IMPRESA BENE COMUNE

16 ottobre 2015

Eco-reati, in cifre

di Paola Buonomo

Il 2014 si è chiuso con un bilancio davvero pesante in termini di reati ambientali: 29.293 i reati accertati per un giro d’affari pari a 22 miliardi di euro. Sono aumentate le infrazioni nel settore dei rifiuti (+26%) e del cemento (+4,3), alimentate dal fenomeno della corruzione. Impressionanti i numeri del settore agroalimentare, che fattura 4,3 miliardi di euro per 7.985 illeciti.

Il Rapporto Ecomafia 2015 ci restituisce un quadro impietoso del Paese, con l’incidenza criminale in aumento nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Puglia, Sicilia, Campania e Calabria), dove si è registrato più della metà del numero complessivo di infrazioni (ben 14.736), con 12.732 denunce, 71 arresti e 5.127 sequestri.

Crescono i reati nel ciclo dei rifiuti (+ 26%) e le inchieste sul traffico organizzato di rifiuti (art.260 Dlgs 152/2006), che arrivano addirittura a 35. Aumentano anche gli illeciti nel ciclo del cemento: 5.750 reati (+4,3%), realizzati soprattutto in Campania e poi in Calabria, Puglia e Lazio.

L’approvazione della legge n. 68 del 22 maggio 2015, che ha introdotto i delitti contro l’ambiente nel Codice Penale, dovrebbe però segnare finalmente una svolta.  Si tratta di una riforma attesa da lungo tempo e senz’altro necessaria, essendo oramai da tempo sotto gli occhi di tutti l’inefficacia e l’inadeguatezza degli strumenti offerti dal sistema vigente per la tutela dell’ambiente.

L’argomento sarà al centro del convegno La nuova disciplina suii reati ambientali” che oggi pomeriggio si terrà alla Camera di Commercio di Perugia, grazie alla collaborazione con la Camera di Commercio di Venezia Rovigo Delta Lagunare, di Libera-Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie e Legambiente.

Ma chi sono i “professionisti dell’ecomafia? Secondo il Rapporto di Legambiente “l’ecomafia assume sempre più la forma di una vera e propria impresa al cui interno operano figure professionali precise e definite” . C’è il trafficante dei rifiuti, l’imprenditore edile che favorisce il controllo diretto delle famiglie mafiose sugli appalti più “succulenti”, contribuendo alla devastazione dei luoghi più belli dell’Italia, il politico locale, eletto grazie ai voti o al sostegno economico delle famiglie mafiose, come il funzionario pubblico che deve rilasciare un permesso, un’autorizzazione, una licenza. E poi ci sono il truffatore agroalimentare, il contrabbandiere di cuccioli, il mercante di archeo-mafia.

Un quadro drammatico, di fronte al quale l’applicazione della legge sugli eco-reati sembra dare la risposta giusta tanto attesa.

Analizzando i dati regionali elaborati da Legambiente, emerge per l’Umbria un quadro che merita attenzione. Nel settore del cemento, le infrazioni accertate nel 2014 sono 235 e rappresentano ben il 4% sul totale nazionale (con Perugia che contribuisce per il 3%).

Più contenuto ma pur sempre rilevante il peso dell’illegalità connesso al ciclo dei rifiuti: 159 infrazioni accertate, pari al 2,2% del totale nazionale.

 

Il Rapporto Ecomafia" è un'opera collettiva, coordinata dall'Osservatorio Ambiente e Legalità di Legambiente e realizzata in collaborazione con tutte le forze dell'ordine (Arma dei Carabinieri, Corpo Forestale dello Stato e delle Regioni a statuto speciale, Capitanerie di porto, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Direzione investigativa antimafia), l'istituto di ricerche Cresme (per quanto riguarda il capitolo relativo all'abusivismo edilizio), magistrati impegnati nella lotta alla criminalità ambientale e avvocati dei Centri di azione giuridica di Legambiente.

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