Giornata dell'economia 2016

OCCUPAZIONE, UN PROBLEMA GENERAZIONALE

Nell’ultimo anno hanno iniziato a manifestarsi i primi segnali di miglioramento all’interno del mercato del lavoro. Nella provincia di Perugia, gli occupati nel 2015 sono 272 mila,erano 264 mila del 2014, sono cresciuti, quindi, del 3%, in netto miglioramento rispetto al +0,4% dell’anno precedente. La crescita provinciale, in linea con quella regionale, è stata migliore rispetto a quella registrata sia a livello nazionale che di Centro Italia (+0,8%).

Per quanto riguarda la composizione della forza lavoro, il 56% degli occupati perugini è di sesso maschile, pari ad oltre 151 mila unità, contro il 58% degli occupati a livello nazionale. Gli occupati maschi sono aumentati nell’ultimo anno del 3,7% a livello provinciale, mentre a livello nazionale e del Centro sono cresciuti del +1%.La componente femminile della forza lavoro perugina, pari a 121mila occupate, è cresciuta del 2%  attestandosi a 121mila unità,un incremento superiore rispetto al valore nazionale e dell’Italia centrale, che si attestano a +0,5%.

Dal punto di vista settoriale, in provincia di Perugia sono 9mila gli occupati in agricoltura nel 2015 a fronte degli 11mila dell’anno precedente, con un calo del 18,9%, in controtendenza rispetto al dato nazionale cresciuto del 3,8%, mentre nel Centro è diminuita solo del 1%. Nell’industria in senso stretto gli occupati sono oltre 59mila, con una variazione del +4,1% rispetto al 2014, mentre il valore medio nazionale rimane sostanzialmente stabile e nel Centro Italia scende dell’1%. Nelle costruzioni l’occupazione riprende dopo il forte calo del 2014. Gli occupati nel 2015 sono oltre16mila, in crescita del 12,7% a fronte di una variazione media nazionale pari a -1% e ad un calo ancora più consistente per il Centro (-5%). Nel commercio e turismo sono quasi 56mila gli occupati e risultano in lieve calo rispetto all’anno precedente (-1%), in controtendenza sia rispetto alla crescita moderata, inferiore al punto percentuale,  registrata a livello nazionale che all’incremento più consistente del Centro (+2%). Sono quasi 132mila gli occupati negli altri servizi in provincia e fanno registrare un incremento del 5,1%, più consistente di quello registrato a livello nazionale (+1,3%) e del Centro (+1,8%). Gli altri servizi occupano quasi la metà della forza lavoro provinciale, rappresentano infatti il 48,3% degli occupati, valore tuttavia inferiore al dato nazionale che si attesta a 49,5%. Nell’industria in senso stretto trovano lavoro il 21,8% degli occupati, una quota superiore rispetto al valore medio nazionale pari al 20,1%. Sotto la media nazionale risultano anche gli occupati dell’agricoltura che a livello provinciale pesa rispettivamente il 3,3% a fronte del 3,8% nazionale. Gli occupati del commercio e turismo a livello provinciale (20,5%) sono in linea con il dato nazionale (20,2%). Dal punto di vista occupazionale a livello provinciale l’industria assume un peso superiore alla media nazionale a scapito soprattutto degli altri servizi.

Dalla riclassificazione degli occupati per posizione lavorativa emerge come l’occupazione indipendente nella provincia di Perugia rappresenti il 27% di quella totale; il rapporto è inalterato a livello regionale (27%) e più basso a livello nazionale (24,4%) e del Centro Italia (24,9%), mostrando una maggiore propensione dei perugini e in generale degli umbri a lavorare in forma autonoma. L’insieme di imprenditori, lavoratori autonomi, collaboratori familiari e professionisti nella provincia di Perugia costituisce un gruppo di oltre 73mila persone, che risulta in crescita del 3,3% rispetto all’anno precedente. Una dinamica che appare opposta rispetto a quanto si evidenzia a livello nazionale e di Centro Italia dove il lavoro autonomo ha registrato un calo rispettivamente dello 0,4% e 0,7%. Gli occupati indipendenti a livello provinciale sono cresciuti più che gli occupati dipendenti, che nell’ultimo anno sono aumentati del +2,9%. La crescita degli occupati dipendenti nella provincia di Perugia è stata più del doppio rispetto a quanto registrato in Italia e nel Centro, dove la variazione è stata rispettivamente +1,2% e  +1,4%.

