Impresa senza confini

A cura di La Redazione

Intervento di Giovanni Paciullo

Magnifico Rettore dell’Università per Stranieri di Perugia

La nostra Università prepara bene gli studenti dal punto di vista teorico, molto meno da un punto di vista pratico. La città di Perugia ha una vocazione internazionale, coltivata anche grazie alla "Stranieri". Il magnifico rettore Moriconi ha parlato di un gioco di squadra tra gli atenei e il mondo dell'impresa da sviluppare attraverso iniziative comuni come questa di "Improve your talent". Sembra che tra le due università dell'Umbria ci sia molta più collaborazione...

Vorrei cogliere subito l'opportunità di questo forum per ringraziare l’Ente camerale e il presidente Mencaroni per aver consentito l’avvio di questa esperienza che penso si proietterà nel tempo e per dargli atto – peraltro è onorevole membro del nostro Consiglio di Amministrazione – che nel governo dell’Ente camerale si combinino sempre più le iniziative di internazionalizzazione e sbocchi professionali in una maniera puntuale e compiuta.

Per quanto riguarda la collaborazione tra le università, penso che si sia aperta una stagione nuova. Io devo ringraziare il rettore Moriconi per avere autorevolmente incoraggiato questo rapporto e per averlo allargato a tutto il sistema dell’alta formazione locale. Perché non dobbiamo dimenticare che accanto alle due università collochiamo il Conservatorio, l’Accademia d’Arte, la Scuola di Giornalismo e la Scuola di Lingue Estere. Possiamo valorizzare alcune realtà molto importanti che sono presenti nel territorio, realtà che possono sviluppare in modo più compiuto le loro potenzialità nella misura in cui sapranno rapportarsi fra di loro.

Ma in questo contesto, ogni istituzione deve fare la propria parte. Certo, la devono fare innanzitutto gli operatori: noi non possiamo tenere un atteggiamento rassegnato rispetto a una università che, talvolta, sembra avere parole per situazioni che non ci sono più. E’ vero: prevale la teoria rispetto alla pratica, ma nessuno ci impedisce di riequilibrare i due momenti. C’è un grande valore che ha una forte tutela costituzionale che è quello dell’autonomia universitaria, cioè l’autonoma capacità di governo di questo settore. Noi dobbiamo utilizzare tutte le opportunità che l’esercizio dell’autonomia ci consente. E ognuno deve concorrere per la propria parte.

E’ evidente che un ruolo importante, centrale, lo ha l’Università degli Studi per la sua storia, per la sua articolazione, per la qualità della produzione.

L’Università per Stranieri sa di dover svolgere un ruolo importante. E oggi sull’agenda di lavoro che noi stiamo valutando ci sono due aspetti importanti: quello dell’internazionalizzazione e quello legato alle conseguenze, alla multiculturalità connessa ai processi migratori. Questa iniziativa sulla quale oggi riflettiamo, della quale stiamo cogliendo e valutando i risultati, si situa appunto su questa prospettiva e impegna il sistema delle università a commisurare le proprie linee d’impegno.

L’internazionalizzazione è una condizione oggi essenziale per poter anche dare un sbocco ai profili professionali. L’internazionalizzazione è adeguata a questa nuova condizione del pianeta, di un mondo globalizzato. Bisogna però tener conto che la globalizzazione non è un’unità di luogo: la globalizzazione riguarda tutti i luoghi.

Per questo è importante che i nostri giovani valutino e si misurino con questi contesti.

L’internazionalizzazione non è la delocalizzazione, che per molto tempo ha caratterizzato la proiezione sugli scenari internazionali anche del nostro sistema produttivo. Internazionalizzare significa individuare dei partner, cercare di adeguare questa nostra iniziativa, questo nostro know-how a quel contesto, sostenere gli autonomi potenziali di sviluppo di quei contesti.

