STUDI E RICERCHE

Excelsior 2015 - Gli “Introvabili”per le imprese perugine

di Anna Cagnacci

Negli anni scorsi, i bassi livelli della domanda di lavoro e gli alti livelli dell’offerta hanno portato, in molte province e nella media del Paese, ad una rilevante riduzione delle difficoltà segnalate dalle imprese nel trovare le figure necessarie. Con la ripresa della domanda, si registra ora un leggero aumento delle difficoltà a livello nazionale (dal 10 all'10,6%).

In provincia di Perugia, queste problematiche interesseranno il 13,4% delle assunzioni di dipendenti previste nel 2015 (superiore di quasi tre punti alla media nazionale), mentre nel 2014 tale quota non superava il 9,4%, con una crescita, nell’ultimo anno, di quattro punti percentuali, ben più accentuata di quella nazionale. Nonostante la disoccupazione rimanga ancora a livelli  elevati, molti potenziali posti di lavoro rischiano di rimanere vacanti perché i candidati sono difficili da reperire. Gli “introvabili” quest’anno sono circa 880 sui 6.550 dipendenti in entrata previsti dalle imprese dell’industria e dei servizi.

Le difficoltà di reperimento delle figure professionali ricercate

La ripresa della domanda di lavoro da parte del sistema produttivo (1.070 le assunzioni totali di dipendenti previste in più rispetto allo scorso anno) solo in parte spiega la crescita della quota di “introvabili” rispetto alla rilevazione effettuata nel 2014. In provincia, infatti, le difficoltà di reperimento sono attribuite non solo alla scarsità di profili disponibili per l'assunzione (6,5% del totale), ma anche all’inadeguatezza della preparazione dei candidati (6,9%).

A livello settoriale, le difficoltà di reperimento sono più frequenti nelle industrie tessili e dell'abbigliamento (36% del totale) e nei servizi alle persone (31%). Al contrario, le assunzioni risultano più agevoli negli studi professionali (dove non si segnala alcuna difficoltà) e nei trasporti e logistica (1%).

Le imprese più piccole incontrano maggiori difficoltà a trovare le figure professionali di cui necessitano. Oltre il 21% delle assunzioni in aziende con meno di 10 dipendenti è considerato difficile; nelle aziende da 10 a 49 dipendenti le difficoltà scendono al 12% fino ad attestarsi a poco più del 6% per le imprese che hanno più di 49 dipendenti.

Le difficoltà di reperimento delle figure professionali ricercate per dimensione d’impresa   –   valori %

Tra i livelli di istruzione, la difficoltà di reperimento si concentra soprattutto sui titoli di studio più elevati. Dei 600 laureati che le imprese intendono assumere nel 2015, uno su 4 è considerato introvabile, pari a circa 150 posti di lavoro “vacanti”. Rispetto allo scorso anno, quando le imprese ne avevano previsti in entrata 470, le difficoltà di reperimento aumentano di dieci punti percentuali (dal 15% al 25%). Quindi, nonostante l’elevato numero di soggetti in cerca di occupazione, di fronte alle assunzioni di laureati, le imprese incontrano elevate difficoltà quando cercano personale con una determinata formazione universitaria. In particolare è difficile reperire laureati di indirizzo linguistico, traduttori ed interpreti, per i quali le assunzioni difficili da realizzare sono oltre il 74%, quasi tre su quattro, corrispondenti a 22 posti che rischiano di non essere ricoperti. Anche l’indirizzo sanitario e paramedico presenta difficoltà elevate, metà delle assunzioni programmate sarà difficile da ricoprire, pari a 30 posti che potrebbero restare “vacanti”.

Per i diplomati superiori (quasi 2.700 le assunzioni previste nel 2015), le difficoltà si concentrano su circa 390 unità (il 14,5%), in aumento anche in questo caso sia in valore assoluto (erano 190 nel 2014) sia in termini di quota sul totale delle relative assunzioni (sei punti percentuali in più, da 8,5% a 14,5%). In particolare risultano difficili da trovare i seguenti indirizzi: tessile, abbigliamento e moda, con il 68% di assunzioni difficile, pari a oltre 40 posti di lavoro; turistico alberghiero, con il 15% di criticità, corrispondenti a quasi 50 impieghi; e amministrativo-commerciale, con l’11% di difficoltà ma oltre 60 occupati.

Ma quali sono le professioni più difficili da trovare? Nei primi tre posti della graduatoria, calcolata in base al peso delle assunzioni ritenute difficoltose, troviamo tre figure “high-skill” che prevedono un elevato livello di formazione. In particolare al primo posto ci sono gli specialisti della formazione e della ricerca, introvabili nell’81% dei casi. Al secondo posto si collocano gli specialisti in scienze umane, sociali, artistiche e gestionali, per reperire i quali, le imprese avranno difficoltà per quasi la metà dei posti programmati. Poco inferiori le difficoltà per le professioni tecniche nelle scienze della salute e della vita, che si collocano al terzo posto e per le quali sarà difficile ricoprire il 44% dei posti di lavoro messi a disposizione. Nei due posti successivi troviamo mestieri “medium skill” per i quali è prevista una qualifica professionale; in particolare, al quarto posto si classificano le professioni non qualificate nella manifattura, nell’estrazione di minerali e nelle costruzioni, con una quota di difficoltà pari a 43%, mentre gli artigiani e operai specializzati nell’industria alimentare, legno, moda e spettacolo, con il 37% sono al quinto posto. A pari merito, con la stessa percentuale si collocano anche gli specialisti in scienze matematiche, informatiche, chimiche, fisiche e naturali, per i quali però è richiesta una laurea.

Graduatoria delle professioni “introvabili” per % di difficoltà

Classificando ora le professioni in base alla consistenza dei posti di lavoro per i quali sarà difficile trovare le persone adatte a ricoprirli, al primo posto troviamo Le professioni qualificate nelle attività commerciali, per le quali si rischia di non riuscire ad assumere circa 178 addetti.  Le professioni qualificate nel turismo, con circa 97 impieghi che potrebbero rimanere vacanti, si collocano al secondo posto. In terza posizione ci sono le professioni qualificate nei servizi culturali, di sicurezza, di pulizia e alla persona, per le quali circa 80 posti di lavoro risultano a rischio. Al quarto posto troviamo gli artigiani, gli operai specializzati nell’industria alimentare, in quella del legno, della moda e dello spettacolo, figure low-skill per le quali circa 70 assunzioni rischiano di non poter essere effettuate. Seguono gli impiegati addetti alle funzioni di segreteria e alle macchine d’ufficio con circa 50 posti di lavoro a rischio.

Graduatoria delle professioni “introvabili” per numero di posti difficili da assegnare