Quale futuro per l'aeroporto dell'Umbria

Interventi del pubblico

Lei presidente, parla di un tavolo da convocare. Abbiamo letto che il Comune di Perugia non ha partecipato alla ricapitalizzazione dello scalo aeroportuale. Approfittiamo allora della presenza in sala dell'assessore Ilio Liberati per chiedergli se ci può spiegare qual è la posizione dell'amministrazione perugina rispetto al “decollo” dell'aeroporto.


ILIO LIBERATI, Assessore alle Infrastrutture del Comune di Perugia.

Sicuramente questo è l’aeroporto di Perugia. Io credo che si debba concludere la stagione del “guardare indietro” per guardare avanti. Il presidente Fagotti or ora ricordava quanto avvenuto nel 2005: il vicepresidente Rutelli inserì nelle grandi opere per i 150 anni dell’Unità d’Italia come “progetto obiettivo” l’aeroporto di Perugia “San Francesco d’Assisi” . E in quella occasione si profuse uno sforzo unanime straordinario da parte del governo nazionale, della Regione e di tutto il sistema umbro.
In questa fase, a mio parere, dobbiamo recuperare il sistema umbro perché, oggettivamente, al di là di un mese più o un mese meno, il cronoprogramma esiste e resiste, per cui possiamo veramente affermare di essere arrivati al dunque. Oggi l’infrastruttura c’è, è un’infrastruttura attrattiva importante e da qui dobbiamo partire.
Nel 2005 noi ci siamo fatti carico tutti insieme del problema dell’infrastruttura. Mi ricordo che allora io, come Assessore allo Sviluppo economico e Turismo, e gli altri – in quest’ultimo periodo mi sto occupando di altro, cioè della vicenda Perugia-Ancona e del Nodo di Perugia, passata in Consiglio Comunale – convocammo un Consiglio Comunale aperto che ebbe buon esito. Fu una sorta di “focus” sul tema della concessione. E questo, a mio avviso, è il fatto cruciale. Tutti siamo stati concordi nel dire che questa concessione di venti anni era un fatto importante, perché fino ad allora si andava avanti a vista, proroga su proroga.
Perciò la notizia qual è? In rappresentanza del sindaco e dell’amministrazione, vi informo che oggi il sindaco Boccali, in qualità di presidente della Commissione Anci nazionale per i trasporti e la mobilità, è a Roma e si sta adoperando per lo sblocco della concessione.
Credo che il problema dell’Aeroporto di Perugia sia analogo a quello di Verona, perché entrambi sono nelle stesse condizioni.
Questo è il fatto decisivo: se non riusciremo ad ottenere le concessioni pluriennali, come programmato, si farà fatica anche a progettare il futuro e garantire stabilità e sicurezza ai gestori.
Sono convinto che bisogna fare rete, fare sistema con l’alto Lazio, con la bassa Toscana, con tutta l’area delle Marche: un bacino d'utenza importante. Non possiamo certo metterci in concorrenza con Ciampino o con altre realtà. Ma proprio con Ciampino possiamo sviluppare nuove sinergie: il San Francesco può svolgere le funzioni del quarto aeroporto di Roma. Per questo dobbiamo crescere: oggi Ciampino scoppia e noi, da questo punto di vista,  potremmo rappresentare un’infrastruttura di compensazione.


Per questa ipotesi servono collegamenti rapidi. Infrastrutture funzionali. Oppure un treno veloce...

LIBERATI Certo, anche su quello si sta lavorando. Purtroppo sono d'accordo con quanto è già stato segnalato: occorre una semplificazione normativo-burocratica di livello nazionale. Per completare un’opera pubblica con la media del massimo ribasso dei lavori, ci vogliono anni ed anni. E poi ci sono i contenziosi... Deve farci riflettere l'ultimo rapporto Istat: ci troviamo di fronte a un Paese fermo, non c’è più produttività. E questa è  una responsabilità collettiva, non di una parte e basta. Per quanto riguarda l'Umbria dobbiamo ripartire in modo solidale le risorse tra le istituzioni, il mondo delle imprese e quello del credito.

