LO SCAFFALE

A cura di Antonio Carlo Ponti

31 dicembre 2011

La memoria dell’acqua, il futuro dei luoghi. Le acque minerali e termali in Umbria

Perugia, Regione Umbria – Sviluppumbria, 2011, pp. 429, ill. bn e colore, cartonato, s.i.p.

 Il titolo è “wertmulleriano” e il libro un po’ labirintico, tanto che l’autore, che risponde al nome di Luciano Giacchè - noto ed eccellente studioso di territorio, umbro e valnerinese in particolare, e di cultura materiale, fervido di idee e di progetti, l’ultimo dei quali è la valorizzazione dei magici giardini disegnati e realizzati in Umbria dal grande architetto toscano Pietro Porcinai -, è relegato, dopo la prefazione dell’assessore regionale all’ambiente Silvano Rometti, solo in testa all’Indice. A Giacché competono ossia i nove capitoli iniziali - 300 pagine su 430 -, della prima parte (La memoria dell’acqua, il futuro dei luoghi), mentre la seconda, Le acque minerali e termali in Umbria, è stata redatta da Francesco Di Lascia e Lorenzo Lepri, in schede che ilustrano in senso geografico da nord a sud, le minerali, sorgenti e marchi (Motette, Nocera Umbra, Rocchetta, Sanfaustino, Sangemini, Siami, Tione, Fonte Tullia) e le termali, operanti e no, storiche o genialmente inventate (Fontecchio, Francescane, Valentina, Parrano, Tiberio, Ramici, Triponzo), in modo indiscriminato e abbastanza incongruo – con grandi foto a colori popolate da belle ragazze in costume come testimonial di pubblica promozione pubblicitaria a favore di aziende che investono già di per sé. Ne è uscito un libro ibrido, sia pure utile come guida. Detto questo, la prima parte di Luciano Giacché è il romanzo avventuroso e documentatissimo della nascita dell’acqua umbra, Umbria come terra baciata da un’eternità di fonti e di bacini, di laghi e di fiumi, una sorta di storia infinita che promana dalla notte dei tempi, come mostrano i formidabili, portentosi Riferimenti bibliografici, forti di trenta pagine con centinaia e centinaia di titoli, cui è premessa la Tavola di sintesi delle acque di cura in Umbria segnalate dalla letteratura esaminata, dove compaiono ben 129 toponimi di sorgenti, per località, caratteristica organolettica e anno della prima citazione in letteratura. Basterebbe questo inventario esaustivo e per la prima volta raccolto per dire dell’eccellente lavoro dell’autore. Il quale, in due anni di ricerche, ha stilato, con la sua penna raffinata e mai banale, intinta nell’inchiostro della poesia e della passione per l’Umbria, una vera e propria mappa “idrostorica”, partendo dall’Archeologia dell’acqua delle Terme romane come ditazione civile e culturale, e attraverso l’invenzione dell’acqua di cura nei secoli, toccando l’igiene, la salute del corpo, l’evoluzione del termalismo, la mondanità dei villeggianti, e così via, e avendo letto relazioni di viaggiatori dal Grand Tour a oggi, delineando le inadempienze e le prospettive di sviluppo del termalismo. Il pensiero di Giacché, infatti, s’incentra in una sorta di nostalgia di ciò che non si è fatto, si passi il gioco di parole, in termini di termalismo, privilegiando l’imbottigliamento colonialistico – e con scarse entrate regionali – anziché una rete termale nazionale e internazionale che l’Umbria avrebbe potuto esprimere. Non è un caso che uno dei capitoli più interessanti sia quello dedicato ai casi di termalismo assai pregiato di Nocera Umbra e di San Gemini (e di Acquasparta), vissuto anche da famosi personaggi come Luigi Pirandello, Felice Bisleri e la sua “Ferrochina”, Gabriele D’Annunzio e altri molti.

A cura di Torniamo alle Fonti.