Prezzi e tariffe dei servizi pubblici locali

Intervento di Giorgio Mencaroni

Presidente della Camera di Commercio di Perugia

In questo nostro confronto rimbalza una parola: variabilità. Costi diversi tra comune e comune, dagli alberghi alla nettezza urbana.  Se pensiamo al mercato, alla competizione tra impresa ed impresa, assistiamo a situazioni di concorrenza sleale.

Non c'è dubbio che i costi siano eccessivi. Condivido molte considerazioni fatte negli interventi che mi hanno preceduto.
Berardi ci segnala che siamo nella media nazionale. E' vero, siamo nella media nazionale, ma pensiamo sempre al pollo di Trilussa: c’è chi ne mangia due e chi niente. Però è vero: siamo in media. E questo vale naturalmente per certi servizi. Non mi addentro subito nell’argomento della nettezza urbana, perché è quello dove più facilmente si tende a puntare il coltello. Ma non  va esaminato solo il dato degli alberghi di Perugia rispetto a quelli di Terni o rispetto a quelli di Marsciano o rispetto a quelli di Bastia. Dobbiamo riflettere sul concetto che ha espresso prima Berardi e che ha ripetuto Antonielli: il servizio è lo stesso ma i comuni applicano tariffe diverse. Berardi ugualmente ci ha ricordato il concetto di “sussidiarietà”. In molti casi ci sono categorie che pagano la nettezza urbana per altre. E parliamo di scelte fatte dai comuni sul piano politico.
Non credo che si possa continuare così. Quanto incidono queste tasse? Perchè stiamo parlando proprio di tasse: per gli alberghi la nettezza urbana è una tassa sul bene, non è un servizio.

A proposito di sussidarietà...

Ormai siamo alla sussidiarietà obbligata. Ma perché io devo pagare un servizio per altri? Se è volontario, mi sta bene, è come l’8 per mille, ma in quel caso sono io stabilisco a chi darlo. Non si può certo andare avanti così. Per quanto riguarda la nettezza urbana, non è emerso un dato importante: un albergo stagionale in Umbria, in alcuni comuni, anche se funziona per sei mesi e un giorno, paga la nettezza urbana per un anno. E' normale questo? Gli alberghi in Umbria hanno una occupazione del 35 per cento ma pagano la nettezza urbana al metro quadro. Per una famiglia, si valuta, giustamente, la superficie dell’immobile ed il nucleo familiare. Quindi, due variabili. Per gli alberghi non si tiene conto dell’occupazione, ma della superficie della struttura. E soprattutto non si tiene minimamente conto della nettezza urbana prodotta. Io vorrei sapere quanta polvere porta via la Gesenu dalle camere d’albergo. La quantità di nettezza urbana prodotta è veramente irrisoria: parliamo prevalentemente di carta...
Antonielli ha toccato anche il tema del bilancio. Il mercato, oggi, obbliga le aziende private a essere sul mercato. Quindi cosa devono fare queste imprese? Contenere e razionalizzare i costi e naturalmente tenere i prezzi più contenuti possibili e lavorare sui propri margini: non c’è altra via.

E' un problema di efficienza.

Se ad esempio per il costo dell’acqua debbo tenere conto che il sistema di adduzione perde tra il 30 e il 40 per cento dell’acqua, allora io pago un servizio che in effetti non è efficiente o efficace, come dovrebbe essere. Se penso che l’acqua che arriva è talmente messa male, per una serie di motivi, pensiamo all’intasamento delle tubazioni, ai rubinetti, a quello che succede oggi rispetto ad anni fa. Quindi c’è una serie di situazioni che forse vanno in qualche modo migliorate.
Antonielli, ci ha appena spiegato che per la sua azienda, su 40 milioni circa di fatturato il margine, se ho letto bene i numeri, è di 180 mila euro.
Sono convinto che Antonielli sia virtuosissimo, perché le situazioni sono migliorate sotto la sua presidenza. E' un merito che gli va riconosciuto. Però chiedo: in generale, per tutte le società dei servizi o di distribuzione si riesce a ottenere l’optimum? Perché se la tariffa deve essere commisurata, naturalmente, a quello che sono i costi gestionali di distribuzione, nessuno interviene o può intervenire sui costi aziendali.

Quanto pesano le tariffe sui costi aziendali?