Sviluppumbria è il secondo azionista dell’aeroporto. Al presidente Calogero Alessi chiediamo: come si possono reperire ulteriori risorse per lo sviluppo?

CALOGERO ALESSI, Presidente di Sviluppumbria S.p.A.

Sviluppumbria è nella società di gestione dell’aeroporto per conto della Regione, perché oltre a essere l’agenzia regionale per la promozione dello sviluppo è anche ente di partecipazione in società strategiche. Abbiamo quindi un doppio interesse: uno generale, che è stato più volte richiamato nella discussione, come istituzione, sulla importanza ed il ruolo strategico di questa infrastruttura. L'altro come agenzia di sviluppo, perché lo sviluppo dell’aeroporto ci sarà con lo sviluppo economico, sociale, culturale delle potenzialità turistiche della nostra regione.
Quindi, in realtà, parlare di sviluppo dell’aeroporto significa parlare e fare le scelte che servono per qualificare e sostenere lo sviluppo della Regione. Tra pubblico e privato, i conti devono tornare. Siccome c’è un interesse pubblico evidente, è giustificato l’investimento pubblico a perdere; non ci sembra logico immaginare che una regione come l’Umbria, che ha una potenzialità importante di sviluppo, non abbia un aeroporto al servizio di questa crescita, nelle sue varie modalità. Per cui i soldi che si sono investiti, che si stanno mettendo e che si investiranno ancora sono più che giustificati.
Come esperienza anche di Sviluppumbria posso dire questo: il pubblico mette i soldi finché queste strutture perdono denaro. Quando sarà raggiunto il pareggio di bilancio, il break even point, a quel punto il pubblico si potrà anche ritirare per mettere all’asta la propria quota e favorire la partecipazione dei privati.

Quindi si augura di uscire presto da questa società?

ALESSI Come è stato ricordato dal presidente Fagotti, tutto avviene dentro a un ragionamento e a un piano strategico, alla cui redazione Sviluppumbria ha collaborato con la Sase. Questo piano prevede ancora per diversi anni delle perdite, e prevede un discorso parallelo in cui man mano le perdite di esercizio si attenuano e il punto di pareggio si avvicina.
Non aggiungo altro. È importante la cosa che è stata detta: lo sviluppo dell’aeroporto, e quindi l’equilibrio di bilancio, si raggiunge se e in quanto ci sarà uno sviluppo economico, sociale, culturale, turistico nell’attrazione turistica della nostra regione. Dopo la specificità, più volte richiamata, non può che essere essenzialmente quella dell’incoming turistico e quindi le politiche che si faranno sul turismo e sui vari segmenti della domanda turistica e dell’offerta turistica, quindi il turismo religioso, con le sue dinamiche, che condivido totalmente. Naturalmente, quel discorso su un minimo di sinergia e di razionalizzazione con gli altri aeroporti minori del centro Italia è assolutamente condivisibile: mettere insieme, anche in maniera consortile, come accennato dal presidente Mencaroni, alcune voci di spesa importanti per fare massa critica anche sul mercato di questi servizi e quindi di questi costi eccetera.
C’è poi il discorso dell’intermodalità. Il turista religioso che viaggia in pullman dalla Polonia e si muove solo col pullman, in questo caso, si muoverà con l’aereo, e ci dovrà essere un servizio di pullman per Assisi, per Cascia, per Norcia eccetera. E un discorso integrale: su questo le idee sono abbastanza chiare. Si tratta di approfondire punto per punto, proprio progettualmente, le varie questioni, con gli operatori dei trasporti e del turismo fissando anche un po’ l’attenzione su gemellaggi, eventi e potenzialità culturali.

Ma quanto vale un aeroporto per l'economia di un territorio?