Nella provincia di Perugia, il numero di persone in cerca di occupazionenel 2015 si attesta a quasi 31 mila individui, diminuendo per la prima volta dall’inizio della crisi; in valore assoluto la riduzione rispetto al 2014è di quasi 2 mila unità,pari a -6%, poco al di sotto sia della riduzione del Centro (-6,2%) che del valore nazionale (-6,3%). Si tratta nel 49% dei casi di persone di genere maschile e, specularmente, nel 51% di persone di genere femminile. Gli uomini in cerca di occupazione nella provincia di Perugia sono diminuiti nel 2015 del 11,6%, a fronte di una riduzione del 1,8% nel Centro e del 4,2% in Italia. Il numero delle lavoratrici alla ricerca di un’occupazione rimane invece sostanzialmente invariato (0,1%). Diverso il trend che emergea livello nazionale e di ripartizione territoriale: il numero delle donne in cerca di lavoro diminuisce del 8,7% in Italia e del 10,7% nel Centro. La riduzione delle persone in cerca di occupazione in provincia è, quindi, legato essenzialmente alla flessione degli uomini alla ricerca di un lavoro, mentre a livello nazionale la flessione coinvolge entrambi i generi, ma in misura più accentuata le donne. 

Per completare l’analisi dell’andamento del mercato del lavoro è necessario esaminare i dati relativi al tasso di occupazione, di disoccupazione e di attività. L’esame congiunto di questi tre indicatori, infatti,  permette di analizzarel’andamento complessivo mostrato dal mercato del lavoro provinciale e di comprenderne più efficacemente le determinanti. Del resto, questi tre indici sono fortemente correlati fra loro perché, ad esempio, una riduzione del tasso di disoccupazione potrebbe essere associata non all’ingresso di alcune persone nel mercato del lavoro, ma ad uno scoraggiamento che porta i soggetti ad abbandonare la ricerca di un lavoro.

In termini percentuali, l’incidenza della popolazione attiva tra i 15 e i 64 anni sul totale della popolazione in età lavorativa, nel perugino è cresciuta di quasi due punti nel 2015 rispetto all’anno precedente, passando dal 69,8% al 71,4%; nello stesso periodo è rimasta stabile sia al Centro (68,9%) che in Italia (64%),ma su valori più contenuti. Il tasso di attività delle donne cresce, passando dal 62,6% del 2014 al 64,3% del 2015, così come quello degli uomini, che dal 77,1% arriva al 78,8%, e si mantiene superiore di oltre quattordici punti percentuali rispetto al quello femminile.

Tasso di occupazione 15-64 anni

Il tasso di occupazione 15-64 anni della provincia di Perugia passa dal 61,9% del 2014 al 64% del 2015, con una crescita di oltre due punti percentuali, era dal 2007 che non si registrava un incremento così elevato, visto che nel quinquennio 2009-2013 il tasso è risultato sempre in diminuzione. Il tasso di occupazione  in Italia e al Centro è decisamente inferiore, si attesta infatti al 61,4% e al 56,3% rispettivamente, con una crescita di circa mezzo punto percentuale rispetto all’anno precedente.

Contestualmente, nella provincia di Perugia il tasso di disoccupazione risulta in discesa, si passa dal 11% del 2014 al 10,2% del 2015, quasi un punto percentuale in meno, andamento ancora più positivo se si pensa che il tasso non calava dal 2007. Il tasso di disoccupazione si attesta a valori un po’ più alti al Centro (10,6%) ma soprattutto in Italia (11,9%), mentre la dinamica risulta in linea con il dato provinciale.

