IL PUNTO

23 marzo 2016

La riforma delle Camere di Commercio rischia di danneggiare le imprese

La nostra posizione è costruttiva. Punto fermo è ottenere il giusto riconoscimento in termini di funzioni, che rispecchino l’insieme delle professionalità presenti nel sistema camerale

di Giorgio Mencaroni

Sul decreto di riordino del sistema camerale

Le Camere di commercio sono oggi un punto di riferimento per il sistema delle imprese, in particolare piccole e medie.  Il  Decreto Legislativo di riordino delle Camere di Commercio, di prossima emanazione, rischia di smantellare il sostegno e i servizi alle imprese e ai cittadini, assicurati finora dagli enti camerali. Le Camere sono l’unica istituzione a livello territoriale vicina alle imprese, che promuovono l’economia locale ed offrono servizi qualificati; una PA completamente digitalizzata e con personale altamente qualificato.

Già con l’emanazione della Legge 114/2014 è stata introdotta una gradualità di tagli al diritto annuale nella misura del 35% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% dal 2017. Si tratta di riduzioni pesantissime, se si considera che il diritto annuale rappresenta la principale fonte di finanziamento delle Camere di Commercio che non beneficiano di alcun trasferimento da parte dello Stato.

La riduzione del diritto annuale, traducendosi in una diminuzione secca delle entrate, a parità di funzioni e di livelli occupazionali, mina la sostenibilità economica del sistema camerale.  Per contro, da tale misura deriveranno impatti negativi anche sulla finanza pubblica, poiché diminuiranno i versamenti obbligatori che le Camere di Commercio non potranno più effettuare alle Casse dello Stato.

Ma quel che è peggio, a fronte di questi rischi,  i risparmi per le imprese saranno marginali. In media, il risparmio sul diritto annuale pro capite, al netto dell’effetto fiscale, è stato di circa 44 euro nel 2015 (3.7 euro al mese), sarà di 50 euro nel 2016 (4.2 euro al mese) e a regime di circa 63 euro (5.25 euro al mese).

Per le ditte individuali, che rappresentano il 54% delle imprese italiane, e il 53% in Umbria, il taglio del diritto annuale rappresenterà un risparmio di 31 euro, ovvero 2,6 euro al mese. 

Tutto ciò per un ente che è l’unica istituzione a livello territoriale vicina alle imprese, che promuove  l’economia locale ed offre servizi qualificati. Una PA completamente digitalizzata, con personale altamente qualificato e che viene riconosciuta dall’utenza come la più efficace dell’intera Pubblica Amministrazione italiana.

In vista della emanazione del decreto di riforma si prevede inoltre la riduzione drastica delle funzioni camerali, la chiusura delle sedi decentrate sul territorio  e si paventa il taglio lineare del numero dei lavoratori.

E il tutto indipendentemente da qualsiasi considerazione sull'efficienza, sull'utilità e sui costi effettivi dei servizi oggi forniti dalle Camere di Commercio,  che sono la pubblica amministrazione italiana più evoluta e digitalizzata, e che non incidono sul bilancio dello Stato.

L’intervento legislativo rischia così di ridurre gli ambiti della funzione pubblica, quindi imparziale e a presidio della legalità, per consegnarli al mercato con un significativo aggravio di spesa.

Per l’economia provinciale,  basata quasi esclusivamente sulle micro e piccole imprese, si tratterebbe di una perdita significativa, come evidenziano i dati sulle risorse destinate dalla Camere di  Commercio di Perugia a vantaggio dell’economia provinciale.

Fra il 2011 e il 2014, prima del taglio lineare del diritto annuale voluto dal Governo  la Camera di Commercio di Perugia ha distribuito al territorio, in modo diretto e indiretto, oltre 33 milioni di euro, con una media di circa 8 milioni di euro/anno. Risorse preziose per lo sviluppo locale, che sono state destinate a incentivi alle imprese e sostegno al credito, valorizzazione del territorio e delle produzioni di eccellenza, promozione delle filiere, innovazione, ricerca e formazione, orientamento e supporto alla creazione d’impresa, programmi di sviluppo e di accompagnamento all'internazionalizzazione delle piccole e medie imprese, sostegno al sistema delle infrastrutture regionali.

Senza contare l’insieme dei servizi alle imprese che l’ente garantisce quotidianamente, quali la tenuta del registro delle imprese – banca dati di interesse nazionale – i servizi di mediazione e arbitrato, le certificazioni per l'estero, la consulenza in materia di marchi e brevetti, i progetti per l’alternanza scuola lavoro, l’informazione economica.

Ma nel 2015, primo anno di applicazione del decreto, le risorse destinate al territorio si sono drasticamente ridotte a poco più di 5 milioni di euro. E sul bilancio 2016, per il programma di interventi economici abbiamo potuto stanziare solo 2.823.000 euro!.

A pagare il prezzo più alto di questo arretramento del ruolo camerale saranno proprio le piccole imprese che costituiscono i principali fruitori diretti dei servizi camerali.

Come ho affermato in molte altre circostanze, la Camera di commercio di Perugia non ha mai fatto mancare il proprio sostegno al territorio e ai propri stakeholder. Da sempre sosteniamo, con risorse significative e determinanti, l’accesso al credito da parte delle imprese tramite i Confidi.  Negli anni più recenti abbiamo perseguito una strategia di qualificazione delle filiere, per accompagnare le imprese nel percorso di riposizionamento competitivo, in linea con la più ampia strategia a livello sia nazionale che europeo, che si è rivelata efficace e ha cominciato a dare i suoi frutti. Basti pensare ai progetti di Itinerario Europeo del Cioccolato – Chocolate Way, Eccellenze in digitale, il Premio regionale “Oro verde dell’Umbria” ed il Concorso nazionale Ercole Olivario, o la tracciabilità del settore Tessile. Anche attraverso il Centro Estero Umbria, nato come soggetto unico per l’internazionalizzazione, abbiamo sostenuto iniziative e progetti di cui hanno beneficiato le imprese di tutti i settori, dalla meccanica, all’aerospazio, al settore arredo-casa, all’agroalimentare, al turismo...

Senza dire dell’impegno per la crescita del sistema infrastrutturale della Regione. Come Camera, attraverso una tassa di scopo, siamo intervenuti per finanziare opere di fondamentale importanza per l’Umbria, l’Aeroporto San Francesco e gli assi viari del Quadrilatero.  

E non vi è dubbio che la Camera di commercio ha esercitato fino ad oggi un ruolo significativo per sostenere la nascita di nuove imprese e sviluppare nuovi posti di lavoro e opportunità occupazionali connesse all’auto impiego: obiettivi di evidente priorità nel quadro attuale, e rispetto ai quali abbiamo messo una particolare attenzione per i giovani e gli studenti nei percorsi di alternanza scuola-lavoro.

Voglio ribadire, tuttavia, che la nostra posizione rispetto al progetto di riforma è costruttiva. Il nostro punto fermo sta nell’ottenere il giusto riconoscimento in termini di funzioni che rispecchino l’insieme delle professionalità presenti nel sistema camerale; la nostra storia, ultracentenaria, di soggetti pubblici al servizio delle imprese e garanti di legalità; la nostra identità quale componente virtuosa della pubblica amministrazione, digitalizzata ante litteram, efficiente e moderna.