RACCONTAMI L'UMBRIA

7 Luglio 2018

L'ottava meraviglia del mondo

Articolo partecipante a Raccontami l'Umbria 2019 - sezione Turismo Ambiente e Cultura

di Gilberto Scalabrini

Sulla montagna incantata, gli occhi si riempiono subito della tavolozza di colori. Un’emozione straordinaria, un’esplosione cromatica stupenda, uno spettacolo mozzafiato, dove uomo e natura si fondono e ritrovano la loro bellezza. La sensazione è quella di entrare in un quadro magico, irreale per quanto è stupendo. Il prodigio di madre natura spezza la monotonia color pastello del pascolo e regala all’armonia di questa valle, che si estende ai piedi del monte Vettore, un trionfo unico, sorprendente. Non ci sono parole per descriverla, bisogna vederla questa distesa infinita di narcisi, papaveri, viole, genzianelle, margherite, tulipani, fiori di lenticchie e tanti altri. Mille colori, frutto di tanto lavoro dell’uomo, che dipingono la distesa di campi. E’ la famosa Fiorita del Pian Grande, per tutti l’ottava meraviglia del mondo durante la quale, dalla fine di maggio all'inizio di luglio, a dipingere la distesa sono diverse specie di fiori che sbocciano quasi all’unisono, colorando la piana con forme geometriche sgargianti. Non è sempre uguale: un anno è il giallo a predominare, altre volte il rosso oppure il viola.

E’ un evento da vedere almeno una volta nella vita! Oggi è forse la festa più famosa di Castelluccio di Norcia, il paesino di poche anime, chiamato anche il tetto dell’Umbria per i suoi 1.400 metri di altitudine e dove si diramano tanti sentieri. La Fiorita si festeggia generalmente la terza domenica di giugno, ma non è una data certa, perché ogni anno tutto è a/dato all'andamento climatico della stagione. Qui il clima rigido della montagna fa approdare la primavera in ritardo e segna anche il ritorno delle mandrie e dei greggi. Pertanto, non si può fare alcuna previsione sui tempi, perché il micro clima della piana è da considerarsi quasi assimilabile a quello della steppa. E’ caratterizzato da ampie escursioni termiche giornaliere, per effetto della dispersione di calore da parte dell’ampia superficie carsica. Se si ha fortuna di prendere il periodo giusto, ci si trova difronte a un’esperienza indimenticabile, straordinaria, unica nel suo genere. Soprattutto per gli amanti della fotografia. Il tappeto di fiori si estende su quasi tutta la piana (18 Km circa) e vede migliaia di visitatori che si disperdono in piacevoli e tranquille passeggiate. Un anziano mi dice: «Una vita vissuta senza ammirare la nostra fiorita, è una vita sprecata, perché è un insieme di suggestione, stupore e ammirazione». Frase sicuramente esagerata, ma chi ha la fortuna di ammirare questi colori che danzano, con le loro tonalità accese, come bambini al sole, in cuor suo la sente come vera.

E un altro non ha dubbi nell’affermare che «un artista con il suo pennello non potrebbe mai arrivare a tanto». E’ vero, verissimo! Quest’anno, la semina della lenticchia ha interessato tutti i terreni possibili del Pian Grande, perché i castellucciani vogliono dimostrare al mondo il loro amore e il loro attaccamento a questo “luogo più simile al Tibet che esista in Europa”. Così lo definì, negli anni Trenta del Novecento, Fosco Maraini, grande etnografo ed esploratore italiano. Oggi si può ancora osservare lo stesso paesaggio intatto. Le stesse montagne, che fanno parte della catena dei Sibillini. Un autentico Eden per gli amanti della natura e per noi che torniamo spesso in questa montagna incantata.

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