Tasso di disoccupazione 15 anni e più

La situazione risulta particolarmente critica quando si fa riferimento alla realtà giovanile. È infatti noto che a risentire degli effetti della recessione degli ultimi anni sia stata la fascia più giovane della forza lavoro, penalizzata anche nel 2014. Per i giovani tra i 15 e i 24 anni nella provincia non si sono registrate variazioni del tasso di attività, che è rimasto statile al 29%, nettamente inferiore al tasso complessivo (71,4%). A livello nazionale e del Centro il tasso di attività giovanile, che si attesta a valori ancora più bassi (26,2%), ha subito addirittura riduzioni. Molti  giovani restano ai margini del mercato, non trovando spazi per un ingresso.In alcuni casi restano nello stato di disoccupato, in altri casi rinunciano alla ricerca di nuove opportunità, perché troppo scoraggiati dalle continue delusioni e ricerche vane. Il tasso di occupazione dei giovani (15-24) in provincia è pari al 19,1%, superiore al tasso regionale (17,7%) del Centro (16,3%) e dell’Italia (15,6%). Nella provincia di Perugia il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è al 34%, in discesa rispetto al 40% dello scorso anno, ma comunque moltosuperiore al tasso di disoccupazione complessivo (10%). Il tasso di disoccupazione giovanile della provincia risulta comunque inferiore al dato regionale (38,7%), a quello del Centro (37,7%) e a quello nazionale (40,3%).

La disoccupazione si riflette chiaramente in un incremento del disagio sociale, i cui costi vengono attenutati dal ricorso ad alcuni meccanismi di welfare, fra i quali particolare importanza assume la Cassa Integrazione Guadagni. La CIG è una prestazione sostitutiva o integrativa di reddito per i lavoratori sospesi o che lavorano a orario sospeso presso imprese in momentanea difficoltà (CIG ordinaria) o che hanno visto una riduzione o sospensione delle attività per ragioni eccezionali, come ristrutturazioni, riconversioni e fallimento (CIG straordinaria).Per coloro che non hanno diritto alla CIG ordinaria, perché svolgono la propria attività lavorativa in aziende che operano in determinati settori/territori esclusi dal poter fruire dello strumento, vi è, eccezionalmente e sulla base di appositi accordi governativi, la cosiddetta CIG in deroga.

Nel corso del 2015, il numero complessivo di ore per l’utilizzo della Cassa Integrazione Guadagni nella provincia di Perugia sono oltre 9 milioni, in flessione del 20% rispetto all’anno precedente,ma inferiore sia al dato del Centro (-35%) che dell’Italia (-36%).La riduzione delle ore di CIG concesse dovrebbe apparire un segnale di ripresa; ma occorre tenere presenti due aspetti: da un lato che questo strumento è applicabile ad imprese di certi settori economici e di una certa dimensione, dall’altro che vi sono dei vincoli alla politica di bilancio che hanno limitato la possibilità di stanziare risorse aggiuntive a fronte di una disoccupazione dilagante, soprattutto nelle regioni meridionali.

Andando nel dettaglio emergono forti divergenze. La gestione ordinaria, con oltre 3 milioni di ore autorizzare, ha registrato una riduzione del 42% rispetto all’anno precedente, meglio rispetto al dato del Centro (-34%) e a quello nazionale (-28%). La gestione straordinaria nell’ultimo anno ha  superato i 3,6 milioni di ore autorizzate, con una crescita del 2%, in controtendenza rispetto sia alla variazione nazionale (-29%) che di quella del Centro (-27%). In contrazione, invece, la gestione in deroga, che con quasi 2,7 milioni di ore autorizzate, si è ridotta del 5% nel 2015, con un tasso di variazione decisamente più contenuto rispetto a quello del Centro (-50%) e di quello medio nazionale (-59%).