi emendamenti; 13) difficoltà nel progettare una solida e sana politica estera; 14) necessità di creare agenzie governative più responsabili.
È evidente come le criticità elencate riguardino meccanismi e procedure proprie della democrazia statunitense. Non per questo, però, il testo di Kotler interessa il solo pubblico americano. Ciò che sta a cuore all’autore è fare in modo che i cittadini si possano riappropriare delle istituzioni. Se viviamo nella cosiddetta post-democrazia, nella quale ci sono sì regole democratiche, ma svuotate del loro significato e della loro sostanza, perché a governare sono poi le gradi lobby, le multinazionali e i mass media, si capisce allora come le osservazioni di Kotler valgano per tutti coloro interessati a mettersi in gioco, ovvero a recuperare lo spazio politico che spetta loro.