Prezzi e tariffe dei servizi pubblici locali

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Gli osservatori del sistema camerale


di Andrea Sammarco - vice segretario generale Unioncamere e direttore Indis- Istituto Nazionale Distribuzione e Servizi

 

Le profonde trasformazioni che si sono registrate in questi anni nell’ambito dei servizi pubblici locali hanno comportato altrettante trasformazioni nel ruolo degli enti e delle istituzioni ai fini di valutazione, indirizzo, controllo e programmazione, rivolte a garantire rapporti corretti fra le imprese, favorendo la libera e leale concorrenza, ma anche un altrettanto pregnante interesse diretto alla tutela dei consumatori e degli utenti.
Com’è noto i servizi pubblici locali costituiscono un settore estremamente rilevante dell’economia del nostro Paese: la loro struttura a rete ed i loro legami con il territorio li collocano tra i principali “attori” della coesione sociale e dello sviluppo economico. Questa stessa rilevanza, peraltro, è ribadita dall’art. 5 del decreto legge n. 112/2008 (come convertito) che sottolinea la necessità di sorvegliare la dinamica dei prezzi e delle tariffe dei servizi pubblici locali, avvalendosi degli Uffici delle Camere di commercio per la raccolta e l’analisi delle informazioni.
In un contesto congiunturale problematico come quello attuale, che vede il nostro Paese affrontare difficili sfide, il settore dei servizi pubblici locali potrebbe costituire un potenziale volano di crescita economica. Molto spesso si è lamentato che la crescita anemica dell’economia italiana sia da attribuire ad un mancato recupero della produttività, in particolare nel comparto dei servizi pubblici locali.
Una delle cause di inefficienza dei servizi pubblici locali va ricercata nel panorama normativo frammentario, caratterizzato da una sovrapposizione tra norme generali e settoriali, disarticolato e molto spesso contraddittorio, nonché dalla difficoltà nel delimitare i limiti di competenza normativa e regolatoria tra i diversi livelli istituzionali coinvolti (Stato, regioni, enti locali), che lasciano il settore in un eterno limbo di assetto incompiuto.
Una riprova – semmai ce ne fosse bisogno – è stata offerta dal referendum sulla “privatizzazione” delle risorse idriche che ha comportato l’eliminazione del livello di remunerazione degli investimenti, con il potenziale abbandono da parte delle imprese di questo settore, se non si ristabilisca una soglia di “profittabilità” di detti investimenti, magari collegata ad un reale tasso di efficienza delle gestioni cui gli investimenti ineriscono.
In questo contesto, nell’ultimo anno il dibattito pubblico si è concentrato sulla dicotomia pubblico-privato nella gestione dei servizi, sull’onda dei quesiti referendari che hanno comportato il venir meno dell’obbligo di gara non solo nel servizio idrico ma anche in altri settori, tra cui la gestione dei rifiuti urbani e il trasporto pubblico locale.
Se gli esiti referendari hanno riaffermato il ruolo centrale degli Enti Locali, gli sforzi dovrebbero essere incentrati nel ricercare assetti regolatori credibili ed efficaci, tesi a garantire un’adeguata protezione della collettività da fenomeni opportunistici che la commistione tra regolato (il gestore dei servizi) e regolatore (Enti Locale) può creare.
L’impianto regolatorio deve porsi come primo obiettivo quello di arginare la discrezionalità nell’allocazione delle diverse voci di costo dei servizi, imponendo un vincolo ineludibile di copertura totale del costo con il gettito dei corrispettivi (tariffe o tributi che dir si voglia); in altre parole, i sistemi tariffari dovranno essere chiamati a promuovere l’efficiente allocazione dei costi dei servizi gestiti in un’ottica industriale, mentre le politiche di sostegno sociale dovranno trovare spazio all’interno della fiscalità locale.
A tale scopo è auspicabile la predisposizione di un pacchetto strutturato di regole contabili che restituiscano un quadro di informazioni standardizzate e confrontabili, esigenza particolarmente percepita in quei settori afflitti da problematiche relative a sussidiazione incrociata tra attività regolate e attività non regolate e tra le diverse categorie di utenza.
