IL PUNTO

30 giugno 2013

Avvistamenti di ripresa

di Giorgio Mencaroni

Alla fine, dopo tanti annunci sempre regolarmente smentiti e il frustrante susseguirsi di cadute senza mai risalite, i caratteri di una seppur flebile ripresa sembrano realmente manifestarsi nella seconda parte del 2013, che tuttavia, prudenza ci impone di ricordare, era già stato indicato come l’anno di svolte ben più decise e positive. Ma ancorché piccolo, ogni segno che riesce a farsi certezza, rappresenta in economia un potenziale e, a volte, decisivo moltiplicatore di energie e risorse. Del resto, la dura consapevolezza di essere nel mezzo di una crisi epocale e di lungo periodo, già da tempo è entrata a far parte del bagaglio “esperienziale” di ogni imprenditore, consapevoli che anche questo durissimo ciclo recessivo, forse ancor più di altri meno gravi e complessi, si è configurato come «momento di verità”, che ci costringe a ripensare non solo al modo, ma anche al senso dell’intraprendere. Il fatto è che le dimensioni e la potenza della crisi sono state tali da superare, e di molto, la capacità di adattamento e reazione delle imprese che in moltissimi casi, cercando di trasformare le difficoltà in opportunità, hanno avviato processi di trasformazione radicali finiti purtroppo fuori tempo massimo rispetto al timing della crisi. Chi, al contrario ce l’ha fatta e coloro che hanno sfidato il momento dando corpo alla loro voglia di fare impresa, liberando energie, risorse e capacità, rappresentano il segmento vivo che esprime forza e prospettiva e verso cui occorre attivare politiche di accompagnamento e sostegno, con lo scopo di moltiplicare le chances di rigenerazione del tessuto imprenditoriale. Fuori dall’impresa non vedo alcuna possibilità di ripresa e se sul mercato le imprese tornano a crescere allora vuol dire che forse il vento sta veramente cambiando. In provincia di Perugia nel secondo trimestre del 2013 sono nate 1.077 nuove imprese, 190 in più rispetto a quelle che sono cessate. Va notato per di più che il dato delle cessazioni è stato fortemente appesantito dalla definitiva esecuzione di un consistente stock di cancellazioni di ufficio “sospese” negli anni pregressi e conteggiate tutte nel II trimestre di quest’anno. Al netto di questo aspetto “tecnico”, il saldo tra nuove imprese e imprese cessate sarebbe stato ben più ampio di quello, comunque positivo, che abbiamo registrato. Resta il fatto che la base imprenditoriale provinciale ha ripreso ad espandersi e che stanno emergendo elementi di forte novità e discontinuità. Nella recente Giornata dell’Economia ho inteso lanciare un messaggio forte, impegnativo, ma ritengo non temerario: se la crisi ancora non è vinta noi abbiamo capacità, determinazione e ancora un margine di fiducia residuo, per puntare oltre e guardare lontano. Punti di forza esistono, dobbiamo metterli a fuoco e lavorare per esaltare le potenzialità del nostro sistema produttivo, sociale e culturale, metterle a sistema e usarle come leve dello sviluppo, facendo dell’economia “che verrà”, l’economia “dell’oggi”. Le cui componenti, riconoscibili anche nel nostro sistema produttivo, devono trovare spazio preminente e le migliori condizioni per svilupparsi. Essere positivi, concreti e fiduciosi, nella consapevolezza che ogni crisi, anche la più dura, porta con se gli elementi del suo superamento. Che in Umbria possiamo intravvedere nelle imprese “giovani”, che mostrano un dinamismo superiore alla media e contribuiscono in modo significativo alla formazione del Pil regionale, ponendo l’Umbria al terzo posto in Italia. L’imprenditoria giovanile deve avere ascolto e maggiore spazio nel nostro sistema imprenditoriale. Anche attraverso un più fluido ricambio generazionale, che è anche passaggio all’innovazione tecnologica. La nuova economia post crisi è sempre più multiculturale: l’imprenditorialità straniera, insieme a quella giovanile, concorre molto più di altre componenti al saldo complessivo delle imprese. Ed in Umbria è a forti tinte rosa, grazie ad una significativa componente femminile, superiore alla media Italia, che si fa ancora più accentuata nelle imprese individuali, dove quasi una impresa perugina su tre ha un imprenditore donna, contro una su quattro su scala nazionale. Ma è anche sempre più “verde”, soprattutto in virtù dell’espansione del settore delle energie alternative. In generale, tutto il settore delle tecnologie cosiddette “green” è in forte crescita in provincia e mostra un elevato potenziale occupazionale. Ed è culturalmente vivace. Anche in termini occupazionali, il sistema culturale riveste un ruolo importante per l’economia provinciale e conta una presenza rilevante di imprese che operano nell’artigianato creativo (il 29% del totale, contro il 22,4% italiano e il 23,1% del Centro). Accanto a questi nuovi protagonisti del sistema economico provinciale, la Camera di Commercio di Perugia sta profondendo ogni sua energia, per sostenere le imprese, sia singolarmente che come sistema. Promozione del territorio, sostegno al credito; dialogo tra formazione e lavoro, creazione di impresa; accompagnamento sui mercati internazionali; innovazione; battaglia per la legalità e per la semplificazione amministrativa: questa è la nostra agenda quotidiana.