IL PUNTO

4 marzo 2016

La cooperazione come leva per lo sviluppo e l'innovazione

di Giorgio Mencaroni

Il presidente della Camera di Commercio di Perugia interviene alla X Assemblea regionale Confcooperative

Sicuramente il mondo dell’impresa ha sempre avuto un ruolo da protagonista in ogni fase di costruzione, ricostruzione e crescita dell’economia nazionale. Anche oggi, proprio in questo momento così difficile, e complesso, per la nostra economia, è dall’impresa che dobbiamo ripartire.

L’Impresa deve costituire, singolarmente e in rete, un motore di sviluppo, di sostegno alle persone, all’economia, all’ambiente.

Fortunatamente il nostro Paese è caratterizzato ancora dal primato dell’economia reale, a dispetto dell’imperante economia finanziaria “globale”. Il livello di sviluppo raggiunto alla fine del secolo  scorso si è fondato sull’iniziativa imprenditoriale, soprattutto di piccola e media dimensione, sui patrimoni familiari, su un sistema bancario fortemente radicato sul territorio, sulla coesione sociale e la capacità di agire insieme per uno scopo. Ed è proprio in una rinnovata capacità di cooperare che si può individuare una leva molto importante per uscire dalla crisi. Ripartendo, dall’impresa e dal lavoro.

Il mondo cooperativo è senza dubbio un settore economico fra i più vitali, per numeri, sviluppo e attitudine all’innovazione. E si è dimostrato capace di creare occupazione offrendo beni e servizi a costi “socialmente sostenibili”.

Ora è giunto il momento di agire in una logica trasversale a tutti i settori e le forme d’impresa, se vogliamo davvero salvaguardare quei principi di dignità sociale ben sanciti nella nostra Carta costituzionale, e consentire il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.

Il tema del lavoro è ovviamente centrale.

Gli ultimi dati Excelsior per la provincia di Perugia stimano un decremento tendenziale dei contratti attivati nel 1° trimestre del 2016, con una variazione percentuale inferiore di 16 punti a quella nazionale. In provincia i nuovi contratti saranno infatti 1.890, l'8% in meno rispetto allo stesso trimestre dell'anno precedente. Questo andamento tendenziale negativo è il risultato di una diminuzione del 12% delle assunzioni direttamente effettuate dalle imprese e di un aumento del 2% dei contratti atipici.

Verificheremo nei prossimi mesi se il dato è destinato a consolidarsi o se subirà una inversione positiva di tendenza.

In ogni caso il tema del lavoro va affrontato con una particolare attenzione ai giovani, che risentono maggiormente degli effetti della recessione.

Ora, sappiamo quanto sia importante, per l'occupazione dei giovani, promuovere e migliorare le abilità trasversali, affinché questi possano costruire nuovi percorsi di vita e di lavoro.

Ed è anche per questo motivo che deve essere sempre più intensa e sistematica la collaborazione formativa tra scuola e impresa, per consentire ai giovani di acquisire competenze strategiche, per inserirsi con successo nel mondo del lavoro. 

Credo sia quanto mai urgente realizzare un “sistema” territoriale in cui confluiscano il settore dell’istruzione e della formazione, da un lato, quello dell’impresa – nel suo complesso - e del lavoro, dall’altro, e le istituzioni pubbliche.

Il sistema dell’alternanza scuola-lavoro, che il decreto “La Buona Scuola” ha ulteriormente rafforzato, va in questa direzione, e sotto questo profilo come Camera di Commercio intendiamo assicurare il nostro impegno. 

Impegno che però deve essere accompagnato dalla buona volontà e dal senso di responsabilità delle imprese, affinché si rendano disponibili ad accogliere e formare i giovani nella delicata fase di approccio al mondo del lavoro.

Possiamo farcela.

Nel suo complesso il tessuto imprenditoriale della provincia di Perugia ha conservato nel 2015 la sua dimensione e al 31 dicembre lo stock complessivo si è attestato a 73.020 unità.

Nell’ultimo triennio intorno a questa cifra si è stabilita una sorta di linea di resistenza, base ideale da cui ripartire per tornare ai livelli pre-crisi: averla conservata costituisce un risultato  a mio avviso soddisfacente.

Nella provincia di Perugia  nel 2015 sono nate 3.756  nuove imprese, oltre 10 al giorno. E le cessazioni si sono fermate a quota 3.503,  in calo netto di quasi il 15%.

E qui vorrei sottolineare che un significativo contributo alla dinamica imprenditoriale è stato dato anche dalla imprenditoria giovanile. Ora è necessario che queste giovani iniziative di business siano in grado di superare la fase iniziale e restare sul mercato.

Come sistema camerale umbro ci siamo sempre impegnati con tutte le risorse disponibili in tante azioni di sostegno, per la generalità delle imprese, e in particolare per quelle di piccole dimensioni.

Tuttavia come sapete le Camere di Commercio  stanno affrontando una fase di riforma, in parte di auto-riforma, i cui esiti sono al momento incerti, poiché il governo sta minando nelle fondamenta la nostra autonomia finanziaria.

Se dovesse essere varata la riforma senza interventi correttivi e migliorativi al testo finora abbozzato, i territori subiranno un ulteriore contraccolpo dal venir meno delle risorse economiche che il sistema camerale ha investito fino ad oggi.

Ma finché saremo in piedi, continueremo ad investire le nostre risorse, economiche e umane, per lo sviluppo del territorio, per la valorizzazione delle produzioni di qualità, per la legalità e la tutela del mercato, per l’innovazione e la digitalizzazione: le nostre imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni – e che peraltro costituiscono la base del tessuto produttivo regionale  – scontano ancora oggi un divario digitale molto forte. Che ha una origine culturale oltre che tecnologica. Il cambiamento culturale ha un passo più lungo di quello tecnologico e perché il cambiamento sia apprezzabile non basta introdurre in azienda nuove tecnologie. Occorre un capitale umano “competente”.

Le nostre piccole imprese sono in ritardo nella transizione verso la digitalizzazione dei sistemi e anche nell’uso del web e non dobbiamo nasconderci che le competenze digitali all’interno delle imprese presentano alcune criticità, sia per scelte aziendali sia per fattori strutturali legati soprattutto alle ridotte dimensioni d’impresa.

 Ripeto: il Divario Digitale non si colma o diminuisce soltanto implementando infrastrutture e tecnologie, ma informando e formando gli imprenditori sull’importanza, sulle potenzialità e sulle opportunità del web.

Recuperare il gap non sarà facile, ma in questo caso – deve essere chiaro - le scelte non sono opzionabili, ma irrinunciabili.