Quale futuro per l'aeroporto dell'Umbria

A cura di Federico Fioravanti

Intervento di Giorgio Mencaroni

Presidente della Camera di Commercio di Perugia

La cooperazione tra le strutture aeroportuali, le nuove, possibili rotte, i piani per economizzare, il lavoro comune di più aeroporti per non subire il condizionamento forte delle compagnie. Sono tutte cose che lei, presidente Mencaroni, ha già proposto pubblicamente da tempo. A che punto è la situazione con gli altri aeroporti del centro Italia?

Abbiamo stretto un protocollo d’intesa con gli altri aeroporti: con l’aeroporto di Rimini, l’aeroporto di Forlì, l’aeroporto di Ancona e l’aeroporto di Pescara proprio per perseguire quelle finalità che elencava il professor Ferrucci.
Stiamo lavorando, in questo caso a rilento, perché abbiamo avuto tre incontri, a seguito dei quali abbiamo definito delle linee prioritarie. Ne elenco alcune: il brokeraggio delle assicurazioni aeroportuali, che è un costo piuttosto importante per ciò che concerne gli aeroporti; le attrezzature, quindi le apparecchiature radiogene, i nastri trasportatori, i carrelli e quant’altro, e su questo ci stiamo già muovendo; la creazione di pacchetti turistici interregionali, ma naturalmente parliamo di un turismo integrato che può riguardare il settore dell’agroalimentare o quello dell’artigianato o qualunque altro comparto dell'economia. Dobbiamo permettere ai passeggeri di atterrare in uno dei cinque aeroporti e poi di ripartire da uno scalo diverso.
Ne abbiamo parlato in un incontro recente con Alitalia. Ma stiamo comunque cercando di agire in sinergia con gli altri aeroporti, per semplificare anche le varie tratte. Un’analisi, effettuata dalla Camera di Commercio di Perugia un anno e mezzo fa, ci spiega che in molti casi i voli si ripetono sistematicamente su alcune destinazioni, in particolar modo verso Londra, una meta che, grazie ai cinque aeroporti, si può raggiungere 23-24 volte alla settimana. Quindi è evidente che c'è spazio per razionalizzare e arricchire le rotte anche con altre destinazioni.
C'è un altro studio, preparato dalla Camera di Commercio, che ci può aiutare in questa possibile alleanza tra gli scali del centro Italia: abbiamo raccolto tutti i movimenti dei pullman di linea gestiti dalle varie società di trasporto tra  Rimini e Perugia, tra Perugia e Ancona e tra Pescara e Ancona. Possiamo mettere a regime anche questo sistema. L'intermodalità può essere costruita anche con quello che già esiste, razionalizzando il lavoro. Da questo punto di vista l’investimento può essere tarato in misura ridotta, perché già esistono linee di collegamento tra le varie città.

Rimane il problema di far conoscere l'Umbria.

E' questo il problema fondamentale. Spesso e volentieri, sia come imprenditori che come istituzioni, mettiamo in campo tutta una serie di azioni per raggiungere una destinazione da collegare all'Umbria. Puntiamo al risultato, pensiamo alla mietitura e tralasciamo altre fasi, che sono determinanti. Dobbiamo prima preparare il percorso: quindi arare, concimare e seminare. Poi, forse potremmo pensare alla mietitura. Questo che cosa significa? Stiamo lavorando per aprire nuove tratte, nuovi mercati. In particolar modo, un mercato che ci interessa, per portare un esempio, è sicuramente quello tedesco. Certo, dobbiamo andare in quelle località, però dobbiamo avere anche la capacità di operare in quei territori, per poi portare passeggeri nella nostra regione. Il dato che ancora emerge è che l'Umbria non è conosciuta in determinate zone, quindi i potenziali turisti non riescono a identificare il nostro territorio. Spesso e volentieri non viene fatto questo lavoro a monte. Magari sono conosciute alcune nostre aziende o alcuni nostri prodotti di eccellenza. Ma i turisti non identificano quell’azienda o quel prodotto con un territorio. Su questo occorre lavorare fortemente ed in modo organico.
Ora siamo arrivati ad una svolta cruciale. Stiamo terminando l’aeroporto dell'Umbria. Mario Fagotti elencava numeri importanti, per sottolineare lo sforzo che è stato fatto. Ma adesso dobbiamo affrontare un altro momento difficile. Quello di trovare le risorse per l'ultimo scatto. La legge Brunetta parla in modo estremamente chiaro: la Camera di Commercio ha una piccola dotazione per aiutare l’aeroporto anche nella fase dello sviluppo. Stiamo quindi cercando, con grandi difficoltà, la possibilità di nuove erogazioni per lo scalo aeroportuale. Soluzioni che dobbiamo trovare in fretta.

Quindi per gli anni a venire che cosa dovremmo fare?

L’ho ripetuto varie volte: noi abbiamo costruito un bel contenitore, tutti hanno detto che l'aeroporto è bello, che si affaccia su Assisi, che è stupendo, data l’autorevolezza dell’architetto Gae Aulenti. Ma attenzione, questa è la fase più delicata. E’ come quando si presenta un nuovo prodotto: se non lo lancio sul mercato non posso farlo conoscere. Se in questo momento non investiamo per cercare di far volare gli aerei e creare i collegamenti adeguati e se non promuoviamo azioni di promozione su quei territori, potremo contattare qualunque compagnia, ma se non ci saranno i passeggeri, questo  sforzo gigantesco della comunità regionale potrebbe rischiare di essere vanificato. Su questo punto credo debba essere fatta una riflessione da parte di tutto il sistema regionale. E' poi fondamentale il pacchetto turistico, il prodotto che l'Umbria può offrire.