PRIMO PIANO

31 marzo 2011

In rete imprese più competitive

di Gianni Bidini

La Facoltà di Ingegneria dell’Università degli Studi di Perugia ha sempre manifestato nel corso degli anni una particolare vocazione alla collaborazione con il tessuto industriale al fine di trasferire nelle nostre aziende, le migliori competenze sviluppate tramite l’attività di ricerca. Nel 1998 si è costituito all’interno del Dipartimento di Ingegneria Industriale un gruppo di lavoro denominato IP3 – Industrial, Plants, Project & Production – con l’obiettivo di studiare le problematiche riguardanti i processi industriali delle aziende, con particolare attenzione alle PMI, per comprendere quali fossero le strategie in ambito gestionale in grado di migliorare le performance produttive. Data la particolare natura dell’oggetto indagato il lavoro di ricerca è stato condotto attraverso progetti di collaborazione con le imprese, grazie ai quali il caso reale applicativo, l’“azienda”, è stato considerato a tutti gli effetti il laboratorio in cui sottoporre a verifica le ipotesi teoriche e i modelli elaborati in ambito dottrinale. L’attività di ricerca svolta in questo ambito, ha assunto nel corso del tempo una nuova ed interessante declinazione, ponendo il tema delle Reti di Impresa quale potenziale metodologia di sviluppo e di crescita delle PMI. L’attività di ricerca sviluppata già dal 2005 su questo tema, in seno al Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Perugia (DIIN), ha ricevuto un importante contributo tramite la collaborazione che si è andata consolidando nel corso degli ultimi anni con docenti e ricercatori del Dipartimento di Discipline Giuridiche ed Aziendali (DDIGA) della Facoltà di Economia. Nasce formalmente a luglio 2010 il Laboratorio Interdipartimentale sui Network Aziendali – RE.B Net (Research on Business Networking) – quale formalizzazione della proficua ed interessante collaborazione tra il DIIN e il DDIGA e che vede oggi il Prof. Gianfranco Cavazzoni quale suo Direttore. Il Laboratorio si propone di strutturare, consolidare e capitalizzare il know-how sviluppato, e di essere collettore di competenze e iniziative nel settore delle “Reti di Impresa”. Mission del Laboratorio è di quella di promuovere la cultura, lo sviluppo e la diffusione delle aggregazioni e delle reti di impresa al fine di rafforzare e rendere più competitivo il sistema industriale. Il Laboratorio persegue tale obiettivo attraverso attività di ricerca di alto profilo scientifico ed applicativo, generando nuove proposte e promuovendo iniziative di carattere formativo. Si propone pertanto quale interlocutore di riferimento nei confronti dei principali attori del sistema socio-economico direttamente coinvolti nell’individuazione di nuovi modelli e strumenti di sviluppo industriale, e che possono essere considerati a tutti gli effetti acceleratori del processo di sviluppo e diffusione della cultura del network e facilitatori dell’attivazione di politiche di supporto alla ristrutturazione del sistema industriale. Gli anni di studio ci hanno convinti della possibilità di re-interpretare le logiche di collaborazione tra le imprese, reti di imprese, puntando a superare alcune condizioni limitanti che caratterizzano i tradizionali modelli aggregativi, in cui la logica di cooperazione e la continuità della relazione sono influenzate da fattori geografici e territoriali (es. distretti) o da profili settoriali (es. consorzi). Tali forme di assetto collaborativo, pur presentando elementi di stabilità e di sinergia strutturale, rischiano di assumere elementi di rigidità strategica e di perdere la capacità innovativa che deriva dalla continua ricerca di nuove opportunità di business e dalla possibilità di servire il mercato operando nuove combinazioni di processo e di prodotto. Al contrario, il modello elaborato dal gruppo di ricerca propone una logica di aggregazione e di networking più generale in cui gli imprescindibili passaggi strategici sono rappresentati:

• dall’individuazione delle risorse critiche delle aziende facenti parte del network, rappresentate dal sistema di asset tangibili e intangibili di cui le stesse dispongono;

• dalla disponibilità delle imprese ad attivare forme stabili di alleanza tramite la definizione di un framework contrattuale di collaborazione in cui vengono messe a disposizione del network le proprie risorse critiche;

• dalla definizione e dalla ricerca delle opportunità di business in grado di valorizzare tali asset, delineando di volta in volta modalità di collaborazione “goal oriented” in funzione delle occasioni di mercato che un ufficio di sviluppo virtuale (denominato VDO, quale acronimo di Virtual Development Office) è in grado di generare, facendo leva sulle risorse critiche strutturalmente messe in comune. Si realizza così una forma innovativa di collaborazione in cui si mettono in comune, attraverso opportune forme societarie e/o contrattuali, i propri asset e si può creare una nuova entità aziendale che beneficia delle potenzialità produttive, tecnologiche, commerciali, logistiche e professionali apportate dalle delle singole aziende. Per rendere operativa tale entità e trasformare le potenzialità produttive in opportunità di business viene richiesta la creazione di un ufficio virtuale di sviluppo (VDO) che abbia la mission di:

• selezionare i partner valutando gli asset apportati dalle imprese della rete;

• individuare i segmenti di mercato e i contesti competitivi di operatività;

• definire la corretta configurazione giuridica e il modello di governance (configurazione contrattuale/configurazione societaria; governance “forte”/governance “debole”);

• promuovere le strategie di network finalizzate all’ampliamento dei mercati, all’internazionalizzazione, all’innovazione prodotti e al potenziamento dei processi gestionali di programmazione e controllo economico-finanziario;

• intrattenere rapporti con il sistema degli interlocutori esterni con i quali promuovere e attivare forme di collaborazione e operatività gestendo in forma unitaria le opportunità derivanti dall’ambiente.

 

Per superare alcuni limiti strutturali delle PMI e sviluppare le potenzialità di business della nuova entità la creazione di tale organismo VDO, è preferibile avvenga tramite la partecipazione di un soggetto esterno, con elevata capacità innovativa e professionalità manageriale, in grado di governare le dinamiche di coordinamento nei rapporti interni e di concentrare il sistema delle relazioni con clienti, centri di ricerca, enti pubblici ed istituzioni finanziarie. I profili appena descritti del modello sviluppato dal gruppo di ricerca hanno trovato un’applicazione di successo in una rete, il “Gruppo Poligrafico Tiberino” – GPT, che ancora ad oggi rappresenta per il gruppo di ricerca laboratorio concreto di sperimentazione dei vari modelli elaborati. Il gruppo di ricerca sta inoltre seguendo altre iniziative di rete in corso di definizione e sviluppo nei settori sanità, meccanica ed energia. Il nostro obiettivo è quello di garantire una elevata replicabilità dei modelli elaborati a supporto del riposizionamento strategico delle PMI.