L’internazionalizzazione è la sfida che noi dobbiamo affrontare oggi. E non vi è dubbio che nella misura in cui l'università riuscirà a modulare i profili professionali in questi nuovi scenari, acquisirà una maggiore ragione di esistere e svilupparsi. C'è un lavoro importante da fare per offrire a questi giovani la possibilità di trovare una collocazione professionale che sia corrispondente a quella professionalità che hanno avuto la possibilità di coltivare all’interno delle Università.

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Intanto una considerazione. Ho visto che si è riproposto questo obiettivo del "fare rete". Dobbiamo però evitare che questo termine si consumi nella retorica del suo luogo comune, perché "fare rete" comporta non soltanto una disponibilità di alcuni soggetti, ma un assetto generale dove entrano in campo gli enti locali, la dimensione regionale delle istituzioni, una serie di soggetti e di fattori, e noi siamo molto lontani dall’essere riusciti a compiere questa impresa, pure in un contesto così contenuto come in quello di questa regione.

Secondo aspetto. C’è un elemento importante al quale si riconduce l’iniziativa di oggi: è quello dell’autoimprenditorialità giovanile. Gli sbocchi professionali non possono più essere cercati nella struttura pubblica, sono difficilmente individuabili in un settore privato che ha crescenti difficoltà. Noi dobbiamo offrire delle opportunità e l’iniziativa di oggi la offre per un’autoimprenditorialità giovanile.

Sono stati qui richiamati alcuni contesti importanti. Io vengo da un viaggio in Cina a Shanghai e a Pechino per alcune iniziative accademiche presso alcuni atenei. Certo, la Cina offre grandi stimoli. Voglio ricordare che proprio durante la mia permanenza Angelantoni ha aperto a Shanghai, in un contesto di internazionalizzazione con un partner locale, un’iniziativa di altissima tecnologia, che contrasta i tedeschi che sono i padroni della situazione.

Quindi ci sono nel mondo questi due elementi di cui dobbiamo tenere conto: dell’esigenza di accompagnare e di sostenere l’autoimprenditorialità giovanile e un contesto nel quale possano crescere e svilupparsi le start-up. Perché è facile immaginare che questa autoimprenditorialità possa liberarsi ma poi è difficile creare i presupposti. Mi riferisco all’assetto societario, alle linee di credito, a tutto quello che necessariamente deve supportare questa iniziativa.

Se mi è consentito, un’ultima riflessione. Noi qui rappresentiamo due università, rappresentiamo degli enti. Voglio dire che realizzazioni come quella di cui abbiamo parlato oggi, sono possibili grazie al contributo che i nostri colleghi concorrono a determinare. Qui è presente la dottoressa Aldieri, che è la responsabile di questo servizio per il nostro ateneo, ma voglio sottolineare il contributo di attenzione e disponibilità di tanti altri. Perché poi non è vero che la macchina pubblica non funziona: nel settore pubblico ci sono individualità, protagonisti che consentono di realizzare in concreto delle idee.

 

GIORGIO MENCARONI, Presidente Camera di Commercio di Perugia

Credo che appunto il tema generale sia questo. Condivido quanto ha detto il rettore Paciullo. Per dare concretezza ai progetti in corso dovremmo trovare uno o due punti sui quali poter colloquiare, dialogare e provare a partire. Ognuno ha le sue priorità, le sue impostazioni, le sue eccellenze ma serve una volontà di agire senza protagonismi. Troviamo un punto di partenza insieme. Lo chiedo alla Regione e alle due università.

Ricordo che questa mattina è stata firmata una convenzione con il Comune di Corciano, che vede la presenza delle Università, della Regione, della Camera di Commercio, dell’Accademia di Belle Arti e di una banca. Anche lì dobbiamo lavorare tutti nella stessa direzione, in un confronto paritetico tra le istituzioni. Non ci può essere chi dice “ghe pensi mi”, "ci penso io" e tu mi porti l’acqua. A volte corriamo questo rischio, ma non serve a nessuno. Lanciamo quindi una proposta concreta di un tavolo di lavoro, che razionalizzi gli interventi ed i progetti che sono stati messi in campo.