A proposito di incidenza del costo, prima Berardi citava un dato: gli alberghi in Umbria pagano circa 5.000-5.500 euro di nettezza urbana. Vi assicuro che alberghi di una certa dimensione pagano 50, 60, 70 mila euro di nettezza urbana per la struttura alberghiera, al di là di quanti rifiuti vengano prodotti.
Dovremmo fare un'altra indagine: quanto paga un albergo di nettezza urbana? Quanto paga di Ici (oggi chiamata Imu)? Quanto paga di insegne pubbliche? Quanto paga di suolo pubblico?
Molti non sanno che si paga anche la “tassa d’ombra”. So che in tanti non sanno neanche che cosa sia, ma per una tenda davanti a una porta d’albergo, o di un ristorante si paga una “tassa d’ombra”, che si aggiunge, chiaramente, alle tasse correnti. Diro di più: in alcuni comuni umbri (non in tutti) negli esercizi pubblici si paga una tassa anche quando non si occupa suolo pubblico ma privato. E la tassa sul suolo privato dove si effettua il servizio è parametrata a quella del servizio pubblico.
La verità è che si paga una miriade di tasse che pesano sui costi aziendali in una percentuale molto elevata. Costi che ormai sono diventati proibitivi.
Anche adesso, di fronte alla liberalizzazione degli esercizi commerciali, sono d'accordo con una considerazione fatta dall'assessore regionale al Turismo Fabrizio Bracco: le liberalizzazioni senza regole hanno poco fondamento. Io credo che per ogni cosa ci voglia una regola.
Tenere aperto un qualunque esercizio, sia nel mondo del commercio o in quello dell'artigianato, comporta dei costi ulteriori; dell'energia elettrica, del gas, del personale... Ma questa roba chi la paga? Quando vengono portati ad esempio modelli europei o mondiali, io vi sfido, in qualunque città del mondo, a trovare esercizi commerciali aperti tutto il giorno, tutta la notte; alle 17-18, in tutte le città del mondo, gli esercizi chiudono. Rimangono aperti dei corner, cioè servizi di farmacia o servizi che vendono panini, bibite o caramelle. Di conseguenza, una liberalizzazione indiscriminata a che cosa serve? Perché stabiliremo che oggi si possono andare a comprare le scarpe dalle nove a mezzanotte? Non lo so. Aprire dalle nove del mattino a mezzanotte a che cosa serve? Non ha né capo né coda, ma si aggiungono altri costi per chi gestisce le attività.
Non tocco il tema delle insegne. Vorrei fare una ricerca per vedere su ogni esercizio quanto costa tutto quello che è generale, dall’acqua alla nettezza urbana, fino al costo della pubblicità e del suolo pubblico. Per non parlare della tassa sui passi carrabili, sui cui c’è ancora da stabilire tutta la normativa, che non è chiarissima: ad esempio si dovrebbe pagare quando si interrompe il marciapiede ma anche dove non c’è il marciapiede.
E se la struttura è stagionale? Albergo, negozio o artigiano che lavora quattro mesi l'anno, c'è comunque il costo fisso per i contatori, con l'obbligo di stipulare il contratto per il massimo della punta di consumo. E allora la struttura che lavora sei mesi l’anno? Badate, non parliamo di 100 euro, ma di centinaia di euro, in funzione dell’entità del contratto. Oggi, nella maggioranza degli alberghi c’è il sistema di condizionamento dell’aria, che incrementa fortemente la punta di consumo, oltre all’energia ordinaria: vale a dire ascensori, spazi comuni, illuminazioni, attrezzature, macchine. Ci sono alberghi che hanno contratti magari di 150-200 chilowatt e pagano i fissi per dodici mesi l’anno. Questo è un costo che non appare, perché appaiono le bollette del periodo di apertura. Ma quanto incide questa spesa?

Nel 2013 arriverà la Tares.

Per quanto riguarda la Tares, quando vi saranno aumenti per passare dall’80-88 per cento della media a 100, l’aggiornamento con i 30-40 centesimi, sarà applicato su che cosa? Di nuovo su tutti. Nessuna nuova distribuzione della spesa.
E questa è una decisione politica voluta. Non parliamo di un servizio ma di una tassa sull'immobile. Ma quante tasse bisogna pagare sugli immobili? Perché c'è l'Ici, la tassa della nettezza urbana e tutta un'altra serie di balzelli...
In ordine all’Imu, provate a guardare qual è la variazione di Ici che si dovrà pagare quest’anno. Non mi riferisco né alla prima né alla seconda casa, della quale conosciamo gli aumenti dei costi, ma a un qualunque altro tipo di attività. Sono stati annunciati dei correttori per rimettere ordine.
Ma c'è da considerare un altro fatto: il catasto come funziona? Prendiamo due cittadini che hanno accatastato un immobile venti anni fa, stabilendo un valore risalente a quell'epoca. Uno dei due, siccome è un cittadino corretto ed onesto, sposta una porta dentro il suo appartamento e quindi, di conseguenza, procede alla variazione catastale. E il catasto riaggiorna automaticamente il valore del bene nel momento della variazione. Cinque anni dopo, lo stesso cittadino, fa un’altra variazione e proprio perché è un cittadino assolutamente rispettoso delle regole, riaccatasta. E il catasto aggiorna di nuovo il valore dell'immobile. La conseguenza è che chi ha avuto l’accatastamento vent’anni fa, se non è intervenuto nel frattempo un aumento degli estimi catastali del 20 per cento, ha il reddito di vent’anni fa. Per i due cittadini la tassa da pagare, a parità di immobile sarà quindi diversa.
Non è giusto. C'è una equità da ristabilire.
Faccio un altro esempio: nel 1984 fu varata una legge che stabiliva che chi non aveva l’attività agricola come attività prevalente doveva portare gli immobili rurali dal rustico all’urbano. Quindi i fessi, come me, hanno portato gli immobili dal rustico all’urbano nel 1984, pagando quindi su quegli immobili, occupati e non occupati, Ici e Irpef, secondo la classificazione che era stata data, di tipo abitativo o come magazzino o altro.
Nel 2008, è stata approvata una legge in sanatoria, per cui chi non aveva ottemperato alle disposizioni ha poi pagato la somma “esosissima” di 50 euro per ogni immobile. E c’è chi ha usufruito, in molti casi, nel caso di utilizzo del bene, di tariffe per attività agricola, completamente diverse dalle altre tariffe.