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30 giugno 2011

Il turismo in Umbria tra "vecchi" problemi, ricerca di nuove idee e necessità di competenze per implementarle

di Luca Ferrucci

Nel settore turistico, da diversi anni, si è generato, nella comunità regionale umbra, un evidente gap tra la diagnosi dei problemi, la capacità di identificare nuove idee progettuali e le competenze organizzative necessarie per implementarle e portarle avanti con efficacia. Dal punto di vista della diagnosi dei problemi, vi è oramai un’estesa condivisione tra gli operatori economici e gli attori istituzionali pubblici, così come appare in molti dibattiti, delle cause alla base delle difficoltà del turismo. I grandi “attrattori” storici regionali – dal turismo religioso a quello dei grandi eventi culturali sino ad arrivare a quello più recente, ossia il turismo “verde” – stanno manifestando evidenti difficoltà; la rete infrastrutturale regionale, a partire dal nodo aeroportuale, mostra significativi limiti di attrattività internazionale; la permanenza media dei turisti resta limitata e concentrata in particolari periodi dell’anno; il grado di internazionalizzazione del turismo è decisamente inferiore a quello di altre regioni contigue; e così via. Quando, invece, si passa ad analizzare le possibili soluzioni, ecco che emergono differenti approcci e punti di vista. Secondo alcuni, l’Umbria si caratterizza per un deficit nella generazione di nuove idee progettuali capaci di “costruire” una nuova visione del turismo regionale, con nuovi attrattori appropriati e pertinenti rispetto ad un nuovo ciclo dello sviluppo economico. Si afferma che, ad esempio, i “nostri” eventi culturali sono storicamente datati, con un “magnetismo” decisamente minore rispetto al passato. Occorre “inventare” nuovi eventi culturali – alcuni parlano di festival europeo del Medioevo o di altre iniziative simili – coniando nuove piattaforme per l’attrattività dei turisti. Altri interlocutori, evidenziando la natura “verde” dell’Umbria, sottolineano l’idea di realizzare campi da golf attrezzati in modo da posizionarsi in questa nicchia turistica mondiale. Altri ancora propongono la realizzazione di nuove strutture museali, coerenti con talune nuove tendenze artistiche in atto. E così via. È di tutta evidenza che l’innovazione nel settore turistico umbro richiede, nel tempo, una decisa capacità di generare nuove idee progettuali. Senza questa “linfa” vitale, non vi può essere un futuro. Ma, secondo la mia opinione, oggi il divario fondamentale alla base del deficit di competitività del turismo umbro dipende molto di più dalle limitate capacità nell’implementare le soluzioni. Si tratta cioè di un gap riconducibile non tanto alla limitatezza delle risorse finanziarie disponibili, quanto piuttosto al modello organizzativo adottato, alla qualità delle risorse umane impiegate e ai rapporti inter-organizzativi, storicamente sedimentati, tra i diversi attori pubblici e privati che operano in questo campo settoriale. Non basta identificare una buona idea progettuale; occorre saperla portare avanti con efficienza e efficacia. Da anni, si discute, ad esempio, di un portale web per il turismo regionale. Si condivide la necessità e urgenza di questa soluzione, ma però tutto sembra arenarsi nella fase dell’implementazione e della concretizzazione di questa idea progettuale, anche se le risorse finanziarie necessarie sarebbero oggettivamente limitate. E, allora, occorre avere il coraggio di affrontare le determinanti alla base di questo gap di competenze organizzative. I meccanismi di reclutamento e di carriera negli organismi deputati a perseguire le politiche per il turismo devono seguire non logiche di “appartenenza” a reti sociali e politiche ma di professionalità storicamente dimostrata in questo campo settoriale. Gli individui selezionati per dirigere e coordinare queste funzioni strategiche non possono operare, con rilevanti responsabilità, anche in altri contesti lavorativi (con il rischio di non avere tempo per dedicarsi full time ai problemi del turismo). Infine, occorre superare i vizi storici della frammentazione territoriale, dove ogni municipalità vuole i propri spazi di competenza per la promozione turistica, oppure della proliferazione degli organismi associativi delle imprese turistiche, ciascuno con la propria rete di imprese associate, con i propri obiettivi e la propria autonomia decisionale. In definitiva, in una regione piccola come l’Umbria, questi difetti nella capacità di implementare rapidamente e con efficacia le soluzioni appropriate per il turismo rischiano di divenire economicamente costosi e socialmente intollerabili.