PRIMO PIANO

31 marzo 2011

1835-2010: 175 anni di storia

di Renato Covino

Da articolazione del potere centrale ad organo d’autogoverno dei produttori

 La prima Camera di Commercio umbra nasce a Foligno, uno dei più vitali centri commerciali e produttivi dello Stato Pontificio, il 12 giugno 1835 come Camera sussidiaria di quella di Roma. Con l’Unità, la sua competenza si estende a tutta l’Umbria e alla Sabina e l’ente assume la denominazione di Camera di Commercio e Arti. Difesa degli interessi locali, attenzione alla diffusione delle ferrovie, promozione della formazione tecnica e professionale, monitoraggio delle attività agricole e manifatturiere, informazione sulla vita economica e sui prezzi, sono i suoi campi fondamentali d’attività. Nel primo Novecento, con la fine della depressione economica internazionale che caratterizza l’ultimo quarto dell’Ottocento ed i processi d’industrializzazione del paese, anche l’Umbria conosce una fase d’intenso dinamismo. La Camera di commercio, riordinata sulla base della legge del 1910, assume un nuovo e più incisivo ruolo. La sua denominazione cambia in Camera di Commercio e Industria. L’ente acquisisce un’ampia gamma di competenze, tra cui la tenuta del registro ditte, al quale si stabilisce l’obbligo d’iscrizione. La struttura camerale diviene momento di rappresentanza degli interessi commerciali e industriali dell’Umbria, la sua missione è assicurarne e promuoverne la modernizzazione. Nel dopoguerra tale ruolo diviene strategico. A partire dal 1918 la Camera è protagonista di tutte le iniziative volte a garantire lo sviluppo regionale. Durerà pochi anni. Già nel 1924 inizia una complessa attività di regolamentazione legislativa volta a limitare le autonomie delle Camere, in ossequio alle scelte centralizzatrici del fascismo. Nel 1927, con la costituzione della provincia di Terni, la struttura viene smembrata ed assume la denominazione di Consiglio provinciale dell’economia, cambiata nel 1931 in Consiglio provinciale dell’economia corporativa e nel 1937 in Consiglio provinciale delle corporazioni. Il Prefetto ne diviene presidente, sancendo la trasformazione dell’ente in articolazione funzionale dello Stato totalitario. Nel secondo dopoguerra la Camera assume nuovamente la rappresentanza degli interessi del territorio e degli operatori economici. Il presidente, tuttavia, sarà di nomina ministeriale e i membri della giunta verranno indicati dal Prefetto. Nonostante ciò, dai primi anni cinquanta del Novecento, presidenti, che coniugano ruoli politici all’attività d’imprenditori, consentono di affrontare in modo dinamico la crisi dell’apparato industriale e dell’agricoltura regionali. Dal 1951 le categorie rappresentate si allargheranno agli artigiani e ai coltivatori diretti, a cui si aggiungeranno, nel 1956, gli operatori del turismo e del credito. La Camera s’impegnerà in agricoltura, promuovendo colture ad alta redditività e parchi faunistici. Centrale sarà l’iniziativa per comunicazioni più moderne: dall’azione a favore del passaggio dell’Autostrada del Sole per l’Umbria, al successivo impegno per trasformare Sant’Egidio in aeroporto civile. Infine l’ente parteciperà alla battaglia per il Piano regionale di sviluppo che porterà, nel 1970, all’istituzione della Regione. Nel 1966 l’ente assume la denominazione definitiva di Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura. La nascita della Regione aprirà un periodo d’oggettive e positive convergenze istituzionali. Al tempo stesso maturerà un più intenso rapporto con le altre Camere dell’Italia centrale, mentre continua l’attenzione nei confronti dell’agricoltura e lo sforzo volto a garantire la penetrazione dei prodotti umbri nel mercato nazionale. L’ente camerale partecipa da protagonista ad importanti iniziative: dal polo fieristico di Bastia, dove decollerà Agriumbria, al Centro regionale estero. Le trasformazioni della struttura produttiva umbra, a partire dalla seconda metà degli anni ottanta del XX secolo, spingono la Camera a qualificare tali cambiamenti e a reagire ai focolai di crisi presenti sul territorio. Essa si concentra soprattutto sulla formazione e sull’aggiornamento di quadri e manager, attraverso molteplici centri e istituti costituiti in collaborazione con l’Università Bocconi e l’Università di Perugia. Aumentano i servizi alle imprese, consentendo sgravi dei costi di gestione, s’incentivano i processi d’internazionalizzazione. Il punto di svolta è, però, l’ultimo decennio del secolo. La costituzione dell’Unione europea e le spinte per un progressivo aumento d’autonomia dai poteri centrali delle istituzioni locali, del sistema bancario e degli enti economici favoriscono il ridisegno dell’architettura delle Camere che conosce un passaggio significativo con la legge 580 del 1993 e che si conclude con il Testo unico del 2010. La chiave che lega i diversi provvedimenti è una scelta di snellimento delle procedure e la costruzione d’autonomie funzionali. Alle rappresentanze tradizionali si aggiungono anche quelle espresse dai sindacati e dai consumatori. Presidenza e Giunta sono elette dal Consiglio e il segretario viene scelto, da un albo nazionale, dallo stesso organo e sottoposto alla ratifica del Ministero dell’Industria. Alla crescente autonomia corrisponde una netta scissione tra rappresentanza e gestione dell’ente. Ma la Camera di Commercio di Perugia aggiungerà alle modifiche normative ulteriori elementi che ne rafforzano il ruolo e la configurazione come struttura di servizio alle imprese. Si rafforzano le politiche d’internazionalizzazione, si dà particolare attenzione alle reti infrastrutturali e telematiche che fanno della struttura camerale un essenziale strumento di supporto per affrontare i cambiamenti previsti dal nuovo quadro economico ed istituzionale. Nel 1999, con l’elezione del nuovo Consiglio, i processi d’autonomia dell’ente passano dalla normativa alla pratica concreta e, con il nuovo secolo, inizia una storia diversa.