DALL'EUROPA

31 dicembre 2012

Bruxelles: un passo verso la trasparenza delle istituzioni

di Lorenzo Robustelli

La trasparenza è un po’ l’araba fenice dell’Unione europea. Da anni la si insegue, ma ancora non si può dire di  essere arrivati a conquistarla. Forti dubbi espressi a mezza bocca aleggiano su come vengono assegnati gli appalti  delle istituzioni, troppo spesso alle stesse società, troppo  spesso alle stesse persone. Forse sono le migliori, è anche possibile, ma non si può dire che tutto proceda senza  che qualcuno abbia dei dubbi. La volontà di chiarire per lo  meno i ruoli però esiste. A Bruxelles, accanto alle istituzioni comunitarie, lavorano centinaia di lobby. È un fatto positivo che, alla luce del sole, i gruppi di interesse cerchino  di influenzare le politiche comuni, è un lavoro necessario.  Utile non solo per chi fa lobby, ma anche per i cittadini, e  le stesse istituzioni, che vengono aiutate a decidere da chi  conosce bene la materia. Sono Lobby la Chiesa, i sindacati  dei lavoratori, ma anche le associazioni imprenditoriali come i costruttori europei di moto, i tabaccai, le Ong,  gli armatori, le associazioni sportive, le associazioni delle banche o degli editori di libri. C’è di tutto insomma, e  non sempre però si sa bene chi siano gli uomini che fanno  questo lavoro, spesso ad esempio tentano di nascondersi  tra i giornalisti, come fanno anche molte spie. Per tentare di dare un po’ di ordine allora si è deciso di  stabilire un registro ufficiale dei lobbisti, per sapere chi  sono e cosa li interessa. Il lavoro non è ancora perfetto, ma andando alla pagina internet http://europa.eu/ transparency-register/index_it.htm è possibile sapere  molte cose. L’interazione tra le istituzioni europee e queste associazioni, spiega il sito gestito da Parlamento europeo e  Commissione “è costante, legittima e necessaria per difendere la democrazia e per permettere alle istituzioni  stesse di realizzare politiche adeguate che rispondano  alle esigenze e alla realtà del momento”. Però, “i cittadini hanno il diritto di pretendere che tale processo sia  trasparente e si svolga nel rispetto della legge e dei principi etici”, e dunque per questo che il Registro è nato, e  fornisce anche “un unico codice di condotta che vincola  tutte le organizzazioni e i lavoratori autonomi, imponendo loro di ‘attenersi alle regole del gioco’, nel pieno rispetto dei principi etici”. Il Registro ancora non riesce a  controllare tutti, ma chi è a Bruxelles da molti anni dice  che “è un bel passo avanti rispetto alla palude opaca di  alcuni anni fa”.