ARTE, MUSICA & CULTURA

30 settembre 2013

Il Bosco di San Francesco

Un cammino nell’armonia fra uomo e creato

di Giovanni Zavarella

Là, sul Colle del Paradiso, dove s’erge solenne la monumentale Basilica Papale che proietta l’ombra della sua ciclopica architettura sul sitibondo Tescio di memoria dannunziana
e che custodisce le sacre spoglie mortali di San Francesco, patrono d’Italia, il F.A.I. (Fondo Ambiente Italiano) nell’anno 2011 ha realizzato il Bosco di San Francesco, straordinario esempio di paesaggio rurale italiano. Il testimone gli era stato affidato nel 2008 dalla Fondazione “Sorella Natura” per continuare l’opera di salvaguardia e di valorizzazione. A riguardo dell’area ha scritto lo storico Francesco Santucci che ‘Il 30 marzo 1228 frate Elia, già vicario generale di san Francesco, in nome di papa Gregorio IX, riceveva in dono da certo Simone di Pucciarello
di Assisi una terra sita nel contado assisano, in vocabolo Colle dell’Inferno, ove sarebbe dovuta sorgere la basilica sepolcrale del Poverello, morto due anni prima’.
Peraltro l’area paesaggistica e di geografia sacra che era già tutelata e custodita sin dal secolo scorso dal vincolo dei Beni Culturali, dal Piano Paesistico, dal Piano Regolatore
e dall’Unesco, si compone di circa 64 ettari di tipico paesaggio rurale umbro, impreziosito da spazi destinati a bosco, radure di riserva libera di rimando all’ideale di Francesco, di aree coltivate e di alcuni orditi edificati. Si tratta di una sorta di ideale comunanza agraria naturale, di fruizione collettiva, alla quale il F.A.I. rivolge la massima attenzione e cura, eguali se non superiore a quelle che riserva agli altri suoi ‘Beni’, sottoposti alla sua custodia e vigilanza.
Una guida di Assisi così definisce l’area: ‘Il Bosco di San Francesco è un luogo intenso dove natura, storia e spiritualità si fondono in un percorso che conduce il visitatore alla scoperta di una Assisi inedita e carica di suggestioni. Un luogo di perfetta armonia tra uomo e natura dove la parola di San Francesco e il messaggio contemporaneo di Michelangelo Pistoletto prendono vita’.
Il Terzo Paradiso, opera naturale, ha dichiarato il suo autore il Maestro Michelangelo Pistoletto: ‘è la fusione del primo e il secondo paradiso. Il primo è il paradiso in cui gli essere umani erano totalmente integrati nella natura. Il secondo è il paradiso artificiale, sviluppato dall’intelligenza umana attraverso un processo che ha raggiunto oggi proporzioni globalizzanti’. Quindi il ‘secondo paradiso nasce dalla creatività umana’. E ancora il Terzo Paradiso è un paesaggio evoluto nel quale l’intelligenza umana trova i modi per convivere con l’intelligenza della natura.
L’opera di Pistoletto è significante la tensione per ritrovare l’armonia tra uomo e natura e si visualizza, grazie a 121 olivi, piantumati a doppio filare e con al centro un’asta d’acciaio inox di altezza di 12 metri che svetta verso il cielo. Non difetta il rimando matematico all’infinito, arricchito da un terzo cerchio dal sapere misterioso e rituale.
Il tutto è proteso a sviluppare non tanto la passeggiata, quanto piuttosto la dimensione del pellegrinaggio spirituale che consente di obliarsi nel mistero della bellezza, della meditazione devozionale e di quella misticità rapita propria della idealità di Francesco e di Chiara. Nel senso che l’uomo deve godere del Creato e delle sue Creature nel rispetto fraterno tra uomini e natura e suoi abitanti e in risonanza con quanto ebbe a pronunciare Francesco: ‘Nihil vidi iucundius valle mea spoletana’. Ovviamente per esitare l’attuale bosco (querce, aceri, carpini,
oliveti e coltivi) sono stati necessari lavori di particolare impegno e sensibilità in linea con quanto vibrava nel cuore di San Francesco. L’area ha ricevuto interventi di ripulitura, eliminazione delle piante obsolete ed estranee al contesto naturalistico, piantumazione di alberi di alto fusto. E soprattutto si sono messe a dimora 200 ulivi, vocazionali della zona e 1000 arbusti
siepali. Non ultimo il recupero di itinerari, la messa in sicurezza di opere di sostegno. Per non parlare del sentiero che parte dalla eccezionale Piazza Superiore di San Francesco, inoltrandosi per la Selva, per poi scendendo, per dolci declivi, al gioiello della Chiesa di Santa Croce, costeggiando la mini valle del Tescio per ritornare sulla riva opposta al Mulino.
Gli interventi architettonici sono stati destinati al recupero di tanti edifici, come la Torre trecentesca, il Convento benedettino, la Chiesa di Santa Croce e il Mulino.
La quota varia tra i 250 metri sul livello del mare del Torrente Tescio ed i 470 metri sul versante occidentale di Col Caprile, al confine orientale di proprietà. In sintesi i percorsi sono tre: Paesaggistico, storico e spirituale.
Si legge in un opuscolo del F.A.I. che il ‘Bosco di San Francesco:’ Non è una semplice passeggiata fra i boschi o un escursione naturalistica’. Si tratta – aggiunge – di un viaggio e proprio cammino interiore alla scoperta di quel messaggio di perfetta armonia tra uomo e Creato che san Francesco insegnò al mondo proprio a partire da questi luoghi. Per diventare protagonisti di questa nuova forma di pellegrinaggio del terzo Millennio nella natura, nella storia e nel sacro’.
L’area incantata che ha il sapere di uno spazio museale vivente e en plein air, è luogo utile per la formazione delle nuove generazioni, non solo per l’applicazione di una didattica giovanile sul campo con visite guidate e stages, ma anche perché il sito è di straordinaria importanza e destinazione di manifestazione d’arte, spettacoli, mostre, recitazioni, ecc.
È stato scritto che sarà possibile partecipare a coinvolgenti visite guidate che vedranno Luca Chiarini, property manager del Bosco, accompagnare i visitatori in uno speciale tour alla scoperta di tre diversi percorsi – naturalistico-storicoartistico e spirituale. In conclusione dice Lucia Borromeo Dina: ‘Nel complesso quindi, la visita al Bosco di San Francesco, oltre ad offrire un piacevole momento di pausa e di immersione in un angolo meravigliosamente preservato del paesaggio umbro, può rivelare come religione, spiritualità, arte e natura, se ‘lette’ con animo puro, sappiano aprire nuove prospettive per il futuro dell’uomo sulla terra’. Di sicuro è una grande opportunità nell’accezione più ampia non solo per i residenti assisani e umbri, ma anche per i 6 milioni di turisti – pellegrini che si portano annualmente in Assisi per godere della magia della Città simbolo che da oggi può offrire uno spazio dove prevale il ricamo di boschi, coltivazioni, eriche profumate ed esplosioni floreali, direzionate verso il Terzo Paradiso, espressione artistica dell’infinito del biellese Michelangelo Pistoletto.