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31 marzo 2012

Dal ciclo della performance alla trasparenza nelle università

di Antonella Bianconi

L’applicazione del D.L.gs. n. 150/09 nell’Università per Stranieri di Perugia

Quanto e cosa la c.d. “riforma Brunetta”, a due anni circa dalla sua entrata in vigore, abbia cambiato nelle pubbliche amministrazioni forse è ancora presto per dirlo. Per fare un vero e proprio bilancio dell’effettiva portata innovativa del D.Lgs.n. 150/09 sarà necessario aspettare qualche anno in più. Può essere, tuttavia, interessante soffermarci a riflettere su quanto le nostre Istituzioni si stiano avvalendo degli strumenti di programmazione e controllo introdotti dalla riforma, non solo perché “obbligate” dalla legge, ma per avviare progetti di innovazione organizzativa. L’Università per Stranieri di Perugia dal 2009, prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo citato, si era già incamminata sulla via del cambiamento organizzativo. Dal check up del suo modello di gestione, l’Ateneo aveva tratto le necessarie informazioni per acquisire consapevolezza sui passi da compiere verso il miglioramento in termini di efficienza e di qualità dei servizi e delle attività. Le università, come noto, in ragione della particolare tutela loro riconosciuta dalla Costituzione, nell’applicazione della riforma Brunetta, hanno avuto maggiori margini di autonomia rispetto alle altre pubbliche amministrazioni. Gli ambiti di autonomia riconosciuti dal legislatore, hanno comunque consentito, con qualche aggiustamento interno, di utilizzare efficacemente strumenti immaginati fondamentalmente per i Ministeri. Si tenga conto, a tal riguardo, che la missione istituzionale delle università consiste nella didattica e nella ricerca e tali attività non sono oggetto di misurazione e valutazione secondo gli strumenti progettati nella “riforma Brunetta”. Il ciclo della performance non riguarda, quindi, le attività core delle università. Da un lato, infatti, vi sono i modelli di programmazione e valutazione della didattica e della ricerca, che fanno capo al Miniserto dell’Università e della Ricerca (MIUR) che si avvale del supporto dell’Agenzia Nazionale per la valutazione del sistema universitario (ANVUR) e dall’altro c’è il ciclo della performance, governato mediante il sistema di misurazione e valutazione e il piano della performance previsto per programmare misurare e valutare le attività amministrative e gestionali. L’interfaccia nazionale per questo tipo di attività è la Commissione indipendente per valutazione l’integrità e la trasparenza (CIVIT). Le università, inoltre, si avvalgono al loro interno dei Nuclei di valutazione, ai quali, la L.n. 240/2010, che ha riformato il sistema universitario, ha attribuito anche la funzione che il D.Lgs. n. 150/09 attribuisce agli Organismi indipendenti di valutazione. L’applicazione del ciclo della performance alle università presenta, sicuramente elementi di complessità che, però nel nostro Ateneo sono stati vissuti come uno stimolo a trovare chiavi di lettura sempre più orientate al servizio della missione istituzionale e sempre meno agganciate a modelli burocratici “adempitivi”. Nell’esperienza dell’Università per Stranieri di Perugia, peraltro, lo studio per l’attivazione del ciclo della performance, quale strumento per orientare azioni e comportamenti verso i migliori risultati per le collettività di riferimento, si è incrociato con l’applicazione della riforma del sistema universitario, che ha richiesto a tutti gli Atenei di rivisitare i propri Statuti e quindi riprogettare l’assetto del proprio governo interno. Anche quest’ultimo intervento del legislatore è volto ad orientare le università verso l’efficienza e la trasparenza. Nell’attuale contesto di risorse pubbliche decrescenti, è comprensibile che lo Stato sia portato a richiedere agli apparati pubblici maggiori sforzi programmatori e metta in campo maggiori controlli. Bisogna, però, vedere quali azioni concrete le singole amministrazioni sono disponibili a fare, al di là degli adempimenti formali, per rendere effettive le politiche pensate a livello centrale. Le regole hanno un ruolo importante per promuovere il cambiamento, ma se non riescono ad incidere realmente sui comportamenti dei singoli e delle organizzazioni non fanno altro che aumentare la spaventosa mole di norme di cui si compone l’ordinamento giuridico del nostro Paese. Per questo motivo il nostro Ateneo ha intrapreso il cammino dell’innovazione cercando di progettare in modo coerente il nuovo assetto organizzativo, il sistema contabile con l’introduzione del bilancio economico patrimoniale e il controllo di gestione, il sistema di misurazione e valutazione e la contrattazione collettiva di Ateneo rispondente ai criteri dell’efficienza e del merito. L’architettura del ciclo della performance dell’Università per Stranieri è caratterizzata da un notevole grado di complessità, determinata dall’intersecarsi di diversi piani dell’organizzazione presidiati da diversi attori (organi di governo, organi gestionali, sindacati, personale docente, personale tecnico amministrativo). Un punto di partenza e al contempo un momento di sintesi è rappresentato dalla mappa strategica adottata dall’Università per il triennio 2011-2013, nella quale sono evidenziati i valori condivisi, la missione e la visione. Utilizzando, quindi, il sistema della balance score card per le quattro aree chiave: Didattica, Internazionalizzazione, Ricerca, Organizzazione e Sostenibilità del sistema sono stati declinati i macro obiettivi strategici e gli obiettivi gestionali generali. Sulla base di questo sistema di pianificazione la direzione amministrativa ha condiviso gli specifici obiettivi gestionali con i responsabili delle strutture di primo livello dell’Amministrazione. La mappa strategica, il modello organizzativo, i sistemi di pianificazione e di valutazione sono pubblicati nel sito istituzionale nella pagina dedicata a Trasparenza, Valutazione e Merito. Si tratta di una parte del sito molto dinamica che di giorno in giorno si arricchisce di contenuti. Integrità e trasparenza, valori enfatizzati nella riforma della pubblica amministrazione, richiedono un impegno costante da parte di tutti coloro che prestano la loro opera all’interno delle pubbliche amministrazioni. L’etica del “public servant”, del suo ruolo per la crescita del paese e per il miglioramento della qualità della vita di tutti i cittadini è nell’agenda di questa Istituzione che mediante i comportamenti in primo luogo di chi la dirige vuole dare il suo contributo effettivo.