Impresa senza confini

A cura di La Redazione

Intervento di Franco Moriconi

Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Perugia

Istruzione e formazione: l’Università di Perugia è uno degli atenei più antichi d’Europa; la "Stranieri" ha formato negli anni le classi dirigenti di molti paesi del mondo. Questa ricchezza culturale spesso però non si riversa pienamente nella società regionale. C'è un grande capitale umano da valorizzare: le imprese hanno bisogno di uno scambio continuo con il mondo accademico. L'iniziativa "Improve your talent"della Camera di Commercio di Perugia, ha cercato di legare due mondi, quello universitario e quello delle imprese, che possono e devono lavorare di più insieme.

L'università ha il compito di guidare questo processo di scambio tra cultura e impresa. Per molto, troppo tempo, abbiamo lasciato che le cose andassero da sole. Ma questo percorso di collaborazione non può e non deve limitarsi unicamente a una funzione di job placement, fatta negli uffici, per quanto venga fatta bene e seguita da funzionari spesso bravissimi.

Quello che manca è la rete, un rapporto più fitto tra le istituzioni, una collaborazione più continua. C'è un importante lavoro di monitoraggio che il mondo universitario fa attraverso la banca dati di Alma Laurea. Ma per esempio, e parlo di un argomento che conosco bene, i dati ci dicono che i laureati in Veterinaria sono tra i primi a trovare lavoro. Poi, quando si scava tra i numeri, si scopre che molti di questi laureati sono sottoccupati negli ambulatori di colleghi e che svolgono mansioni quasi più da tecnici che da veterinari. Non è il lavoro per cui questi laureati hanno studiato, spesso con profitto. Però viene classificato come lavoro. Ecco, questa situazione si può superare attraverso un impegno comune di collaborazione e di scambio.

Dobbiamo quindi passare dalla teoria alla pratica.

Indubbiamente viviamo in un momento particolare, che vede le Università in ritardo. Ma anche le imprese, talvolta, non sono troppo disponibili. Spesso lo sono quelle più giovani e più aperte. Le aziende richiedono laureati di un certo livello, di qualità. E non conta tanto la laurea ma l'esperienza di lavoro. Pretenderla da un neolaureato diventa allora paradossale. Anche il mondo universitario deve farsi un esame di coscienza. Dobbiamo chiederci: facciamo fino in fondo il nostro dovere? Ossia: la nostra didattica è adeguata al mondo di oggi? Oppure siamo rimasti a una didattica ex cathedra, troppo basata sulla teoria e che poco ha a che fare con l’impresa e quindi con la pratica?

Porto ad esempio una vicenda che ho vissuto come preside quando ho dovuto portare in accreditamento europeo la facoltà di Veterinaria. Abbiamo sconvolto il nostro metodo di insegnamento, quello latino, che ritengo comunque di alto livello, per confrontarci con il metodo nordico, quello degli anglosassoni.

Noi pecchiamo per un eccesso di teoria, anche se io dico spesso che senza teoria facciamo gli stregoni. Dall’altra parte, secondo me, c’è un eccesso di pratica. Tant’è che io trovo che i nostri laureati, se riescono a fare un po’ di pratica, siano poi i migliori del mondo.

Dovremmo quindi adeguare sempre più il nostro metodo di studio. Dal punto di vista teorico, l'educazione impartita dall'università italiana è la migliore. Ma siamo carenti nella pratica. Forse abbiamo poche materie che affrontano in modo adeguato le situazioni che gli studenti troveranno poi nel mondo del lavoro. E durante il percorso universitario, non sviluppiamo stages a sufficienza da costruire insieme alle aziende.

Questo è il nodo fondamentale. Questo è il primo problema da affrontare per valorizzare il capitale umano delle università, insieme alle iniziative comuni da intraprendere con forza, insieme alle istituzioni ed al mondo delle imprese.

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Dobbiamo creare nuove condizioni per fare impresa. L'università sta lavorando insieme alla presidenza della Regione per dar vita ad un incubatore di impresa  presso la Facoltà di Ingegneria, dove abbiamo tutte le strutture che servono per realizzare il progetto. Entro la fine dell'anno saremo in grado di ospitare 20 spin off. Stiamo prendendo accordi. E vogliamo stringere i tempi.

Chiedo a tutti di farci partecipi delle iniziative che stanno nascendo in questa direzione. Un rappresentante dell'ateneo ha ricevuto una apposita delega per seguire questo tipo di progetti.

Puntiamo forte sulla internazionalizzazione come leva per lo sviluppo dell'ateneo: abbiamo finanziato 124 borse di dottorato di ricerca e credo che non sia mai accaduto nella nostra università. Uno sforzo economico che vale 5 milioni di euro, che in questo momento non è cosa da poco.

Cerchiamo anche di stimolare i colleghi docenti a creare dottorati internazionali e corsi di studio con il doppio titolo. Quest'anno, per la prima volta, presentiamo un corso sugli idrocarburi, completamente in inglese, finanziato dall’ENI con sette borse di studio, che ha ricevuto 70 domande internazionali.

La strada obbligata è quella della qualità. L’altra parola che penso debba stare molto a cuore a voi, almeno a me sta molto a cuore è il merito. Perché troppe volte questa parola è stata messa in secondo piano da altre situazioni di cui non stiamo qui a parlare.

L’ateneo di Perugia, anche per migliorare la propria immagine e certificare la qualità della didattica, sarà tra i primi otto atenei italiani che nel 2015 si sottoporrà alla valutazione spontanea presso l’Agenzia nazionale dell’ANVUR.

Apprezzo quello che ha detto Giorgio Mencaroni su Perugia: è ora di farla finita con una rappresentazione falsata della città che danneggia tutti. Perugia è fatta di giovani e di istituzioni che lavorano in maniera seria. Due minuti di parole in tv del signor Giovanardi vanno a inficiare il lavoro che stiamo facendo tutti insieme da mesi e mesi. Io spero che ci sia una presa di posizione seria da parte di tutti.