CAVALLERI  Solo due dati ma che ci aiutano a capire. Gli studi fatti hanno determinato che per ogni 100 mila passeggeri la ricaduta sul territorio è di 100 milioni di euro. Sale  anche la quota low cost. Gli studi hanno evidenziato che nel 2005 in Italia, il rapporto tra voli low-cost e vettori tradizionali, era il seguente:10 per cento low-cost, 90 per cento vettori tradizionali. Ma quattro anni dopo, nel 2009,  il 45 per cento dei voli era rappresentato da vettori low-cost e il 55 per cento da quelli tradizionali. I low-cost crescono. E la percentuale aumenta soprattutto nel mercato domestico.

Che tipo di servizi possono essere messi in comune tra gli aeroporti del centro Italia?

CAVALLERI Credo che gli aspetti informatici, la formazione del personale ed i gruppi d’acquisto siano i tre ambiti dove effettivamente si possano riuscire ad ottenere le maggiori economie di scala per rendere più efficace il lavoro di mutua coordinazione tra gli aeroporti.

Mettersi insieme. Fare sistema. Frasi che sentiamo spesso ripetere, quasi come un mantra. Ma passare dalle parole ai fatti sembra la vera impresa da compiere. Presidente Mencaroni, lei lavora da tempo per sviluppare questa alleanza tra gli aeroporti del centro Italia. Credo sia quindi d'accordo con il presidente Alessi quando dice che “il futuro dell’aeroporto è il futuro dell’Umbria”.

MENCARONI È verissimo. Ce lo dicono i dati che ci ha appena fornito il presidente di Assoaeroporti: ogni 100 mila passeggeri “arrivano” 100 milioni sul territorio. Sfido  qualunque altra iniziativa, qualunque altro avvenimento a produrre questi risultati. Potrebbe sembrare “l'uovo di Colombo”. Numeri che spazzano via lo scetticismo che anche alcuni esponenti della vita regionale hanno manifestato fino a qualche tempo fa: una fase che mi auguro sia ormai superata.
Il presidente Alessi ci diceva che dobbiamo pensare prima allo sviluppo del territorio e poi alle infrastrutture. Anche questo è vero però molte volte noi abbiamo detto che per lo sviluppo della nostra regione in molti casi l’infrastruttura diventa fondamentale. Vorrei ricordare che per il trasporto su gomma a rotaia, la Regione ripiana, ogni anno, attraverso i fondi che arrivano o dovrebbero arrivare dal ministero, 73-74 milioni di euro. La domanda logica che ne consegue è: ma perché non inseriamo nei trasporti anche il trasporto aereo? Mi è stato risposto – ma non conosco naturalmente se questo dato sia più o meno attendibile– che il trasporto aereo non è considerato, per legge, come trasporto sostenibile. Credo che oggi non si possa più pensare ad una cosa del genere. E che il problema vada riaffrontato.
L'aeroporto di Perugia è uno dei pochissimi, forse l’unico, in Italia, dove non si paga il parcheggio. Questo credo sia un ulteriore benefit che riceve il passeggero. Potremmo andare avanti ancora per un po’ di tempo, ma per il futuro abbiamo pensato di applicare un prezzo politico, qualche euro al giorno. Si fa comunque di tutto per andare incontro all'utenza.
Altro tema è quello delle ricadute economiche. Diventa difficilmente misurabile capire chi riceve maggiori vantaggi dalla funzionalità di uno scalo aeroportuale. Nella filiera economica, come prima sensazione, coloro che offrono  accoglienza turistica possono beneficiare della ricaduta economica più immediata, se i passeggeri che transitano in aeroporto pernottano nel territorio.
Nella consecutio, voglio ricordare un’indagine svolta dalla Camera di Commercio di Milano qualche anno fa, circa  l’incidenza del costo del soggiorno in albergo: fatta 100 la spesa complessiva del soggetto, il 28 per cento era rappresentato dalle spese effettuate in albergo, il 72 per cento era invece il valore dell'investimento sul territorio.
Mi occupo di turismo e non vorrei fare una difesa di categoria. Ma vorrei ricordare che storicamente che le imprese del prodotto non hanno mai fatto promozione del territorio ma sono andate solo a vendere il loro prodotto.
Noi operatori del turismo siamo andati a vendere il territorio, perché il nostro prodotto è invendibile, oppure si trova su tutti i mercati. E questa è una differenza sostanziale. Allora dobbiamo sviluppare una filiera virtuosa. Pensiamo all'edilizia: è in crisi per tutta una serie di motivi ma se l'economia torna a girare, di sicuro ripartirà anche l'edilizia. E abbiamo tutti ripetuto, più volte, che l'edilizia funge da “motore” per altre attrattività.  Ma anche altre attività economiche possono diventare un volano per l'edilizia o altri settori dell'economia regionale.
Le ricadute, i benefici di un aeroporto che funziona, sono patrimonio del territorio nel suo complesso. Ma dobbiamo crederci tutti, dal mondo delle imprese a quello associativo.
Per quanto riguarda i voli, abbiamo fatti anche molti tentativi dal nord all'est dell'Europa. Da Bratislava a Berlino. Fino al tentativo, cari amici olandesi, con WindJet, grazie ad un accordo con la Camera di Commercio di Catania, per mettere in piedi un collegamento Catania-Perugia-Amsterdam. Ma la WindJet si è trasferita in blocco a Rimini. Non ci fermiamo. Lavoriamo per trovare altre strade. Ma come spiegava il presidente Fagotti, occorrono i mezzi. La Sase, dà suggerimenti, esplora delle possibilità. Ma il tavolo decisionale deve essere allargato.
Allora la domanda che ci dobbiamo porre: ora che cosa vogliamo fare? Costruire, come ha ricordato Fagotti, “un tavolo operativo” in tempi stretti per far volare gli aerei e aumentare  le destinazioni. Abbiamo appena saputo che anche il sindaco Boccali, come presidente della commissione Anci trasporti, sta cercando di sbloccare il problema della concessione. Bene. Ma tutte le forze della regione si devono attivare in questo senso. Per dare garanzie pluriennali alle compagnie e a chi vuole investire sull'aeroporto. Pensiamo agli affitti, dai bar alle attività commerciali all'interno della struttura aeroportuale: adesso l'impegno è annuale e non possiamo ancora garantire affitti a lungo termine. Capite bene quanto tutto questo sia limitante dal punto di vista economico.
Per far decollare l'aeroporto in tempi rapidi c'è bisogno di un grande sforzo congiunto di tutta la regione. Un impegno forte del pubblico e del privato per trovare altre destinazioni, assicurare le coperture economiche ed attivare le necessarie azioni promozionali. Nei paesi dell'est sarà determinante anche l'azione di Unicredit, uno dei soci importanti dell'aeroporto, che ha tutto l'interesse a valorizzare il suo investimento.


