ARTE, MUSICA & CULTURA

12 settembre 2014

La cultura rende 887,8 milioni di euro in Umbria

di Chiara Ceccarelli

La cultura in Umbria, con riferimento al settore privato, rende il 4,7% della ricchezza regionale prodotta, pari a 887,8 milioni di euro. La media nazionale è 5,4%, pari a 74,9 miliardi di euro. La cultura offre lavoro nel territorio regionale a 19.500 persone, il 5,2% del totale degli occupati in Umbria. Numeri contenuti nel Rapporto 2014 “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi” elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere.

Il valore aggiunto culturale e il numero di occupati vedono l’Umbria all’ultimo posto per ricchezza prodotta rispetto alle altre regioni del Centro. In testa c’è il Lazio. Qui la cultura rende il 6,8% della ricchezza prodotta, pari a 10,4 miliardi. A seguire Toscana e Marche con rispettivamente 5miliardi e 2,3 miliardi prodotti. In termini di valore aggiunto sul totale nazionale il Lazio genera il 13,9%, la Toscana il 6,8%, le Marche il 3,1% e l’Umbria l’1,2%. Complessivamente il Centro produce il 25% del valore aggiunto, meglio del Mezzogiorno (16,7%) e del Nord Est (23,2%), peggio del Nord Ovest (35,2%) che concentra il 31,6% degli occupati. Dati, sottolinea il Rapporto Symbola, che evidenziano come la produzione di ricchezza e l’impiego di forza lavoro della cultura trova maggior incisività nelle aree metropolitane, per quanto riguarda le attività “core” della filiera, e nelle aree periferiche dell’Italia manifatturiera per ciò che riguarda la capacità di veicolare l’offerta culturale del made in Italy.

Esaminando nel dettaglio le imprese del sistema produttivo culturale, si può notare come la ricchezza sia per lo più generata dalle industrie creative (47,0%) e da quelle culturali (46,4%), mentre un ruolo secondario, sebbene più stabile, è da associare alle performing arts e alle arti visive (5,2%), così come al patrimonio storico-artistico (1,5%). Tra le industrie creative, il comparto che ricomprende le produzioni di beni e servizi creative driven rappresenta il settore a maggior valore aggiunto (22%), a dimostrazione dell’importanza della tradizione italiana per lo sviluppo economico. Anche l’architettura ha un ruolo incisivo (16,8%), con i due settori che, complessivamente, fruttato oltre 28 milioni di euro. Tra le industrie culturali, invece, il comparto più rilevante è quello dei libri e della stampa (19%), insieme a videogiochi e software (16,1%).

Chiara Ceccarelli

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