Prezzi e tariffe dei servizi pubblici locali

Intervento di Silvio Ranieri

direttore ANCI

C’è bisogno di scelte politiche in vista del federalismo. Le amministrazioni locali sono chiamate ad un salto di qualità. Sono pronte a farlo?

Siamo di fronte ad una svolta epocale: i comuni e con loro l’Anci nazionale, hanno sempre spinto per il federalismo. Ma in Italia, quando ci apprestiamo ad introdurre delle riforme, partiamo sempre da un vizio capitale. In questo caso, il vizio è che i governi, negli ultimi anni, hanno strutturato il principio del federalismo non come nuova organizzazione dello Stato, partendo, com'era logico, dal concetto dell’autonomia degli enti locali. E quindi dalla capacità del comune, attraverso le proprie entrate, a rispondere anche alle uscite, ai bisogni dei cittadini.  Ma si è pensato di riorganizzare la macchina comunale per lavorare al risanamento finanziario di quella statale. Quindi un federalismo che è andato avanti a colpi di accetta, di fronte al quale le amministrazioni locali sono state costrette, messe nella incapacità di intraprendere processi di autoriforma. Sarebbe stato utile iniziare un processo di riforma generale dello Stato, ma a compensare i tagli dei trasferimenti statali, aumentando tariffe e tributi.
Questo è, in estrema sintesi, quello che è accaduto. Si è parlato tanto del federalismo, ma è stato più uno slogan che una attività concreta. Una volta gli enti locali  presentavano il rimborso a piè di lista e lo Stato trasferiva i soldi. Un processo che rendeva più facile il lavoro delle amministrazioni comunali che potevano anche aumentare le loro attività e rispondere meglio alle esigenze delle comunità: quindi un maggior numero di linee di autobus, una raccolta dei rifiuti in tutti i quartieri, anche nelle zone marginali dei comuni e via dicendo. Con il rimborso spese si chiedevano soldi allo Stato. Ma questa storia è finita già da diversi anni ed ora è necessaria una nuova organizzazione.
La realtà che non c'è stato un dialogo tra l'amministrazione statale e quella comunale. Le risorse non ci sono. E si è cominciato a tagliare i trasferimenti. Senza valutare caso per caso, esaminando ad esempio il lavoro di comuni che offrivano particolari servizi al cittadino o soppesando la virtuosità di alcune amministrazioni. Niente di tutto questo. Tutto è stato gettato in un unico calderone: un comune di 100 abitanti è stato considerato alla stregua di un comune di 3 milioni di residenti, una amministrazione alle prese con un dissesto finanziario vista come un'altra con i conti in ordine...
Poi, partendo dal concetto di “costo standard”, si è attivato un processo complicato attraverso gli studi di settore. E’ la logica di Calderoli: valutiamo quali sono i costi standard e in base a queste fonti di spesa i comuni poi si dovranno organizzare. Ma i comuni devono pur avere una leva per poter incidere sui propri bilanci. Altrimenti, ripeto, parliamo di un federalismo al contrario.
Pensiamo solo agli ultimi mesi. Forse l’unico provvedimento che i comuni chiedevano era l’Imu, la vecchia Ici. Non perché i comuni hanno voglia di tassare, ma perché nei Paesi occidentali l’elemento principale di tassazione, perlomeno come punto di riferimento, è l’immobile. L’Imu anticipata, dato che il meccanismo federalista partirà nel 2013, è stata subito vista come una occasione per le amministrazioni locali per avere nuove risorse finanziarie a disposizione. Ma i dati dell'Anci e del governo su questa tassa sono discordanti.
Noi crediamo che debba essere il territorio a valutare il reale valore degli immobili, a partire dalla tipologia e dalla grandezza. Il governo fa presto a dire: l’Imu per la prima casa. Ma sulle detrazioni, ad esempio, ci sono molti distinguo da fare. La partita vera è poi sulla seconda casa, con la quale i comuni, fino ad oggi, attraverso l'Ici, hanno percepito un introito. Però lo Stato pretende il 50 per cento di quell’introito. E questo costituisce un grave problema: senza risorse le amministrazioni locali non sono in grado di garantire la copertura di bilancio. Questo è quindi un federalismo al contrario: una imposta comunale, per l'amministrazione locale vale solo il 50 per cento. Ma senza risorse i comuni non sono in grado di garantire la copertura del bilancio.