IL PUNTO

9 aprile 2020

Le imprese hanno bisogno di interventi veloci e immediatamente spendibili

Il presidente della Camera di commercio di Perugia commenta l’emanazione del “Decreto Liquidità”

di Giorgio Mencaroni

La rapidità e la semplicità attuativa di quanto delineato nel Decreto Liquidità sono le condizioni basilari per il suo successo. Se non sarà così rischiamo di veder dispersa gran parte di quella “potenza di fuoco” di cui parla il Presidente Conte.Le nostre pmi hanno una necessità vitale di risorse finanziarie: oggi, e non domani. Sulla carta, il Decreto sembra aver recepito il messaggio, ma si deve essere conseguenti: la liquidità è garantita, ma per arrivare a destinazione ha
bisogno di zero burocrazia, a tutti i livelli locale, nazionale, comunitario.
Valuteremo con attenzione il testo finale del Decreto, ma già da ora possiamo
indicare zone d’ombra che andrebbero ricalibrate se si vuole davvero dare
sostegno alle imprese in difficoltà e soprattutto permettere a quelle che hanno
chiuso di riaprire.

DL LIQUIDITA’: la direzione è giusta,  l’entità degli interventi senza dubbio straordinaria, ma è alto il rischio che l’attuazione delle norme possa essere complicata e tutt’altro che rapida. Le imprese hanno necessità di poter contare su interventi veloci e immediatamente spendibili: in questo il Decreto temo non offra certezze assolute. 

La rapidità e la semplicità attuativa di quanto delineato nel Decreto Liquidità sono le condizioni basilari per il suo successo. Se non sarà così rischiamo di veder dispersa gran parte di quella “potenza di fuoco” di cui parla il Presidente Conte.

Le nostre pmi hanno una necessità vitale di risorse finanziarie: oggi, e non domani.  Sulla carta, il Decreto sembra aver recepito il messaggio, ma si deve essere conseguenti: la liquidità è garantita, ma per arrivare a destinazione ha bisogno di zero burocrazia,  a tutti i livelli locale, nazionale, comunitario.

Valuteremo con attenzione il testo finale del Decreto, ma già da ora possiamo indicare zone d’ombra che andrebbero ricalibrate se si vuole davvero dare sostegno alle  imprese in difficoltà e soprattutto permettere a quelle che hanno chiuso di riaprire.

Mi pare troppo esigua la durata dei finanziamenti garantiti fissata a 6 anni più due di preammortamento: condizioni difficili  da sostenere per le nostre imprese provinciali, quasi tutte di piccole dimensioni (in fase di preparazione del decreto era stata avanzata l’ipotesi di una durata fino a 30 anni).

E’ indispensabile garantire che i tempi di istruttoria delle banche per arrivare all’effettiva liquidazione del prestito siano compatibili con l’emergenza in atto. Appena ieri  il Presidente dell’ABI  Patuelli affermava di considerare “prematura la dichiarazione di immediata liquidità espressa dal governo.

Purtroppo, visti i tempi che normalmente richiedono questi esami, è oggettivo il rischio che il prestito arrivi quando per l'azienda è ormai troppo tardi.

Il Decreto Liquidità è  senz’altro un atto d’emergenza, non lo sono le regole bancarie, che con il Covid  non sono cambiate e dunque rischiamo di vedere avviate complesse pratiche di analisi del merito di credito per le richieste di prestiti di importo oltre i 25 mila euro,  che, peraltro,  potrebbero risultare quelle più gettonate.

Pertanto, andrebbe alzata la soglia dei 25 mila euro ed estesa la garanzia automatica e senza valutazione, anche in considerazione del fatto che molte piccole imprese saranno costrette ad impegnare parte dei prestiti per pagare i debiti cumulati a causa della chiusura forzata.

Insisto sulla necessità inderogabile di fare presto.  Siamo lenti nel dare attuazione ai provvedimenti e così ne compromettiamo l’efficacia. Il “Cura Italia” è lì a ricordarcelo. La Cassa Integrazione per i lavoratori era stata assicurata in pagamento non oltre Pasqua: fino ad oggi si è visto poco o niente.