L’obiettivo è quello di evitare distorsioni nell’applicazione delle tariffe, incentivare elevati livelli di efficienza e efficacia dei servizi, rendere omogenei e confrontabili i dati economici e patrimoniali dei gestori al fine di poter valutare e confrontare le singole prestazioni (analisi di benchmarking).
In questo senso, la direzione intrapresa dal legislatore appare andare nella giusta direzione, con l’istituzione di Autorità indipendenti in materia di servizio idrico e dei trasporti, mentre sui rifiuti il ritorno alla natura tributaria del corrispettivo, sebbene con logiche tariffarie, potrebbe far rientrare la materia nell’ambito più generale del federalismo fiscale e dunque dei costi standard.
Fin qui il piano delle questioni generali nelle quali anche il sistema camerale non può non essere coinvolto, in una logica di impulso all’efficienza ed al sostegno della correttezza dei mercati, anche mediante una costante attività di presidio conoscitivo/informativo.
È auspicabile, per esempio, semplificare la procedura di reperimento delle determinazioni comunali con cui vengono fissate e/o modificate le tariffe inerenti i servizi pubblici locali. In questa direzione l’Unioncamere, attraverso il suo ufficio speciale Indis - Istituto Nazionale Distribuzione e Servizi, ha siglato un accordo di collaborazione con l’Anci tra le cui attività è presente quella inerente la trasparenza dei prezzi e delle tariffe, per semplificare il flusso informativo sulla conoscenza dei corrispettivi dei servizi pubblici locali, con particolare attenzione al servizio idrico integrato e allo smaltimento dei rifiuti solidi urbani.
In questa direzione anche una proposta di normativa che è stata sottoposta al Ministro dello Sviluppo economico con l’obiettivo di coaudivare le politiche di sviluppo con gli appositi tasselli di trasparenza amministrativa.
Si tratta – con tutta evidenza – di importanti piani per la realizzazione di un mercato sempre più equilibrato e trasparente e su cui le Camere di commercio, unitamente alle Unioni regionali, assumono un ruolo istituzionale di primo piano e di supporto alle Amministrazioni regionali, alle quali spetta per legge il compito di fornire il quadro normativo e regolatorio nei settori dei servizi pubblici locali.
L’Indis-Unioncamere, con la collaborazione di Ref. Ricerche, ha realizzato appositi Rapporti relativi al monitoraggio dei prezzi dei servizi liberalizzati e delle tariffe dei servizi pubblici locali, specificamente rivolti al mercato dell’energia elettrica e delle tariffe pagate dalle imprese per il servizio idrico e dei rifiuti.
Nell’ultimo Rapporto, in corso di pubblicazione, si è riscontrato come negli ultimi 10 anni le tariffe dei servizi pubblici locali hanno mostrato dei tassi di crescita del 50%, mentre il tasso di crescita dell’inflazione generale dei prezzi al consumo si è fermata al 22%. Le tensioni al rialzo sono state particolarmente rilevanti per le tariffe del servizio idrico (+65%), del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti solidi urbani (+30%) e del trasporto urbano (+30%). Sostanzialmente in linea con l’andamento generale dei prezzi è invece la spesa per la fornitura di gas naturale (+26%) e di energia elettrica (+20%), che riflettono più da vicino l’andamento delle quotazioni internazionali dei combustibili. Numeri che, da soli, segnalano l’indubbia valenza della problematica per l’economia del nostro paese, anche in relazione alle molte differenziazioni a livello territoriale (province e principali comuni) come individuate dalla nostra rilevazione.
Per rafforzare il presidio sulle tariffe si sta lavorando nella direzione di rafforzare gli “Osservatori” regionali delle tariffe e dei prezzi per avere in tempo reale il polso dell’andamento dei corrispettivi dei servizi pubblici nei territori e confrontarli a livello nazionale in un rapporto diretto con il ministero dello Sviluppo Economico, al fine di valutarne l’impatto sulle condizioni di competitività dei diversi territori, soprattutto in un momento storico che vede con il decreto “Salva Italia” e l’ormai prossimo decreto sulle liberalizzazioni sui servizi pubblici locali importanti riforme.