ARTE, MUSICA & CULTURA

31 marzo 2011

Arte e ambiente: un sodalizio formidabile

di Massimo Duranti

Quei segni rupestri con profili di animali tracciati molti millenni fa dall’uomo erano un’omaggio all’ambiente di chi lo abitava e ne godeva. Come i Menhir, un po’ meno remoti, quando l’uomo l’ambiente lo invadeva fisicamente e, insieme, pensava al soprannaturale: uomonatura- divino. L’arte, da allora, non ha mai lasciato l’habitat naturale, neanche quando veniva realizzata al chiuso perché sempre alla natura esterna si riferiva. Ed anche allorquando l’artista ha abbandonato ogni riferimento al mondo sensibile creando l’astrazione, l’informe, l’aniconico insomma, neppure allora ha cessato in realtà di pensare all’ambiente nel cui intimo e nelle cui pieghe ha trovato astrazioni e non formalità, visibili o intuibili: nei colori e nei segni che tracciano gli eventi naturali. Nel 1500 e nel 1600, facendo un grande balzo nella storia, l’ambiente viene adornato di statue e vengono edificati giardini sontuosi; basti ricordare Villa Borromeo o Boboli, o Villa d’Este. Più modeste, ma vicino alla gente, le disseminate edicole votive che segnavano la via di pellegrini e viandanti che erano arte popolare inserita discretamente Arte e ambiente sono certo le città: dai paesini con poche, povere case alle metropoli dei grattacieli. Un binomio questo difficile, dove l’arte spesso sembra assente, anzi bandita. Quando c’è la qualità architettonica l’ambiente appare invece più smagliante, complice di una sana competizione uomo-natura. Assurge a movimento artistico, in senso stretto, la Land Art che matura alla fine degli anni Sessanta del Novecento in America e vuole “modellare” il paesaggio, anche un po’ travisandolo. Sculture nell’ambiente vengono collocate all’epoca in Africa diventando parchi o musei all’aperto. In Europa, in particolare in Olanda, nasce nel 1961 il Kroller Muller Museum di Otterlo: venticinque ettari di parco dove c’è il meglio della scultura a livello internazionale. In Italia la prima esperienza di arte nell’ambiente è quella di Volterra del 1973, grande manifestazione col meglio degli artisti scultori a livello internazionale che operarono interventi urbani in una operazione definita “Arte ambientale”. E proprio in Toscana si registrano in seguito molte iniziative di contaminazione artistica dell’ambiente urbano e agrario. Basti ricordare lo strepitoso Giardino dei Tarocchi di Niki de Saint Phalle a Garavicchio di Capalbio, realizzato fra il 1974 e il 1979, dove trionfa il ludico artistico in mezzo a una natura lussureggiante. Anche il Parco di Pinocchio del 1956 a Collodi può essere considerato un bell’esempio di arte-ambiente, di narrazione nella natura. Alla salvaguardia dell’ambiente in Italia ci pensano un po’ lo Stato e le istituzioni locali, un po’ la gente, (il “po’ “è evidentemente ironico) e molto alcune associazioni come FAI, Fondo per l’ambiente italiano, attivo dal 1975, che alle battaglie verbali unisce atti concreti restaurando, riambientando e acquistando a volte cose dell’ambiente che stanno andando in malora. La nostra Umbria non è ultima nella costruzione di fecondi rapporti arte-ambiente. Nel 1985 partì l’operazione “Campo del Sole” a Tuoro, in riva al Lago Trasimeno. Pietro Cascella e la moglie Cordelia, supportati dallo storico dell’arte Enrico Crispolti, sconfinarono dalla Toscana per progettare un grande parco di sculture all’aperto in riva al lago. Nel giro di alcuni anni vennero edificate 27 colonne di oltre quattro metri seguendo un percorso a spirale con al centro una grande scultura-desco di Cascella. Allo work in progress accorsero i migliori scultori a livello internazionale: da Somaini a Nagasawa, da Ogata a Liberatore, Azuma, Giò Pomodoro, Carrino, Mainolfi, Staccioli… in una vera e propria “Architettura di sculture” come ebbe a definirla Crispolti, un altro felice incontro di arte e ambiente. A Gubbio, nel lontano 1956, legato al discorso della tradizione artigianale del ferro battuto, si inventarono una Biennale di scultura. Ebbe grande successo e nel tempo vi hanno partecipato artisti di larga fama. La manifestazione ha sempre vissuto alti e bassi. Il rilancio operato da Giorgio Bonomi qualche anno fa aveva portato alla realizzazione al Parco Ranghiasci di un bel museo di sculture all’aperto con opere delle prime edizioni della manifestazione ed altre donate dagli artisti, ma tutto si è fermato di nuovo ed anche quello che è stato installato rischia di andare in malora. Bizzarra, ma unica l’esperienza de La Scarzuola a Montegiove di Terni dove il celebre Tomasso Buzzi, architetto e uomo di cultura, edifica nel 1956 una surreale città ideale in sette “scene teatrali” sulla vita molto visitata dal pubblico; un percorso simbolico neo illuminista, per alcuni, dove si rinvengono accenti alchemici fra citazioni neo barocche e inquietanti emergenze architettoniche. Ancora poco conosciuto, ma di straordinario interesse, è il Fuseum, un museo con una percorso-galleria al chiuso e un vasto parcobosco, alla periferia di Perugia, sulla collina di Monte Malbe, dove Brajo Fuso e la moglie Bettina edificarono a partire dal lontano 1961 una villa – studio d’arte con parco di un ettaro e mezzo popolandola di sculture antropomorfe, ludiche spesso, personaggi di fiabe probabili, che insieme a dipinti polimaterici costruiti con rottami e scarti del consumismo diventano Debrisart, della quale Brajo è stato protagonista. Arte del rottame di grande qualità, apprezzata da Giulio Carlo Argan, un allestimento ambientale di grande suggestione recentemente ristrutturato e vistabile alcuni giorni alla settimana. Da questa esemplificazione non può mancare l’ormai lunga storia di Scultori a Brufa. La strada del vino e dell’arte. Venticinque anni fa a Brufa, l’antico Castel Grifone, frazione di Torgiano, iniziarono a far realizzare da artisti umbri sculture da collocare all’aperto. Il rapporto diretto degli artisti con la gente del posto e quello degli artisti (da Pizzoni a Miniucchi, Giuman Liberatore, Caruso, Sguanci Mastroianni, Carroli, Lortenzetti, Carrini, Giuliani, Marotta, Mattiacci, Staccioli, Trubbiani, Pietro Cascella…) con l’ambiente collinare, molto speciale da quelle parti, con vista su Assisi e il Subasio da una parte e Perugia dall’altra, ha portato alla costruzione di un insieme molto ricco di sculture di varia dimensione sia nel borgo, sia nel vasto e, appunto, inimitabile paesaggio esterno. In definitiva, l’arte e l’ambiente insieme hanno prodotto anche in Umbria delle sinergie di eccezionale qualità che non a caso sono meta di esperti e turisti a conferma di una vocazione consolidata.