L’osservazione dello stato dei nostri settori produttivi ci rimanda situazioni di estrema gravità. Abbiamo elaborato come sistema camerale una previsione dei fabbisogni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi. Ne è uscito uno scenario di crisi senza precedenti.

Su base nazionale, nel 2020, al netto dei lavoratori che beneficeranno della cassa integrazione guadagni ordinaria o in deroga, si stima un calo dello stock di occupati dei settori privati dell’industria e dei servizi, in media annuale, di 422mila unità rispetto al 2019 (-2,1%). Infatti, si prevede per gli indipendenti una riduzione di 190mila unità (-3,4%) e per i dipendenti privati di 232mila unità (-1,6%). In termini percentuali si registrano analoghe nette riduzioni a livello regionale Umbria.

Il Turismo risulta il settore maggiormente in sofferenza, con un calo stimato nel 2020 di 220mila occupati su base nazionale, ma si stimano ampie flessioni nello stock di occupati anche nei comparti delle Costruzioni, della Moda, della Metallurgia, della Meccatronica e delle industrie della Gomma e delle Materie plastiche. Per quanto riguarda i Servizi, oltre al dato del Turismo si segnalano importanti riduzioni degli occupati nel Commercio, nei Servizi Culturali, Sportivi e altri Servizi alle persone e nel Trasporto e Logistica.

I settori per i quali si può prevedere un saldo positivo sono soltanto quelli della Sanità, dei Servizi ICT e delle Industrie Farmaceutiche.

Sul fronte del Turismo prevedo che le prospettive per un ritorno ad una normalità “condizionata” si allunghino fino a non  prima della stagione 2022. Il 2020 è ormai perso e il 2021 sarà un anno di ripresa ma sotto i livelli precovid – 19.

Dal 12 marzo al 13 aprile, il  mese di maggior espansione del contagio,  con oltre il 60% delle imprese chiuse, le imprese artigiane italiane hanno perduto fatturato per 7,2 miliardi. In Umbria,  nello stesso periodo (12 marzo – 13 aprile)  l’Artigianato ha perso 117 milioni di fatturato, il 3,8% del fatturato totale di un anno intero.

La Camera di Commercio è l’istituzione delle imprese, loro espressione diretta e per questo siamo in grado di interpretare le loro esigenze e le loro reali necessità. La nostra Camera non ha mai perso il contatto con le sue imprese. Ci siamo fatti trovare sempre “aperti”,  garantendo tutti i servizi,  svolti in modalità di Lavoro agile (smart working), e a distanza su appuntamento, presso gli uffici della sede centrale di Perugia e in quelle distaccate di Foligno e Città di Castello.

Nella convinzione che nessuna misura da sola è sufficiente, se non si inserisce in un quadro di politiche straordinarie sia a livello europeo, sia nazionale, che locale, il Sistema camerale ha individuato due filoni importanti di attività, uno per l’emergenza e uno che punta al medio periodo, alla fase successiva all’emergenza. 

Nel breve-brevissimo periodo, l’esigenza prioritaria è quella di garantire liquidità alle imprese, specie alle più piccole. A tal fine le Camere metteranno in campo interventi mirati ad abbattere i costi degli interessi delle imprese sui prestiti bancari. È questa la modalità più semplice e immediata per dare un concreto supporto a tutte le imprese.      

Sul medio periodo pensiamo anche a iniziative volte a recuperare a livello internazionale l’immagine del nostro Paese, attraverso campagne straordinarie di comunicazione e promozione che rilancino il nostro Made in Italy e il nostro Turismo. Al riguardo siamo in contatto con il Ministero degli esteri e con il Mise, a cui abbiamo dato la nostra disponibilità a partecipare a questo grande impegno collettivo, come Camere di commercio italiane e Camere italiane all’estero.

Dobbiamo fare bene e in poco tempo. Abbiamo interi settori produttivi ancora chiusi, altri lavorano senza più un mercato,  né interno né  estero. E per tutti le prospettive di ripresa sono di medio lungo termine, anche se in quella che si annuncia come la Fase 2 si passerà a una non procrastinabile riapertura di molte attività.