Insomma, lo sforzo vero va fatto adesso. Occorre mettere intorno ad un tavolo tutta la comunità regionale per valorizzare un bene comune.
 

FAGOTTI  Non bisogna aprire un altro tavolo. Non va chiuso quello che in questi cinque anni abbiamo tenuto  sempre aperto. Ma adesso siamo veramente alla svolta finale. L'infrastruttura è finita. E la qualità del servizio sta migliorando. Come certificano le classifiche sulla puntualità, dove la Sase è in testa in tutti i 25 aeroporti italiani in cui opera Ryan Air. Ma adesso siamo alla svolta finale. Serve un altro balzo in avanti. Per dare un senso ad anni di lavoro, agli oltre 40 milioni di euro spesi all'interno dell'aeroporto e agli altri 8 investiti per costruire la “bretella” stradale che porta al San Francesco d'Assisi.
Viviamo un momento economicamente difficile. Ma proprio per questo occorre ottimizzare gli investimenti. Il tempo stringe: prima della fine dell'estate si decideranno le rotte e le compagnie per l’anno prossimo. Se tra luglio e settembre non riusciremo a garantire delle risposte, queste compagnie si rivolgeranno altrove. E' un rischio che non vogliamo e possiamo correre. Noi adesso non possiamo fermarci. Andremo avanti per raggiungere la quota di traffico aereo che crediamo ci spetti. Consapevoli che il destino dell'aeroporto è vitale per il futuro stesso della nostra regione.   

 

Fotogallery