RACCONTAMI L'UMBRIA

Le monache di clausura sbarcano su I-Tunes

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2015 - Sezione Stampa Locale

di Arnaldo Casali

TESTATA: Il Giornale dell'Umbria

DATA DI PUBBLICAZIONE: 12 giugno 2014

 

Testi di Santa Teresa, musiche delle Carmelitane di Terni. È Il Castello interiore, il disco che sarà presentato domenica prossima alle 21 nel monastero di clausura di San Giuseppe e Teresa, a Macchia di Bussone, che nei prossimi mesi sarà disponibile anche su iTunes. Niente a che fare con suor Cristina Scuccia, l’orsolina che ha vinto la seconda edizione di The Voice ed è diventata celebre in tutto il mondo. Anche se si contenderanno i download sulle piattaforme musicali online, siamo addirittura agli antipodi: qui non si tratta, infatti, di portare il velo su un palcoscenico ma - al contrario - portare gli spettatori dentro il mistero della clausura. «L’idea - spiega suor Elisabetta, una delle monache che hanno cantato nel disco - ci è venuta perché la nostra comunità, così come tutto l’Ordine dei Carmelitani, si sta preparando al centenario della nascita di Santa Teresa d’Avila, che cade nel 2015 e ogni anno leggiamo un suo libro. Quest’anno è toccato al Castello interiore e siccome è un’opera molto complessa e difficile ma fondamentale per la vita spirituale, abbiamo voluto offrire uno strumento per avvicinarsi ad essa». Perché proprio un disco? «Ogni monastero fa ciò che sa fare meglio e noi abbiamo alcune sorelle che sono molto brave con la musica» Avete composto voi stesse le musiche? «Sì, i testi sono di Santa Teresa, le musiche sono di una nostra sorella. Il disco comprende sia letture sia canti eseguiti da noi.

Abbiamo registrato a settembre, poi c’è stata la lunga fase di missaggio» Un lavoro complesso. «Sì, anche perché abbiamo utilizzato diversi strumenti: organo, viola, violino e chitarra» Quante monache ha coinvolto la lavorazione dell’album? «Cinque delle nove sorelle del monastero. Poi abbiamo avuto la collaborazione di don Sergio Rossini, direttore dell’Ufficio liturgico della diocesi, che ha cantato con noi e suonato il flauto dolce mentre un altro prete ci ha aiutato per il mix». Tiratura? «Per il momento abbiamo stampato 400 copie: tutte lavorate a mano, da noi stesse!» La distribuzione riguarderà solo i fedeli che frequentano il vostro monastero? «No, il disco sarà diffuso anche attraverso la vendita su iTunes. Ovviamente speriamo in un grande successo, perché ci teniamo a divulgare il più possibile il messaggio di Santa Teresa» Cosa pensate del successo di suor Cristina? «Noi non abbiamo la televisione e nemmeno internet, ma ci hanno parlato di questo caso. Sicuramente è un’operazione molto diversa dalla nostra!» È giusto che una suora entri nel mondo dello spettacolo? «Sono passi che vanno fatti all’interno del proprio ordine. La vita religiosa è molto lontana dal mondo dello spettacolo e prendere quella strada può essere anche pericoloso per chi ha scelto una vita che rovescia completamente i valori di quel mondo». Voi di certo con il vostro disco non andrete a The Voice e nemmeno a Sanremo. «Il nostro obiettivo è solo quello di far conoscere le opere di Santa Teresa.

Non abbiamo niente contro suor Cristina e sappiamo che in una trasmissione ha fatto recitare a tutti il Padre nostro: poverina, ce la mette tutta per spiritualizzare l’evento, ma noi facciamo qualcosa di molto diverso». Lei si è esibita di fronte a milioni di persone in tutto il mondo. Voi fate entrare le persone nel vostro, di mondo, che è quello della clausura. «La gente fatica a comprendere quanto sia bella la nostra vita. Non siamo “recluse” ma persone profondamente felici. Quello che è più difficile da percepire è il legame profondo che c’è con chi è fuori. Il nostro stare qui serve proprio a dare un anima a ciò che c’è fuori, a dare amore dove non c’è, a pregare - in qualche modo - anche per chi non prega. La nostra preghiera serve a cambiare il mondo dalle fondamenta, e cioè dal cuore».

Ma perché proprio la clausura? «Il mondo, senza un’anima spirituale, non ce la fa. E noi vogliamo offrire la nostra povera preghiera: la clausura ci permette di creare uno spazio in cui la nostra preghiera può essere più libera». Il vostro monastero, d’altra parte, è sempre stato molto “aperto”: avete anche un sito internet e una rivista. «La nostra vita non avrebbe senso se non ci fosse qualcuno da aiutare: non siamo qui per crescere da sole». Oggi la vita di clausura attira più degli ordini tradizionali. «Forse perché c’è un bisogno di radicalità. Entrare in clausura significa immergersi completamente nella vita religiosa e in Dio, senza distrazioni». Mai avuta la tentazione di uscire? «Mai, in vent’anni. Anzi, quando siamo costrette a uscire - per esempio per andare a votare - torniamo stordite. Fuori è una giungla e diventa quasi difficile, per noi, capire tante sopraffazioni, tanta dispersione

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